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Arte

Rivista Blam recensisce “I mangiafemmine”

Giulio Cavalli, giornalista e autore teatrale che dal 2007 vive sotto scorta per il suo impegno nella lotta contro le mafie, firma con I mangiafemmine (Fandango, 2023) la sua opera più paradossale e provocatoria, completando la trilogia di romanzi distopici ambientati nell’immaginario Paese di DF. Dopo i misteriosi ritrovamenti dei cadaveri di Carnaio (Fandango, 2018) e la diffusione incontrollata di focolai di empatia e sentimentalismi di Nuovissimo testamento(Fandango, 2021), in I mangiafemmine Cavalli racconta la decisione del governo di DF di legalizzare il femminicidio parificandolo a un’attività venatoria che ha lo scopo di ristabilire l’equilibrio tra i generi.

I mangiafemmine di Giulio Cavalli: la trama del libro

Valerio Corti, candidato premier per la coalizione dei conservatori di destra, è ormai certo della vittoria alle imminenti elezioni politiche di DF e non si cura delle donne che ogni giorno sono ammazzate da mariti, compagni, amanti o ex fidanzati. Tutti i sondaggi sono a suo favore e la campagna elettorale procede senza intoppi, fino a quando non commette un grave errore di comunicazione nel commentare l’ennesimo femminicidio avvenuto nel Paese. Infatti, mentre le femministe manifestano nelle piazze per denunciare il massacro e l’opinione pubblica si domanda cosa farà il governo per risolvere il problema, Valerio Corti sostiene che le donne per bene non corrono alcun rischio e afferma che non intende occuparsi del problema, perché da secoli «agli uomini capita di ammazzare le donne e alle donne capita di ammazzare gli uomini». Per non compromettere la campagna elettorale e per sedare le polemiche, la coalizione impone a Corti di farsi da parte e candida come premier Marzia Rizzo che, in quanto donna, risulta meno attaccabile. Come da pronostico, i conservatori vincono le elezioni e presentano il decreto-legge n. 55 che stabilisce «misure straordinarie per la regolamentazione temporanea dell’attività venatoria speciale/straordinaria del femminicidio», legalizzando attraverso una serie di norme l’uccisione delle donne. Durante il voto in parlamento, i democratici non contestano la proposta e si limitano a chiedere maggiore chiarezza sulle regole che gli uomini dovranno seguire per rispettare la legge. L’unica a preoccuparsi delle effettive conseguenze di questo decreto è la giornalista di «Df Unita», Clementina Merlin, che crede che solo una rivoluzione culturale potrà salvare le donne dalla violenza degli uomini.

Una distopia iperrealistica che diventa specchio della nostra società

«Il problema non sono solo gli uomini che uccidono o che stuprano, il problema sono anche gli uomini che non uccidono e non stuprano ma hanno il terrore di avere prima o poi il bisogno di farlo. Nella loro testa è sempre la reazione sbagliata a una rabbia giusta. E se non delegittimiamo quella rabbia, la nostra salvezza dipenderà sempre dal buon cuore del nostro nemico».

I mangiafemmine è romanzo distopico e allo stesso tempo iperrealistico in cui il Paese immaginario di DF appare uno specchio della nostra società. Valerio Corti e Marzia Romano rappresentano l’ipocrisia di una classe politica che fonda i propri successi solo sulle apparenze e su strategie di comunicazione che curano gli slogan della campagna elettorale, le risposte confezionate per i giornalisti, il power dressing e il tono di voce basso per sembrare più carismatico. I racconti dei femminicidi che si susseguono nel romanzo riprendono dinamiche che ritroviamo anche nei fatti di cronaca reali, come la ricerca di una giustificazione al comportamento degli uomini e la colpevolizzazione delle vittime. Frida, «moglie ingrata, eternamente insoddisfatta», è uccisa dal marito Tullio, mangiafemmine allontanato dall’ufficio perché abusava delle stagiste. Sonia dopo anni di violenze subite dal marito Gianni decide di lasciarlo e lui, incapace di accettare la fine della loro storia, la ammazza prima di suicidarsi. La sedicenne Beatrice festeggia un anno di fidanzamento con Mario che, mosso dalla gelosia, le stringe le mani sul collo fino a farla smettere di respirare. Con il decreto Mangiafemmine le donne sono paragonate a un capo di selvaggina in sovrannumero di cui è necessario disfarsi, seguendo precise regole igieniche e comportamentali, come ricorda lo spot lanciato sulla televisione di Stato: «[…] la nuova legge voluta dal governo impone la tutela e il rispetto delle donne, in difesa dei diritti che per lo Stato di DF sono una priorità. Per questo […] l’abbattimento della femmina deve essere autorizzato dal comando provinciale del Corpo forestale di DF, dopo avere presentato la documentazione».

