Vai al contenuto

Umberto Ambrosoli

Ma davvero bisogna votare Sala perché vince lui?

33f7d90a-fb71-405b-8c92-ef02ceb1eb0b_large

L’ultimo in ordine di tempo è Umberto Ambrosoli qui, persona che stimo e di cui sono amico. Però sono in molti quelli che dicono “votare Sala per battere il centrodestra”. Che poi sono gli stessi che dicevano che avremmo dovuto votare Boeri alle primarie di cinque anni fa perché “Pisapia non vincerebbe mai contro la Moratti”. Andatevi a rileggere le dichiarazioni delle scorse elezioni a Milano e vi accorgerete quanto siamo un Paese con una memoria labile o, forse, semplicemente quanta impunità ci sia da parte di chi giustifica tutte le volte le stesse scelte (che per carità possono essere condivisibili o no) con gli stessi modi.

Ma davvero a Milano, in questa Milano, dopo questi cinque anni, ancora qualcuno dice che bisogna votare qualcuno perché vince? Ma davvero dopo Renzi, dopo che ci avevano detto che forse “non era tanto di sinistra” ma serviva “per vincere”, dopo tutto quello che è successo in Italia ancora ci si ostina a raccontare questa storiella?

Ma soprattutto: ma davvero esiste gente che valuta le possibilità di vittoria come elemento fondante per esprimere un’opinione politica?

Perché davvero allora non l’avrebbe fatta nessuno la Resistenza. Altro che fratelli Cervi.

La profonda sintonia dello sperare di fare le stesse cose. Meglio.

Scrive Ida Dominijanni un corsivo che mi trova d’accordo su molti punti e che si conclude con un paragrafo su cui riflettere perché (e parlo per esperienza personale) questa tendenza del PD a volere fare banalmente le cose meglio e non diversamente è esattamente il motivo per cui Umberto Ambrosoli ha rovinosamente perso la corsa alla Regione Lombardia a favore di Roberto Maroni:

Il tema dunque va spostato: dalla “resurrezione” di Berlusconi – che per quanto sia stupefacente non è una novità, data la pervicacia del centrosinistra nell’ucciderlo giudiziariamente senza seppellirlo politicamente – all’intronamento a furor di media e di primarie di Matteo Renzi. Spiace per quanti, a partire da Repubblica, avevano salutato nel giovane segretario del Pd l’avvento del tempo nuovo e oggi si ritrovano risospinti improvvisamente nel vecchio: ma per chi avesse occhi per vedere, la “profonda sintonia” fra l’agenda di Renzi e quella di Berlusconi era chiara, chiarissima, ben prima dello storico incontro. Paradossalmente non ha tutti i torti il cinismo dei giovani dirigenti più vicini al segretario, quando dicono che Renzi può ricevere il Cavaliere senza temerne l’impatto personale. In gioco infatti non c’è solo né tanto la rilegittimazione della persona Berlusconi, quanto la legittimazione da sinistra della sua eredità. Ovvero l’ammissione, da sinistra, che tutto sommato aveva ragione lui su tutto, e che basta fare meglio di lui le cose che voleva fare lui per ”cambiare verso” al paese. Questo e non altro è il senso della ”profonda sintonia”.

L’articolo completo lo trovate qui.

La (silenziosa) Commissione Antimafia in Lombardia e l’occasione persa

Il mio articolo per I Siciliani che, purtroppo, si è avverato:

La sconfitta di Umberto Ambrosoli e il centrosinistra in Lombardia è (anche) una sconfitta dell’antimafia lombarda. Inutile negarlo; peggio ancora fingere di non volerlo analizzare perché sarebbe troppo totalizzante, secondo alcuni. Non c’è cultura antimafiosa nel formigonismo, non ce n’è nel percorso ciellino che ha demolito la meritocrazia nel mondo della sanità e non ce n’è nella Lega Nord che in Consiglio Regionale in passato ha negato l’istituzione di una Commissione Antimafia archiviandola con un sorriso di sufficienza.

Poi c’è stato Maroni, e su Maroni si è scritta una certa letteratura (figlia di un berlusconissimo revisionismo e di una neodeclamazione dei numeri e degli arresti) che l’ha avvicinato a rappresentazione di “antimafioso nonostante Berlusconi”.

