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Vittorio Arrigoni

A me, alla fine, manca tantissimo Vik

Mi manca Vittorio Arrigoni. Ed è una mancanza che sanguina perché non siamo riusciti mica a raccontarlo abbastanza quindi mi succede come succede con le persone che finisci per raccontare in modo troppo “privato” per sentirsi in pace con se stessi.

Mi manca perché hanno provato quasi tutti a infilarlo nel cassetto dei pericolosi “estremisti” quando in realtà ci ha raccontato Gaza (e la Palestina) tenendo la barra dritta sui diritti, i dolori e le persone. I cuori, poi: Vittorio scriveva reportage dai cuori anche se tutti credevano di leggere un articolo di cronaca.

Mi manca perché quando è intervenuto a un mio appuntamento elettorale (erano le elezioni regionali del 2010 e sembrano cent’anni fa) è riuscito nel miracolo di farci sentire tutti mostruosmente piccoli. Ha soffiato il respiro di Gaza mentre noi parlavamo di Formigoni e ci incagliavamo sul San Raffaele o Nicole Minetti.

Mi manca soprattutto perché è stato un maestro di umanità. Ogni tanto mi dico che questa emergenza umanitaria che affligge l’Europa lui sarebbe stato capace di intenderla come non riesce nessuno di noi.

Ce ne sarebbe bisogno. Avrei un milione di cose da chiedergli.

Ci manchi, Vik.

Scusaci, Vik

Ancora una volta. Come sempre. La Freedom Flotilla Zaytouna-Oliva in missione umanitaria verso Gaza è stata braccata dalla marina israeliana. Un’imbarcazione pericolosissima: un equipaggio interamente femminile (per ricordare il ruolo delle donne nei territori occupati) tra cui un premio Nobel. Ancora una volta la notizia rimarrà sepolta tra le esotiche vicende dai luoghi lontani che non ci interessano troppo. Ancora una volta la politica italiana rimarrà troppo silente (grazie a Pippo e Bea che hanno presentato alla Camera questa interrogazione per Possibile) e ancora una volta noi non riusciremo a raccontare la vicenda all’altezza del dolore che procura.

E ogni volta penso a come Vittorio Arrigoni invece trovasse la chiave giusta per dare un nome, una forma, un posto a notizie come queste. A come fosse chirurgico nel racconto. E quanto poco ci riusciamo noi.

Seguiamo la vicenda. Almeno noi.

4 anni che ci manca Vik #opengaza

Quattro anni fa moriva Vittorio Arrigoni. Moriva masticato dalla solita becera stampa che ha bisogno di piallare le vittime per renderle inoffensive più da morte che da vive. Moriva una voce da Gaza che era troppo spessa per essere contraddetta, troppo appuntita per essere sepolta e troppo vera per essere smentita: perché la voce di Vik era per noi la voce di Gaza.

Quattro anni fa moriva anche l’etica di un giornalismo che non voleva perdere tempo a capire i macrosistemi sotterranei che rendono notiziabile un fatto: Vittorio Arrigoni scriveva le persone, le case, i giorni di Gaza e i buchi delle bombe.

Eppure Vittorio Arrigoni ci ha anche insegnato che “restare umani” nella nostra funzione di scrittura e lettura delle cose del mondo non è una fragilità da combattere ma un ingrediente imprescindibile per non cadere nella retorica, nella superficiale guerra delle posizioni e nella superficialità che funziona perché vende.

In quattro anni forse non siamo nemmeno riusciti a difendere la tua memoria, Vik, ma tu lo sai bene che questo è un Paese che guarda le guerre degli altri nel polistirolo in promozione delle confezioni da sei. Per questo continuiamo a batterci. Per questo continuiamo a scrivere.

Mi manchi, Vik.

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A Gaza la nuova scuola Vittorio Arrigoni

585x780x8-768x1024-585x780.jpg.pagespeed.ic.RvJIO21zuoChe gioia poter comunicare che una nuova scuola è stata aperta a Gaza ed è a nome di Vittorio Arrigoni. L’Associazione per lo sviluppo “Ghassan Kanafani” comunica questa bellissima notizia dicendo che sono ben 98 i bambini registrati nella scuola materna e che possono contare su sette maestre assunte per l’ occasione. La lettera comunicato inizia così ” Compagni e amici in Italia, I nostri calorosi saluti a tutti voi da Gaza, dalla terra della fermezza e dell’eroismo.Calorosi saluti dai bambini della scuola materna “Vittorio Arrigoni” per l’anima di Vittorio Arrigoni, quei ragazzi ai quali, con il vostro sostegno, siamo riusciti a disegnare un sorriso sui volti….” e si conclude con un “promettiamo a tutti voi di tenere fede e mantenere i principi per i quali Vittorio il Ribelle ha vissuto e combattuto e vi promettiamo di insegnare ai nostri figli il patriottismo, il rispetto per l’umanità ed a resistere all’oppressione ovunque si trovi.”

Alla fine potrete trovare tutte le indicazioni per il contatto. L’asilo è stato costruito grazie anche alla raccolta fondi tramite la vendita del dvd “Restiamo umani – the reading movie”, scritto dallo stesso Vittorio Arrigoni.