La scrittura di Giulio Cavalli in I mangiafemmine

Ispirandosi a Margaret Atwood, Roberto Bolaño e José Saramago, con uno stile crudo e diretto, Giulio Cavalli porta all’estremo quella narrazione distorta dei femminicidi ancora ampiamente diffusa nella mentalità comune. Il romanzo si caratterizza, inoltre, per un’accurata ricerca sul linguaggio che dimostra come il patriarcato sia ben evidente anche nella scelta delle parole. I conservatori, infatti, rifiutano di adottare il termine femminicidio per indicare quelli che per loro sono comuni uxoricidi, mentre Marzia Rizzo, premier del governo più patriarcaledella storia di DF, ribadisce ai giornalisti che il suo sarà un governo femminile e non femminista.

A cura di Francesca Cocchi

Sgarbi quotidiani

Ora c’è anche un sottosegretario alla cultura indagato per auto riciclaggio di beni culturali (art. 518-septies del codice penale). Vittorio Sgarbi è accusato dalla Procura di Macerata in merito alla vicenda di un quadro caravaggesco del Seicento attribuito al senese Rutilio Manetti, La cattura di San Pietro. Il dipinto fu trafugato nel 2013 dal Castello di Buriasco, nel Torinese e riapparve in una mostra a Lucca nel 2021, di proprietà di Sgarbi.

L’inchiesta è partita dalla trasmissione Report e dal Fatto quotidiano che fa sapere che Sgarbi rischia il rinvio a giudizio nell’indagine partita a Siracusa nel 2020 e trasferita dalla Procura di Imperia in merito alla vicenda riguardante l’esportazione, ritenuta illecita, di un quadro all’estero attribuito al Valentin De Boulogne, anche questo poi riprodotto come “clone” nel laboratorio di Correggio dove ieri sono stati i carabinieri per ascoltare i due titolari come persone informate sui fatti.

Le versioni del sottosegretario sulla provenienza del suo dipinto sono state diverse: prima ha detto di averlo trovato nel sottotetto della sua Villa Maidalchina acquistata nel 2000 dalla madre, poi ha cambiato versione parlando di una intercapendine e infine si è ricordato di un sottoscala. Del resto scegliere un critico e mercante d’arte come come sottosegretario alla Cultura, così come un’imprenditrice nel turismo come ministra al Turismo (Daniela Santanchè) nonché nominare ministro alla Difesa l’ex presidente della Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza è inevitabilmente scivoloso. Lo capiscono tutti, tranne Giorgia Meloni. 

Buon mercoledì. 

Foto di Vittorio Sgarbi Di Pietro Luca Cassarino – https://www.flickr.com/photos/184568471@N07/50349038387/, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94156391

L’articolo proviene da Left.it qui

fantascienza.com recensisce #IMangiafemmine

Anche fantascienza.com recensisce IMangiafemmine (grazie!)

Speriamo che rimanga fantascienza.

C’è un genere che sta affiorando nella narrativa italiana, un genere che potremmo definire “quasi distopia”. Spesso non ha origine da autori che appartengono al mondo del fantastico ma piuttosto a quello del sociale e della politica. Sono romanzi che immaginano sviluppi disastrosi da un contesto del tutto presente e reale. Quindi “quasi” non nel senso che lo scenario non sia distopico, ma nel senso che lo scostamento dalla realtà è in effetti piccolo. Sono difficili da classificare nel fantastico, ci rientrano appena appena, e dopo averli letti il lettore si augura con tutto il cuore che ci restino il più a lungo possibile.

Un esempio è la trilogia di Giulio Cavalli che dopo Carnaio e Nuovissimo testamento si completa ora con I mangiafemmine, un romanzo che affronta il tema di una destra di governo incapace di affrontare i problemi e del dilagare del femminicidio. 

Il libro

A un passo dalle elezioni, la placida vittoria di Valerio Corti – uomo forte dei Conservatori – è minata da una vera e propria epidemia di donne, di donne ammazzate a casa, dai mariti, dagli amanti, dagli ex fidanzati, donne fatte a pezzi da compagni devoti.

Ma il candidato premier non intende occuparsene, perché le donne sono sempre morte, perché le donne per bene, normali, le madri di famiglia, le fidanzate discrete non corrono rischi.

Oltre ogni strategia politica però pare che la strada della sua incoronazione a presidente del consiglio sia lastricata di sangue, con l’opinione pubblica che chiede conto e le poche voci delle attiviste che gridano al massacro.

Ma c’è davvero un’epidemia di donne? C’è davvero un problema? E che cosa succede quando la politica, un’intera classe politica, uno Stato, il problema non sono in grado di risolverlo?

Con I mangiafemmine Giulio Cavalli firma la sua opera più radicale e provocatoria, con lo stile riconoscibile di un narratore raffinato che non ha paura di raccontare un mondo che già c’è.

