La politica dopo Utoya
Direi: non mollate. So che l’Italia ha gravi problemi economici in questa fase ma la cattiva salute dell’economia non dev’essere un motivo per gettare la spugna. È la politica a creare le condizioni dello sviluppo economico, è la politica a stabilire le regole del gioco. In tutti i campi dobbiamo affrontare sfide sempre più complesse, basta fare una ricerca tra i forum online per vedere che il problema dell’estremismo esiste. Chi deve decidere come sarà il mondo che abiteremo? Se noi per primi rinunciamo a dire la nostra, cosa resta della democrazia? Il 22 luglio ha cambiato il mio Paese, i giovani hanno capito che ciò che davano per scontato – la libertà, la tolleranza, la pace – era in pericolo. E hanno deciso di agire, di partecipare
Il 22 luglio Stian era sull’isola di Utoya per il campo estivo del partito. Quando cominciò la carneficina, lui si mise a correre con altri compagni verso il bosco, rimase nascosto per oltre due ore, con un pensiero fisso: “Forse oggi morirò”. Non è morto e interrogato su politica e Italia fissa tre punti: la libertà, la tolleranza, la pace.
Quanta libertà, quanta tolleranza e quanta pace ci sono nell’agenda della politica? Perché forse è una mia sensazione ma sembra che ci sia un pudore (per inadeguatezza e poca credibilità) nel pronunciarle queste tre parole, qui da noi, che mi fa chiedere se noi siamo sopravvissuti per davvero.