Scrive Mariagiulia Agnoletto, psichiatra e coordinatrice dell’Associazione Salaam Ragazzi dell’Olivo Milano-Onlus, che dal 2001 collabora con l’associazione palestinese socio-educativa Remedial Educatioon Center con progetti di affido a distanza dei bambini/e dei villaggi e del campo profughi del nord della striscia di Gaza: “La mia esperienza nella striscia di Gaza è nell’incontro con i bambini/e e le loro famiglie e nel rapporto con i volontari e gli operatori (educatori, insegnanti, psicologi, clown, animatori) delle associazioni palestinesi psico-educative, che quotidianamente “resistono”, cercando di trasmettere, condividere con i bambini un attaccamento alla vita, una speranza per il futuro.A Gaza tutti i diritti del’infanzia sono negati quotidianamente: alla vita, alla libertà, alla salute fisica e psichica, alla casa, all’istruzione, al gioco, alla libertà di movimento. I bambini appaiono passivi, ritirati o più spesso tesi, con atteggiamenti di sfida, rabbia, che nascondono dolore, paura, frustrazione. Infatti “i bambini delle pietre non sono di pietra, soffrono, hanno paura”, come diceva un amico psichiatra palestinese. Sono bambini continuamene traumatizzati, quindi gli educatori palestinesi devono intervenire “durante il trauma” e cercare di aumentare la resilienza dei bambini: identificare il trauma, dare un senso all’evento e alla propria reazione emotiva, cercare di garantire loro una protezione di fronte agli eventi traumatici successivi, per evitare che il disagio psichico si strutturi in patologie. Permettere ai bambini di esprimere emozioni, bisogni, disagi, dare un significato alle proprie paure, angosce, aiutarli ad uscire dalla alienazione/rabbia, trovare soluzioni costruttive e specialmente riconoscere e stimolare le loro risorse positive (con teatro, danza, pittura, narrazione, clowneria, psicodramma, tecniche di rilassamento).Ho visto le maestre accogliere i bambini terrorizzati (come loro stesse), dopo una notte sotto le bombe, proponendo una narrazione singola e collettiva, come valore terapeutico della testimonianza e condivisione. Una possibilità di distinguere i fatti reali da quelli amplificati e deformati dalla paura, piuttosto che il disegno, come occasione per proiettare le conseguenze emotive del trauma. Ho visto costruire con i bambini le lanterne e gli aquiloni, con scritti e disegnati sopra messaggi di pace, giustizia, desideri, speranze … da far navigare in mare o volare in cielo, oltre l’isolamento di Gaza. Ho visto incontri tra madri e insegnanti per costruire, ideare, immaginare, imparare giochi, canzoni, racconti da utilizzare per sé e i propri bimbi nelle successive situazioni di paura, terrore.”

Restiamo umani

Doriana Goracci
Associazione per lo sviluppo “Ghassan Kanafani”- GKD
Indirizzo: Bait Hanoun – Al Shawa suburb
Email: Ghassan_k1972@hotmail.com
Telfax 2482540

(fonte)

Tre anni

Che è stato ucciso Vittorio Vik Arrigoni. E il dubbio di non essere “restati umani”. Per niente.

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Auguri Vittorio

Oggi avrebbe 39 anni.

Vittorio_Arrigoni_drawPerché sappiamo che Palestina non indica una remota ragione dall’altra parte del mondo, ma semplicemente un paese sull’altra sponda del Mar Mediterraneo.
Perché sappiamo quale sia il dramma delle donne palestinesi incinte forzate a partorire ai check-point israeliani.
Perché sappiamo che la colonie israeliane sono costruite su terra rubata ai palestinesi.
Perché sappiamo cogliere la poesia e la storia che si cela dietro una chiave tramandata da padre in figlio, per generazioni.
Perché sappiamo che un olivo che viene bruciato, o una casa che viene giornalmente demolita, è un pezzo di dignità che viene calpestato.
Perché sappiamo che la striscia di Gaza è la più grande prigione a cielo aperto mai esistita.
Perché sappiamo che bombardare civili, donne e bambini non può essere chiamato autodifesa, né effetto collaterale.
Perché sappiamo discernere la differenza tra terrorismo e resistenza armata.
Perché è vergognoso come il diritto giuridico internazionale venga lacerato dall’impunità di cui gode un paese fondato sul genocidio di un intero popolo.
Perché supporteremo il diritto al ritorno fino a che l’ultimo dei profughi non vedrà pienamente applicata la risoluzione ONU n° 194.
Perché non abbiamo paura di dire che parte delle vittime di ieri, sono i carnefici di oggi.
Perché un paese che fa di bambini prigionieri politici, non può fregiarsi del titolo di democrazia.
Perché non ci facciamo intimidire da un paese che ad oggi ha violato 73 risoluzioni ONU, la IV° Convenzione di Ginevra, le leggi internazionali, la Convenzione sui diritti dell’infanzia, la Convenzione sulla tortura e che applica un regime di Apartheid documentato da Human Rights Watch e da varie altre ONG.
Perché stiamo dalla parte dell’oppresso e non dell’oppressore, dalla parte dell’occupato e non dell’occupante.
Perché anche se la comunità internazionale continua ad ignorare la più mediatica pulizia etnica nella storia dell’umanità, noi supporteremo il popolo palestinese fino alla fine.