Sarebbe inutile elencare per l’ennesima volta solamente le colpe storiche del movimento leghista che è passato dal latrato antiberlusconiano con la foto di Dell’Utri in prima pagina de ‘La Padania’ alla convivenza sopita fino alla connivenza più spietata nell’ultimo periodo del Governo Berlusconi (quello contro la magistratura, la trattativa, il reato di concorso esterno, lo scudo fiscale e troppo altro ancora). Eppure la verginella Maroni è riuscita a scrollarsi di dosso le gocce della melma e ripresentarsi candido, candidabile e perfino nuovo Governatore della regione cameriera delle mafie, ‘ndrangheta in primis: la sfiorita Lombardia.

C’è stata in campagna elettorale la solita desolante sensazione di un centrosinistra applicato ad un’antimafia di “maniera” che si è ritenuta sazia dell’avere candidato il figlio dell’avvocato Ambrosoli. Troppo facile – si diceva – vincere contro una parte politica decaduta dal governo regionale sotto le accuse di uno scambio mafioso di voti. Troppo facile – pensavano. E pensavano male.

Tant’è che mentre nel sottobosco lombardo si vive una primavera di giovani attivi, preparati e consapevoli (vengono in mente i ragazzi di Stampo  Antimafioso, per fare un esempio) il centrosinistra ha balbettato qualche ovvietà di cortesia sulla mafia che è brutta, sporca e cattiva poi qualche pensierino di memoria e carità e speravano che bastasse così. E non è bastato.

Alla fine nella Lombardia leghista qualche giorno fa Bobo Maroni ha comunque deciso di istituire una Commissione Antimafia (ex post, si direbbe) aprendo uno spazio di azione possibile. Verrebbe da pensare che i partiti (tutti i partiti) con il centrosinistra in testa colgano l’occasione per scaldare i propri uomini migliori e per chiedere ad Umberto Ambrosoli di guidare la praticata diversità e discontinuità conclamate tante volte su questo tema, ci si aspetterebbe un “tirare su le reti” delle esperienze sociali di tutti questi anni per cogliere l’eccellenza. E invece? E invece le nomine che trapelano non prevedono Ambrosoli e nemmeno un piano a lunga scadenza. E tutti qui ci auguriamo che non sia così. Perché perseverare è diabolico, no?

L’errore di Umberto (Ambrosoli)

Non so se siano già confermate e quindi ufficiali e spero tanto di no per avere ancora tutto il tempo per rifletterne ma le nomine nella nascitura Commissione Antimafia del Consiglio Regionale Lombardia sono un punto politico su cui tutti (tutti) ci giochiamo la faccia. Lasciamo perdere che la Commissione sia stata ripetutamente richiesta e accolta sempre con sorrisi nell’epoca formigoniana per poi tornare alla ribalta nel kit pubblicitario del Maroni 2.0 ex Ministro dell’Interno dell’antimafia del fare (e qui mi sarebbe piaciuto un dibattito, cazzo, perché sulla Commissione antimafia del Comune abbiamo fatto le pulci a Pisapia, abbiamo contato i peli nell’uovo, un eufemismo eh, e poi senza colpo ferire permettiamo al nuovo governatore della Lombardia di fregiarsi impunemente di una composizione liscia e accordata senza colpo ferire) ma la campagna elettorale aveva il dovere, in Lombardia, di raccontare la gravità delle accuse di ‘ndrangheta a carico di Domenico Zambetti e più in generali in diversi settori economici e politici. L’avevo consigliato anche qui, un bel po’ di tempo fa.

Per questo la nomina di Umberto Ambrosoli come membro nella Commissione Antimafia lombarda è un atto imprescindibile di continuità con i temi che abbiamo sostenuto in campagna elettorale e allo stesso modo deve avere una rappresentanza di punta da parte del Partito Democratico: perché sarebbe ora di smettere di essere tromboni antimafiosi in campagna elettorale e poi ritenere l’antimafia come tema minore nell’amministrazione della cosa pubblica. Gli elettori non lo perdonerebbero e io (perché valgo uno, no?) nemmeno.

