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Perché sarà un buon giorno quando scenderanno in piazza gli uomini

Eppure sarà una buona giornata quando alla prossima manifestazione in difesa delle donne gli uomini la smetteranno di essere vicini o di essere solidali e cambieranno il messaggio: non più il “vi capiamo” ma il “vi difendiamo”, mica solo gli uomini, tutti. Vi difenderemo, appunto.

Festa della donna. Con due terzi di uomini nel Parlamento che viene

Alla Camera sono addirittura diminuite rispetto alla scorsa legislatura, passando da 198 a 185. Al Senato sono 86, il 27% sul totale. Se la legge elettorale doveva essere portatrice di buone notizie sulla rappresentanza femminile in Parlamento, oggi forse sarebbe il caso di rivedere i risultati: alla Camera il Movimento 5 stelle (che da questo punto di vista fa meglio di tutti) ha 82 donne su 222 eletti, (circa il 37%) mentre il centrodestra ha 67 donne du 260 totali (siamo sul 26%). Al Senato sempre il Movimento 5 stelle ha 42 donne su 112 (appena sotto la soglia del 40% stabilita per legge nella legge elettorale in fase di candidatura), 30 su 137 il centrodestra, 13 su 59 il centrosinistra e una su 4 per Liberi e uguali (che alla Camera sfoggia un triste 4 su 14).

Ma non è questo il punto: la discussione sulla formazione del nuovo governo avviene solo tra uomini. In campagna elettorale di donne si è parlato per bile (Laura Boldrini), per errori grammaticali (Francesca Barra) e solo perché candidate leader Giorgia Meloni e Viola Carofalo sono state “sopportate” in trasmissioni televisive oltre alla “storica” Emma Bonino.

Eppure, statistiche alla mano, le donne sono maggioranza.

E oggi è anche l’8 marzo.

Non regalate fiori ma uomini per bene. E praticatela l’uguaglianza, partendo dalle basi.

Buon giovedì.

 

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/03/08/festa-della-donna-con-due-terzi-di-uomini-nel-parlamento-che-viene/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Quei 170 arresti di ‘ndrangheta, medaglia al valore per i nostri uomini migliori al fronte


L’operazione “Stige” che ha portato all’arresto di 169 mafiosi è frutto anche (e soprattutto) di un’iniezione dei migliori uomini messi a disposizione della Procura di Catanzaro, come ha detto oggi Gratteri. “Avrebbero potuto ambire a città come Milano o Roma, e invece sono stati spediti al fronte”. E i risultati si vedono.
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«Vado a fare il terrorista»

Il 15 marzo dell’anno scorso all’aeroporto di Bologna alcuni poliziotti notano un giovanotto agitato in coda al check-in del volo per la Turchia. Un biglietto di sola andata e uno zainetto erano  un’accoppiata piuttosto insolita per passare inosservata e così, quando gli uomini delle forze dell’ordine, gli hanno chiesto il motivo del suo viaggio quel passeggero rispose candidamente “vado a fare il terrorista”.

La madre, convocata in Questura, raccontò di essere molto preoccupata per quel figlio che “non sembrava più lui”: “non lo riconosco più – disse -, mi spaventa. Traffica tutto il giorno davanti al computer, vede cose stranissime”. Aggiunse che il ragazzo ormai viveva stabilmente a Londra dopo avere trovato lavoro in un ristorante pachistano e che da quando aveva cominciato a frequentare quell’ambiente i suoi atteggiamenti erano diventati molto preoccupanti.

Da un primo sommario esame del suo telefonino gli investigatori scoprirono video che inneggiavano l’Isis e la sua propaganda. Non fu possibile eseguire una ricerca più approfondita sui suoi dispositivi elettronici poiché il Tribunale del Riesame ordinò la restituzione del materiale informatico al sospettato accogliendo un suo ricorso.

Quel giovane era Yousef Zaghba, il terzo attentatore del London Bridge. Questa storiella, che oggi conosciamo e di cui possiamo scrivere, era stata inviata a suo tempo alla polizia inglese. Com’è andata a finire è cronaca di queste ore.

Buon mercoledì.

 

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Un africano salva un bimbo cinese travolto da una calca di italiani spaventati dai musulmani

A Torino un africano salva un bimbo cinese travolto da una calca di italiani spaventati dai musulmani (che invece erano italiani).

Si potrebbe già mettere il punto qui per un episodio che ancora una volta ci mette di fronte a quella complessità che qualcuno si ostina a banalizzare per qualche consenso in più. Un uomo salva un bambino travolto da altri uomini: si sarebbe dovuto scrivere così se smettessimo di fare titoli per nazionalità. No?