DF è ora più che mai lo specchio oscuro di una società in cui non vorremmo mai guardarci.

L’autore

Scrittore e autore teatrale, dal 2007 vive sotto scorta a causa del suo impegno contro le mafie. Collabora con varie testate giornalistiche e ha pubblicato diversi libri d’inchiesta, tra i quali ricordiamo Nomi, cognomi e infami (2010), L’innocenza di Giulio (Chiarelettere 2012), Santamamma (Fandago 2017) e Carnaio (Fandango 2018). È stato membro dell’Osservatorio sulla legalità e consigliere regionale in Lombardia. Nel 2015 pubblica per Rizzoli Mio padre in una scatola da scarpe.

Giulio Cavalli, I mangiafemmine, Fandango, 204 pagg., euro 18, ebook 9,99.

https://www.fantascienza.com/29457/i-mangiafemmine-la-distopia-di-giulio-cavalli

La recensione di Leggere Distopico e Fantascienza Oggi sul mio romanzo #IMangiafemmine

«una storia cruda e mozzafiato per intensità e portata»

La recensione di Leggere Distopico e Fantascienza Oggi sul mio romanzo #IMangiafemmine

(grazie)

TRAMA DEI MANGIAFEMMINE

A un passo dalle elezioni, la placida vittoria di Valerio Corti – uomo forte dei Conservatori – è minata da una vera e propria epidemia di donne, di donne ammazzate a casa, dai mariti, dagli amanti, dagli ex fidanzati, donne fatte a pezzi da compagni devoti. Ma il candidato premier non intende occuparsene, perché le donne sono sempre morte, perché le donne per bene, normali, le madri di famiglia, le fidanzate discrete non corrono rischi. Oltre ogni strategia politica però pare che la strada della sua incoronazione a presidente del consiglio sia lastricata di sangue, con l’opinione pubblica che chiede conto e le poche voci delle attiviste che gridano al massacro. Ma c’è davvero un’epidemia di donne? C’è davvero un problema? E che cosa succede quando la politica, un’intera classe politica, uno Stato, il problema non sono in grado di risolverlo? Con I mangiafemmine Giulio Cavalli firma la sua opera più radicale e provocatoria, con lo stile riconoscibile di un narratore raffinato che non ha paura di raccontare un mondo che già c’è. DF è ora più che mai lo specchio oscuro di una società in cui non vorremmo mai guardarci.

RECENSIONE DEI MANGIAFEMMINE

I mangiafemmine, edito Fandango, è una distopia di stampo femen made in Italy che giunge al momento opportuno.
Le pagine di cronaca nera odierna pullulano di casi di femminicidi, e Giulio Cavalli immagina – ma è davvero così lontano dalla realtà? – che il governo decida di prendere un radicale provvedimento su questo fenomeno: emanare una nuova legge.
Bene, penserete, ma non è esattamente così.
Perché il disegno di legge anziché mettere un freno a quest’impennata di omicidi sempre più inarrestabile, decide di “legalizzarli”.

Continua ad accadere ciò che è sempre successo, non cambia niente, non è cambiato niente. Hanno semplicemente codificato l’orrore in una legge.

L’autore ci offre un punto di vista che è l’antitesi del politicamente corretto, da un lato l’aspirante leader che non riesce a dissimulare l’opinione misogina che ha delle donne e dall’altro fulminanti esempi di questa lunga scia di sangue si alternano alla sua scalata al potere.
Prendiamo un momento il dizionario Treccani, cito testualmente, alla voce “femminicidio” la definizione data è la seguente: 

(feminicidio), s. m. Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale.

Un libro, questo, che mostra una realtà che ti colpisce con la veemenza di uno schiaffo in viso, all’apparenza lontana anni luce da noi ma che, invece, strizza l’occhio al quotidiano. “Il re è nudo” lo hanno visto da sempre tutti quanti, però nessuno proferisce parola.
Il tema, infatti, è tristemente molto attuale ma ritengo che testi del genere rappresentino un mezzo fondamentale ed efficace proprio per la loro impetuosità, in grado di farci aprire gli occhi su una spirale di violenza che non accenna a placarsi.
L’autore, con uno stile scevro da qualsivoglia orpello stilistico, espone una chiave di lettura differente, affronta di petto la tremenda società in cui le donne sono vittime di un sistema che tutela i loro assassini. Un romanzo impattante – nato dall’urgenza del momento che stiamo vivendo – che nella sua brevità lancia un messaggio, anzi un appello disperato e accorato: è ora di un vero cambiamento.
Viviamo in un tempo in cui le donne non possono e non devono continuare a venir decimate così; è necessario – fin dall’infanzia – educare uomini e donne alla parità e all’affettività ma soprattutto al rispetto, affinché ciò non accada più e che ogni vita strappata non sia vista semplicemente come una goccia in mezzo all’oceano. Non dobbiamo mai smettere di indignarci né di percepire l’assurdità di ciò che accade, non dobbiamo farci anestetizzare da un fenomeno che sembra quasi diventato storia di ordinaria amministrazione.
Giulio Cavalli ci propone un’attenta e originale interpretazione di questa piaga sociale, ha scritto una storia cruda e mozzafiato per intensità e portata.
È un libro forte e necessario che vi consiglio caldamente di recuperare. È una storia che si risolve in un centinaio di pagine, ma non è stato facile leggerla e tantomeno scriverne cercando di serbare la lucidità necessaria, evitando di diventare preda di una forte rabbia, senso di impotenza e frustrazione.