Sconcertanti (bipartisan) in Regione Lombardia

Il comunicato di Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia. A voi i commenti:

“Sconcertante”. E’ questa l’unica parola che riesce a usare Legambiente per definire le recenti dichiarazioni di alcuni esponenti politici – prima del nuovo presidente del Consiglio regionale, Cattaneo, poi del PD che annuncia addirittura il deposito di un proprio disegno di legge – che hanno chiesto di approvare un’ulteriore proroga, dopo l’ultima scaduta il 31 dicembre del 2012, per i comuni che non hanno ancora approvato il loro strumento urbanistico: il famoso PGT. “Siamo a 8 anni dall’approvazione della legge di disciplina urbanistica – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia – e ancora centinaia di comuni lombardi, tra questi anche grandi città, non si sono ancora dotati del loro piano di governo del territorio. Bloccare l’attuazione di previsioni urbanistiche di strumenti ormai più che decotti ci pare il minimo che si potesse fare, anche per limitare i margini speculativi di spregiudicate operazioni di consumo di suolo. E’ semplicemente sconcertante questo coro di piagnoni, di destra e di sinistra, che chiedono di continuare a legittimare quella che da anni è un’ignavia urbanistica spesso colposa”. (ufficio stampa Legambiente Lombardia, 4 aprile)

Maroni? Da vent’anni dice anche che la Padania è realizzabile

Schermata 2013-02-09 alle 00.46.47Per la corsa al Pirellone è testa a testa tra Maroni ed Ambrosoli. Almeno secondo Giulio Cavalli, consigliere regionale in Lombardia con Sel e candidato con la coalizione di centrosinistra. Sulla campagna elettorale si dice ottimista e deciso a puntare su temi concreti: “Dobbiamo segnare una discontinuità dal formigonismo”. La proposta di Maroni di trattenere il 75% delle tasse in Lombardia? “Un paradosso – dice Cavalli -, in altre parole propone di trasformarci in una Regione a statuto speciale, proprio la Lega che ha sempre mal sopportato le Regioni a statuto speciale”. E sull’inchiesta della magistratura relativa ai rimborsi elettorali, che nelle ultime settimane, dopo Pdl e Lega, ha visto coinvolti anche esponenti del Pd, Idv e Sel si dice però sereno: “Io non sono indagato e mi risulta difficile pensare che quei fondi siano stati utilizzati per scopi non politici da parte del mio gruppo consiliare. Esiste, però, una questione giuridica e una questione di opportunità. E il centrosinistra in Lombardia è stato certamente inopportuno”.

Il colpo d’ala

Schermata 2013-02-08 alle 17.25.55La mia intervista per Affari Italiani:

di Fabio Massa

Giulio Cavalli, attore antimafia e consigliere regionale di Sel, sceglie Affaritaliani.it per lanciare un messaggio forte al suo candidato, Umberto Ambrosoli: “Invece di andare dietro a montiani disgiunti, sarebbe il caso di raccontare che un’alternativa alla Lombardia che c’è stata è assolutamente possibile. Nel momento in cui noi accontentiamo i montiani, avendo noi una opinione completamente diversa, forse c’è qualche problema a livello di comunicazione. Bisogna avere il coraggio una volta per tutte di dichiararsi di parte”. E sulle indagini dei rimborsi…

Giulio Cavalli, iniziamo dai sondaggi. Di fatto pare che Ambrosoli non sfondi. In tempi non sospetti lei chiese un forte cambio di passo. E’ stato fatto?
Io credo che la campagna elettorale sino a questo momento abbia fatto fatica a far emergere i contenuti. Maroni, lo vediamo tutti, è bravo a far emergere le spigolosità giuste per solleticare lo stomaco degli elettori. Il segnale che dobbiamo dare noi è un segnale di discontinuità. Una cosa che Maroni non può fare semplicemente perché  volente o dolente o nolente ha alle spalle Formigoni. Piuttosto che parlare di alleanze elettorali dobbiamo essere discontinui.

A proposito di alleanze, si parla di voto disgiunto.
Appunto, invece di andare dietro a montiani disgiunti, sarebbe il caso di raccontare che un’alternativa alla Lombardia che c’è stata è assolutamente possibile. La seconda cosa: è anche il caso di dire che l’eccellenza lombarda esiste. Ma che è l’eccellenza dei lombardi. Non dei politici. La nostra proposta si propone di riconoscere la proposta dei lombardi e di governarla con formule virtuose.