«Eravamo quasi attaccati al maxi schermo all’angolo con una via – racconta  la sorella del piccolo Kelvin che in piazza a Torino ha rischiato la vita–. Volevamo già allontanarci perché c’era troppa confusione. Ma poi all’improvviso si sono messi tutti a correre, gridavano. Ci siamo trovati ammassati. Mi ha aiutato a tirare fuori il mio fratellino dalla calca un uomo di colore e vorrei rintracciarlo per ringraziarlo. Quando si è accorto di quello che stava succedendo ha urlato c’è un bambino, c’è un bambino. Poi ha cominciato a spostare la gente, tutta quella che poteva, e altri gli hanno dato una mano. Lo ha salvato lui».

Lui si chiama Mohamed e ieri è andato in ospedale per trovare il piccolo Kelvin.

Chissà ai categorizzatori xenofobi professionisti se non gli è esploso il cervello con tutte queste nazionalità così “insieme” nel terrore.

Intanto Kelvin, 7 anni, si è risvegliato dal coma. E questa è la notizia più bella di tutte.

Buon martedì.

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Gli abusi sugli uomini

Un gran pezzo di Igiaba Scego:

Nell’ottobre del 2011 una ragazza di 19 anni, Grace Brown, ha un’intuizione. Grace studia fotografia e le piace uscire con gli amici. È giovane, allegra, disinvolta e ha tutta la vita davanti a sé. Una sera, un sabato sera come un altro, un’amica le racconta qualcosa a cui non era preparata. Le racconta di un’aggressione sessuale che ha subìto. Grace Brown ascolta con attenzione il racconto dell’amica.

Purtroppo non è la prima volta che le capita di ascoltare la storia di un’aggressione. Ma ogni volta si stupisce. Non si sente preparata. Ogni volta è totalmente spaesata nell’udire un racconto così terribile e intimo insieme. Grace Brown si rende subito conto ascoltando l’amica che la sua brutta esperienza non è un caso isolato e che succede ogni giorno a tante, troppe persone. La sera finisce, il sabato diventa già domenica, e Grace va a dormire. Ma la storia della sua amica non l’abbandona. Succede a troppe persone, troppe persone, troppe…

Ed ecco che quel pensiero quasi ossessivo di Grace, condito da rabbia e voglia di cambiare il mondo, partorisce Project unbreakable, ovvero come – attraverso la fotografia – dare spazio e voce a chi ha subìto aggressioni sessuali, violenza domestica, abusi di vario genere.

All’inizio per Grace non è facile convincere le persone a esporsi. Ma poi con il tempo tutto è diventato molto naturale. Donne e uomini hanno cominciato ad aprirsi con lei: oltre a metterci la faccia, tutti e tutte hanno aggiunto una frase legata a quel momento di violazione profonda. E la frase, riportata su cartelloni neutri con pennarelli neri o blu, spesso era quella detta da chi aveva commesso un abuso sul loro corpo. Le frasi del carnefice.

Da Project unbreakable: “Nessuno ti amerà, nessuno si occuperà di te, ora sei guasto” – Il mio aggressore. - Tumblr

Da Project unbreakable: “Nessuno ti amerà, nessuno si occuperà di te, ora sei guasto” – Il mio aggressore. (Tumblr)

Le foto sono molto potenti nella loro semplicità. La persona guarda senza paura dritto dentro l’obiettivo, rivendica il suo essere persona, la sua umanità ferita, umiliata, vilipesa, ma non vinta o almeno non del tutto sconfitta. C’è forza in queste giovani donne e in questi giovani uomini. Forza nella loro postura, nel loro modo di sfidare l’ipocrisia latente che un tempo avrebbe costretto persone in questa situazione al silenzio.

Loro parlano. I loro corpi parlano. Non c’è solo indignazione o rabbia. C’è voglia di andare oltre, oltre se stessi e il mondo che non li sta ancora capendo.

Le violenze su uomini e ragazzi sono sempre esistite. Solo che non ne parliamo quasi mai. La sola idea ci disturba, ci disorienta

Personalmente sono stata colpita dalle foto dei ragazzi. Soprattutto di due di loro, di Montclair, nel New Jersey. Con candore e un atteggiamento di sfida affrontano non solo la violenza, ma anche il tabù che non vuole vedere dei “maschi” vittime di violenza sessuale.

“Non volevo ferirti”, c’è scritto in un cartello, “Sei così bello”, dice l’altro cartello e il ragazzo aggiunge in basso, con una scritta più piccola (e chissà quanto gli sia costata quell’aggiunta) “dopo averlo fatto”. Frasi inquietanti. Frasi che fanno male. Frasi apparentemente normali, dette da chi stava umiliando i loro corpi. Eccoli i due giovani del New Jersey che con coraggio si offrono all’obiettivo amico di Grace. Due giovani uomini si denudano davanti a noi di un ruolo, quello dell’uomo forte che non si spezza mai, che la società gli ha cucito addosso. Due ragazzi del New Jersey rompono un silenzio durato secoli.