[tratto dal blog di Vik http://guerrillaradio.iobloggo.com/2134/65-anniversario-della-nakba]

Voto Vendola per restare umano. Anche in politica.

Mancano poche ore al primo turno delle primarie del centrosinistra. Un ringraziamento dovuto alle migliaia di persone che stanno rendendo possibile con l proprio lavoro lo svolgimento dei primarie sui territori: quasi tutta gente di partito, per dire, oltre ai “civici” e gli “apolitici”.

La corsa è stata ricca, articolata nel percorso dialettico e politico e tutto sommato è stata leale: sono primarie che hanno tenuto alto il profilo e fanno bene alla politica. In queste ultime settimane ho girato l’Italia (da Recanati a Brescia, da Roma a Gallarate) per raccontare quanto  (che di Vendola sono un po’ figlie avendole chieste e sostenute, quando ancora ci credevano in pochi che sarebbero state messe in campo) sia un’occasione per scrivere una squadra ed un programma che sia di sinistra-centro piuttosto che di centrocentrocentro-sinistra come troppe volte ci è capitato di assistere.

Quando pronunci la parola “sinistra” negli incontri pubblici si alza sempre qualche sguardo torvo di fastidio: niente destra o sinistra, ci dicono con l’eleganza dei demagoghi che passano per rivoluzionari, ultimamente. Io non sono oltre le ideologie: l’ho già scritto in tempi non sospetti qui.

E per questo domani voterò Vendola: per le proposte che escono dall’idea liofilizzata di “sinistra di testimonianza” e si prende la responsabilità di diventare una sinistra adulta e di governo, perché questo Paese ha il dovere di ricominciare ad occuparsi dei diritti (meglio ancora se degli altri), perché come un archeologo curioso è andato a recuperare in fondo al mare parole che la politica aveva avuto occasione di sotterrare (cultura, rappresentanza dei lavoratori, speranza, umanità, solidarietà, cooperazione, disarmo e “famiglie” scritto al plurale), perché la legalità ha una declinazione etica e morale oltre alle regole, perché interessa la partita oltre al partito.

Ma se dovessi dare una sola motivazione, una soltanto, voto Vendola perché è rimasto umano: umano nella dignità di affrontare il processo e con lo stesso tono contenuto commuoversi all’uscita del tribunale dopo l’assoluzione senza bile urlata in faccia, umano nel non provare vertigini nel parlare del diritto all’amore, alla speranza e al futuro, umano senza nascondimento delle sue fragilità.

Restiamo umani, diceva Vik, e in questi giorni nazionali (e internazionali) vale la pena di provarci con fierezza.

Restiamo umani. Un anno dopo per tutti gli anni dopo.

Restiamo umani. Lo so, chiamare in questo modo lo speciale dedicato a Vittorio Arrigoni ad un anno dalla sua morte, non è originale. Avremmo potuto cercare espressioni o slogan con più effetto, forse più creativi. Ma poi ci siamo chiesti: esiste un’espressione migliore per descrivere l’impegno di Vittorio Arrigoni e, più in generale, di coloro che credono per la pace? No. Perché il “restiamo umani” rappresenta il bisogno di non perdere il senso dell’umanità mai e in nessun caso. Perché l’umanità, la difesa della dignità degli uomini è l’unica risposta all’odio, al fanatismo, all’intolleranza. Perché la pace – non siamo così ingenui da non saperlo – è spesso sedicente tale o espressione di equilibri di potere. Ma la vera pace non può che passare attraverso una reale ricoversione dei cuori. No all’odio, no al fanatismo, no all’ingiustizia. No a privare chiunque della sua umanità.

Vittorio Arrigoni è un personaggio scomodo. Difficile. Una persona a tinte forti. Che divide. Lo sappiamo e non lo nascondiamo.

E tuttavia il nostro desiderio è quello di andare oltre la semplice commemorazione, ma far nascere da questo sito nel sito (che resterà online per una settimana) un sereno dibattito, un confronto, una riflessione. Sulla pace, sul pacifismo, su Gaza, su ciò che accade in medio oriente. Un confronto senza anatemi, insulti, proprio nel rispetto dell’umanità con la quale vogliamo ricordare una tragica morte. Lasciate la vostra testimonianza, scrivete i vostri commenti, partecipate al ricordo di Vittorio Arrigoni.

Quanto a Vik abbiamo pensato che il modo migliore per raccontare la sua visione del mondo e della vita fossero proprio i suoi scritti. Li abbiamo ripubblicati senza commenti, così come li aveva fatti.

Doveroso, infine, ringraziare Egidia Beretta Arrigoni e Maria Elena Delia. Se oggi questo sito è online è anche grazie alla loro disponibilità.

Lo scrive Gianni Cipriani presentando lo speciale che trovate qui.