Il suo partito, Sel, è – secondo i sondaggi – al 2,8% o 3 per cento. In questo modo su Milano passa un consigliere solo: c’è una competizione interna…
Il mio interesse è fare vincere Ambrosoli. E mi auguro che tutti i partiti della coalizione non cerchino di lucrare sulla propria linea di galleggiamento ma che cerchino di far cambiare davvero questa Regione. Questa è un’occasione unica. Sel farà il suo compito: non credo che finiremo con quella percentuale. Conterà il fatto che i richiami ad Ambrosoli a giocare sulla fascia sinistra saranno rilevanti. Noi abbiamo dalla nostra parte qualcosa della quale vado fiero: nel momento in cui tutti dicono che fare il consigliere regionale è quasi un’onta, io sono molto fiero di aver lavorato nel gruppo Sel…

Anche perché lei, per la questione dei rimborsi, non è indagato. A differenza della sua capogruppo Chiara Cremonesi.
Io non sono indagato. E questa cosa voglio dirla con forza. Per quanto riguarda le indagini, spero che quanto prima ci venga detto chi è stato rinviato a giudizio e chi no, per evitare il gioco di “tutti uguali”. Non lo siamo.

C’è un’altra polemica su Sel: pare che il vostro partito sia al top nella classifica poco onorevole dell’affisione dei manifesti abusivi in città.
Io credo che la questione dell’affissione dei manifesti sia stata presa molto sottogamba in tutti questi ultimi anni, e in generale. Gli elettori non hanno attenzione per quello che c’è nei manifesti, ma per notare l’irregolarità dell’affissione. Io sto aspettando che siano sorteggiati gli spazi per affiggere i miei.

Albertini pare molto in difficoltà: i suoi iniziano a dire di votare Ambrosoli. Per voi è un plus o un handicap?
Nel momento in cui noi accontentiamo i montiani, avendo noi una opinione completamente diversa, forse c’è qualche problema a livello di comunicazione. Bisogna avere il coraggio una volta per tutte di dichiararsi di parte. Questo è il segnale di discontinuità. Anche perché in Lombardia stanno nascendo nuove figure mitologiche, dopo gli unicorni ci sono i moderati. Di persona non se ne incontra uno, a dire la verità. La mia campagna è “Ostinatamente smoderato”, il concetto mi sembra chiaro. Piuttosto che inseguire le percentuali ridicole dei montiani, bisogna pensare a tutti quelli che non hanno intenzione di votare. Meglio inseguire gli astenuti piuttosto dei montiani. Anche perché tra unicorni e montiani, qualche astenuto lo conosco.

@FabioAMassa

 

 

Mi promettono assessore

542558_10151251695372756_2060577724_nSento strane voci che girano nel sottobosco lombardo che mi indicherebbero come sicuro assessore della prossima Giunta Ambrosoli. Il giochino è semplice: dare un visione comoda e “accomodante” di un patto sotto traccia che dovrebbe avermi garantito e quindi dipingermi come domato in questa campagna elettorale.

Certo, direte voi, rispondere con un post a semplici spifferi sembra un eccesso di difesa da animo complottista di questi tempi moderni e può risuonare stonato per chi, come me e tanti altri, per professione e per passione tende ad affezionarsi ai fatti piuttosto che alle deboli ipotesi. Ma qui mi interessa oggi puntare il dito sul significato politico di un atteggiamento che annuso (e non mi piace) di questa campagna elettorale che qualcuno vede troppo in discesa e spera di compiere per la semplice forza di gravità, senza spinte e sussulti.

Non so perché nei cuori di alcuni del centro sinistra, del centrocentrocentrosinistra e della nostra sinistracentro si sia instillata la certezza di una vittoria facile e sicura per acclarati demeriti dell’avversario. Non so nemmeno se tutta questa sicumera sia sintomo di un’etica politica che tende a diventare algebrica piuttosto che valoriale ma la campagna elettorale della Lombardia è anche la campagna per il Senato italiano, certo, anche la campagna per il centrosinistra del futuro, certo, ma è soprattutto l’occasione vera di interrompere il formigonismo e di non lasciare cadere il nord in mano ai sogni incostituzionali della Lega.

Mi preoccuperei molto meno di posizionarti e più di posizioni politiche chiare ai cittadini lombardi, mi preoccuperei di raccontare i programmi che già da due anni e mezzo pratichiamo nelle commissioni e in aula piuttosto che travestire da civismi paleolitici spin doctor con molto appetito o inseguire montismi disgiunti.

La politica è il mezzo, non il fine. Mi interessa la Lombardia, non gli assessori. E’ banale e démodé, lo so. Davvero.