Le violenze sugli uomini e sui ragazzi sono sempre esistite purtroppo. Solo che non ne parliamo quasi mai. La sola idea ci disturba, ci disorienta. C’è un velo spesso che copre tutto questo. Ed è così che chi è vittima non solo non trova giustizia, ma non ha la possibilità di fare un percorso che lo aiuti a elaborare il dramma che ha vissuto.

Chi era il padre di Edipo?
La prima volta che mi sono resa conto che anche gli uomini subivano violenza ero nella primissima adolescenza e mi trovavo in una biblioteca comunale. Avevo visto dei film sul carcere, ma non li avevo messi davvero a fuoco. Poi c’è stata la biblioteca e un vecchio libro sbrindellato dalla copertina rigida, una copertina marrone mi pare. Il libro era un compendio sugli dèi, gli eroi, i comprimari della mitologia greca. Io adoravo soprattutto la storia di Giasone e il vello d’oro. Ma devo dire che le avventure di Minerva e Diana non erano affatto male.

Erano strani dèi quelli dell’Olimpo greco. Irosi, egoisti, tutti presi dalle loro pulsioni primarie. Alcuni poi erano proprio antipatici, a dir la verità. La storia che più mi inquietava era quella di Edipo. Anche chi non conosce a fondo quei miti conosce Edipo, forse per la famosa sindrome legata al suo nome. Il suo, di fatto, era un destino infame: uccidere il padre e giacere con la madre. Difficile dimenticarlo.

Ma del padre ucciso, che si era attirato l’ira degli dèi, sapevo/sappiamo qualcosa?

È in quel libro marrone che scoprii, con sgomento, che Laio, ovvero il padre del futuro Edipo, trasgredendo a ogni regola di ospitalità, amicizia e onore, rapisce e abusa del giovane figlio del suo ospite Pelope. Crisippo, questo il nome del ragazzo, in alcune versioni è un adolescente, in altre (quella di Euripide per l’esattezza) un bambino. Sta di fatto che questa storia terribile fu lo svelamento di un’autentico buco nero di cui non sospettavo l’esistenza.

Succede anche a loro, pensai. E questo pensiero mi addolorò.

Con il tempo ho imparato che intorno alla violenza sugli uomini circolano numerosi miti, e molte associazioni che tutelano le vittime fanno fatica a sfatarli. Nella vulgata corrente molti ritengono che gli uomini non possono essere vittime di abuso e se lo sono devono essere gay o trans. Sbagliato. Gli uomini, a prescindere dal loro orientamento sessuale, possono essere vittime di abuso o violenza. L’uomo può diventare vittima a qualsiasi età, può avere qualsiasi aspetto, essere di qualsiasi colore, può essere etereo, gay, transgender, avere dimensioni corporee di qualsiasi tipo.

Da Project unbreakable: “Sei gay. Questo dovrebbe piacerti “. Uno dei miei migliori amici, prima di picchiarmi con un cavo elettrico per farmi stare fermo. Io avevo 13 anni, lui 14. Una settimana prima gli avevo detto di essere gay. - Tumblr

Da Project unbreakable: “Sei gay. Questo dovrebbe piacerti “. Uno dei miei migliori amici, prima di picchiarmi con un cavo elettrico per farmi stare fermo. Io avevo 13 anni, lui 14. Una settimana prima gli avevo detto di essere gay. (Tumblr)

È sbagliato pensare che l’uomo sia protetto dal solo fatto di essere uomo, non è detto che un uomo possa difendersi da un’aggressione. Inoltre, al pari delle donne, gli uomini possono essere manipolati psicologicamente durante la violenza. Possono avere un’erezione o una eiaculazione del tutto meccanica, a volte anche un orgasmo, ma questo non significa che lo abbiano voluto o peggio che abbiano cercato la loro tortura. Inoltre ci sono varie forme di abuso e gli uomini oltre a essere vittime di altri uomini sono anche vittime delle donne.

In quasi tutto il mondo sono in aumento le denunce. Anche perché ci sono state numerose campagne per rompere il silenzio su queste aggressioni. Basti pensare all’associazione Survivors Manchester che ha lottato per far includere gli uomini vittime di abusi come beneficiari dei fondi destinati dal governo britannico alla violenza di genere. La campagna Break the silence mette a disposizione degli utenti una guida prodotta e scritta da uomini che hanno avuto queste esperienze e che vogliono condividere non solo le loro storie di dolore, ma vogliono dare una guida pratica sugli aspetti legali e medici della situazione che hanno dovuto vivere. Nella guida vengono decostruite parole come colpa o vergogna, amore e violenza.

(continua su Internazionale qui)