Elisa R

Il Cittadino sullo spettacolo “A casa loro”

Lunedì dopo 15 anni sono tornato a Lodi, al Teatro alle Vigne, con lo spettacolo “A casa loro” scritto con Nello Scavo. In scena con me Federico Rama alla chitarra e Ivan Merlini al pianoforte.

Ogni volta che incrociamo il calore del pubblico e ci immergiamo nell’umano sbigottimento di fronte alle testimonianze su ciò che accade in Libia e in Tunisia ci convinciamo ancora di più che anche il teatro può essere uno strumento di resistenza. Insistiamo: non si tratta di questioni politiche. Si tratta di questioni umanitarie, che vengono prima di ogni politica.

Questo non è un Paese con il cuore duro, come scrive qualcuno. Insistiamo attraversando il Paese. Qui l’articolo de Il Cittadino.

Il Cittadino sullo spettacolo “A casa loro”

[Lunedì si torna a casa con lo spettacolo scritto con Nello Scavo. L’articolo di Fabio Ravera per Il Cittadino di Lodi]

«Il mare non uccide. A uccidere sono le persone, la povertà, le politiche sbagliate e le disuguaglianze che rendono il mondo un inferno se nasci dalla parte sbagliata». Dopo l’anteprima di “Odio gli indifferenti”, Giulio Cavalli torna in scena a stretto giro a Lodi, sul palco delle Vigne in via Cavour, con uno spettacolo «molto più teatrale e doloroso». Si tratta di “A casa loro”, un testo scritto insieme a Nello Scavo, giornalista di “Avvenire”, reporter internazionale e cronista giudiziario, portato in tutta Italia durante gli ultimi due anni.

L’appuntamento è fissato per lunedì alle 21 (ingresso gratuito): la serata è promossa da Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) del Comune di Lodi – Progetto Insieme ODV ETS, con il sostegno del Comune di Lodi. La prenotazione non è obbligatoria ma è consigliata in caso di gruppi numerosi: per info scrivere a eros.invernizzi@sprarlodi.org o info@sprarlodi.org. «Il tema centrale è quello delle detenzioni illegali in Libia, denunciate più volte dalle organizzazioni internazionali – racconta Cavalli che sul palco sarà accompagnato da Federico Rama alla chitarra e da Ivan Merlini al piano -. Spesso si sente la frase “Aiutiamoli a casa loro”: ci è sembrato importante raccontare cosa succede davvero a casa loro. Il testo raccoglie inchieste condotte sul campo da Nello Scavo per “Avvenire”». Partendo dalle coraggiose inchieste del reporter, il monologo di Cavalli prova a raccontare quella parte del mondo che ci illudiamo di conoscere e di poter giudicare guardando le immagini dei profughi, mentre invece ci viene nascosta nel buio delle notizie non date. “A casa loro” è anche la scelta di versare sul palco quel pezzo di mondo «che ignoriamo per assolverci e invece la storia ce ne renderà conto perché la solidarietà non sta nei regolamenti, nei trattati internazionali e nemmeno negli editoriali – continua l’attore, scrittore e giornalista lodigiano -. E per questo forse anche uno spettacolo teatrale serve: i furbi parlano molto di solidarietà, ma ne parlano troppo con chi avrebbe bisogno di riceverla, piuttosto che parlarne con chi avrebbe bisogno di farla. Il Mediterraneo è il cimitero liquido dei nostri scheletri ma lì intorno, nelle regioni che scendono per l’Africa, quelle sulla rotta balcanica e nella zona impigliata tra i fili spinati della Turchia, ci sono le persone.

Persone, semplicemente, con il fardello delle loro storie che hanno l’odore di carne viva, senza valigie ma con quintali di paura, costretti al macabro destino di stare sulle pagine dei giornali o sulle bocche più feroci della politica e poi davvero non avere un posto dove stare». +++ Se volete organizzarlo nel vostro teatro, nel vostro comune, nella vostra scuola, con la vostra associazione o nel vostro festival potete scriverci a organizzazione@giuliocavalli.net