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Gli infelici che impazziscono della felicità altrui

Ci sono persone che non riescono a essere soddisfatte di se stesse completamente senza odiare qualcuno, qualcosa, qualche nazione. Le riconosci perché cominciano ogni frase con un “ma” che è una roncola contro qualcuno

Sono persone che agiscono per sottrazione, che non riescono a immaginare una vita e un mondo in cui si possa aggiungere qualcosa, sono quelli ossessionati dal non essere all’altezza e siccome sono dei nani vedono giganti dappertutto e li chiamano intellettuali professoroni quando semplicemente usano gli altri come fondotinta per coprire le proprie insicurezze e le proprie brutture.

Gli infelici li riconosci perché impazziscono di fronte alla felicità altrui e fanno di tutto per smontarla, inetti come sono a costruirsi la propria felicità. Sono gli stessi che per reclamare i propri diritti riescono al massimo a volere che vengano tolti diritti anche agli altri, tutto per sottrazione, sempre per sottrazione.

Schivate gli infelici che impazziscono della vostra felicità, statene lontani, non nutrite la loro bile procurandovi inutili preoccupazioni: ci sono persone che non riescono a essere soddisfatte di se stesse completamente senza odiare qualcuno, qualcosa, qualche nazione. Li riconosci perché prendono un particolare, spesso ininfluente, per costruirci sopra un ragionamento utile solo a confermare (in modo fallace) i loro pregiudizi e di solito hanno bisogno di allungarsi la credibilità con qualcosa di lussuoso perché confondono la nobiltà d’animo con il possesso di oggetti.

È un intossicamento continuo che si riflette dappertutto: in politica odiano, nel lavoro malelinguano, nei rapporti sociali invidiano e in società si travestono da signorotti pienotti mentre poi cavalcano un bonus e una cassa integrazione. Sono borghesotti di provincia che hanno il terrore di esplorare anche solo la modifica di una, una solo, delle loro modeste abitudini.

Li riconosci perché cominciano ogni frase con un “ma” che è una roncola contro qualcuno.

Respirate liberi, alti, non convenzionali.

Buon venerdì.

(ps: so che vi aspettavate qualcosa su Montanelli, ma non alimenterò la sua petulante agiografia sprecando un boicottaggio)

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

La laurea finta, il volo di Stato. Solo non si vedono i due liocorni

Le ultime notizie dalla libera Repubblica italiana di Bengodi sono imperdibili perché ci riportano indietro nel tempo, quando elementi del governo erano ridicolizzati (anche a ragione, intendiamoci) con sdegno, energia, tutti in coro: vi ricordate la ministra con il diploma di laurea che divenne diploma? Vi ricordate il presidente del Consiglio in viaggio a New York per la storica finale tutta italiana dell’Us open di tennis tra Roberta Vinci e Flavia Pennetta? Vi ricordate la bile? Vi ricordate l’ingrossamento di fegato?

Bene. Se ve lo siete perso forse dovreste sapere che il sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri (definito da più parti l’ideologo della Flat Tax, strettissimo collaboratore di Salvini) risultava laureato nella sua pagina su Wikipedia (prontamente corretta) e nei siti a lui vicini e invece proprio ieri ha confermato di non avere nessuna laurea in Scienze politiche. Armando Siri (che per inciso, è lo stesso che non sapeva che Toninelli fosse il suo ministro, con quei magici 38 secondi da ospite della trasmissione L’aria che tira) viene comunque chiamato dottore nel decreto della Regione Calabria del 2004 (qui). E ieri ci ha detto di non essere laureato. Insomma: un laureato forse sì o forse no che a sua insaputa scopre di essere stato scambiato per dottore. Che epopea quella tra leghisti e lauree, eh?

Per quanto riguarda i voli di Stato invece conviene partire da un tweet (e cos’altro, secondo voi?) di Salvini che risale al 12 settembre del 2015. Scriveva Salvini: «#Renzi annulla tutti gli appuntamenti di lavoro e vola a New York (chi paga???) per vedersi una partita di calcio. Che schifo. RUSPA.».

Bene. Dov’era ieri Salvini? Era a Mosca a godersi la finale dei mondiali (dopo avere cancellato i suoi impegni, sostanzialmente interviste) in rappresentanza non si sa bene di cosa e con un volo pagato non si sa esattamente da chi. Incredibile vero? Con una sostanziale differenza: nella finale dei campionati del mondo non giocava nessuna squadra italiana (e infatti il ministro dell’Interno ci ha tenuto a farci sapere che è andato a gufare la Francia, sempre per quel vecchio discorso della miseria di chi esiste solo contro qualcuno) e non si capisce perché un ministro debba rappresentare un Paese che ha un presidente del Consiglio in carica (sì, lo so, la battuta qui viene facile facile).

Sono cambiati gli interpreti ma la musica è la stessa. E dov’è il cambiamento? Nelle reazioni. Fateci caso. È un nuovo opportunismo al contrario: quelli amano quando serve, questi odiano solo chi serve.

Buon lunedì.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2018/07/16/la-laurea-finta-il-volo-di-stato-solo-non-si-vedono-i-due-liocorni/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.