Nel centrodestra il dibattito sul terzo mandato per i presidenti di Regione ha riaperto fratture che la propaganda di unità di Giorgia Meloni tenta di coprire. Fratelli d’Italia ha innescato il dibattito con una mossa studiata: non una proposta definita, ma un’apertura “al confronto”, come ha precisato il capogruppo Galeazzo Bignami. Tanto è bastato per riaccendere tensioni latenti, trasformando una questione istituzionale in terreno di manovre interne.
Il nodo è tecnico solo in apparenza. La legge vigente, quella del 2004, fissa il limite di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione. La Corte Costituzionale ha chiarito che eventuali modifiche non possono essere demandate alle singole Regioni, ma richiedono un intervento legislativo nazionale. Questo offre a Fratelli d’Italia un margine tattico: aprire il dossier consente di sondare le alleanze e, contemporaneamente, tenere la Lega sotto pressione.
Lega: l’urgenza di Zaia e Fontana
Per la Lega la partita è cruciale. Dietro il sostegno immediato al superamento del limite si muove la necessità politica di blindare le proprie roccaforti, in primis il Veneto. Luca Zaia, al termine del suo secondo mandato, è il vero motore della pressione leghista. Ha definito l’apertura di FdI “un bel segnale”, ribadendo che tecnicamente “basterebbe una riga di legge” per intervenire prima delle prossime regionali d’autunno. Con lui si è schierato il presidente lombardo Attilio Fontana: “Sul territorio servono figure radicate e apprezzate. Altrimenti è un salto nel buio”.
Matteo Salvini ha colto l’occasione per ribadire che, se si vuole, c’è ancora il tempo per intervenire prima del voto. Ma il vero convitato di pietra resta la “Liga Veneta”, il blocco autonomista che con Zaia esercita un peso ormai autonomo dal leader federale.
Fratelli d’Italia: il calcolo di Meloni
Per Giorgia Meloni e i suoi, l’apertura è funzionale a più obiettivi. Permette di guadagnare tempo, gestire gli equilibri di coalizione e conservare margini negoziali sugli altri tavoli aperti: premierato e autonomia differenziata. Come ha spiegato Bignami, “parlarne è utile per valutare pro e contro”, ma i rischi di concentrazione di potere restano. In parallelo, il partito cerca di rassicurare la base, tradizionalmente più attenta ai limiti istituzionali: “Si tratta solo di un’apertura al confronto, gli elettori di FdI hanno una sana dose di pragmatismo”.
Meloni, per ora, non si espone. Nessuna dichiarazione diretta, nessun mandato formale al governo. È una trattativa che resta nelle mani del partito, utile anche per mettere in difficoltà l’opposizione, attraversata da divisioni analoghe.
Forza Italia e Noi Moderati: l’equilibrismo
Forza Italia oscilla tra la difesa dell’alternanza e la disponibilità a discutere. Renato Schifani ha sintetizzato il pensiero azzurro: “Il principio del ricambio è irrinunciabile, ma la riflessione va fatta con serietà, non alla vigilia del voto”. Fulvio Martusciello ha escluso la via del decreto legge; Gasparri ha ribadito che “FI resta per i due mandati” pur ascoltando le proposte. Nevi ha liquidato la questione come non prioritaria, sottolineando che “i cittadini vorrebbero sentirci parlare d’altro”.
Più netto Maurizio Lupi (Noi Moderati): “Manteniamo la contrarietà di principio, ma siamo disponibili al confronto”. Una posizione che marca il proprio spazio identitario in maggioranza senza assumersi responsabilità operative.
Le opposizioni e la variabile Campania
Il Partito democratico replica l’eterno conflitto interno: Elly Schlein contraria a ogni deroga, Vincenzo De Luca pronto a candidarsi di nuovo. Italia Viva e Azione cavalcano il tema per attaccare il governo: Davide Faraone accusa la maggioranza di “pensare solo alle poltrone”, Osvaldo Napoli parla di “gioco delle tre carte” orchestrato da Meloni.
Lo stallo come strategia
La finestra tecnica per intervenire prima del voto regionale resta aperta, ma stretta. Il tempo scorre, e proprio questo potrebbe rivelarsi funzionale alla tattica melonian-leghista: rinviare le decisioni consente di usare il tema come moneta di scambio, mentre gli alleati scoprono le proprie debolezze. È la fotografia di una maggioranza unita soltanto nella propaganda, sempre più attraversata da rivalità territoriali che il terzo mandato sta solo rendendo visibili.
L’articolo Terzo mandato ai presidenti di Regione, il centrodestra in apnea: alleati allo scontro tra tattiche incrociate sembra essere il primo su LA NOTIZIA.