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Attività Consiliare

Vivisezione: gli animali hanno coscienza. Noi?

Mentre in Commissione Sanità stiamo discutendo il nostro progetto di legge “NORME PER LO SVILUPPO DI METODI SCIENTIFICI INNOVATIVI E TECNOLOGICAMENTE AVANZATI PER IL MIGLIORAMENTO DELLA RICERCA BIOMEDICA E LA SOSTITUZIONE DELLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE” (lo potete trovare qui) il 7 luglio scorso è stata siglata da un gruppo di scienziati, alla presenza di Stephen Hawking, la “Dichiarazione di Cambridge sulla coscienza”, la quale afferma che molti animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani:

We declare the following: “The absence of a neocortex does not appear to preclude an organism from experiencing affective states. Convergent evidence indicates that non-human animals have the neuroanatomical, neurochemical, and neurophysiological substrates of conscious states along with the capacity to exhibit intentional behaviors. Consequently, the weight of evidence indicates that humans are not unique in possessing the neurological substrates that generate consciousness. Non- human animals, including all mammals and birds, and many other creatures, including octopuses, also possess these neurological substrates.”

Ora manca solo che gli uomini prendano coscienza.

Attenzione attraversamento Minetti

Nicole Minetti è l’effetto di una causa che non si vuole analizzare. Non so se si dimetterà o meno il giorno prima di maturare il suo vitalizio come più volte ha ribadito e smentito, ma se le decisioni politiche dipendono dagli umori (e lo dico nell’accezione anche oscena del termine) del suo padrone, si facciano le debite valutazioni. Qui siamo passati dalla privatizzazione delle società pubbliche alla privatizzazione dei vezzi dei padroni.

Oggi Panorama ha raccolto le impressioni sul mancato accesso dei giornalisti nel Consiglio Regionale della Lombardia secondo il nuovo regolamento. Io ho risposto così ma vale la pena leggere tutto il pezzo.

E’ tutto merito suo

Due parole sul gradimento che crolla di Formigoni e sulla Lombardia. Oggi su Repubblica (se si clicca sull’immagine si ingrandisce, eh):

Nascondi la Minetti sotto la sabbia

Il Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Cecchetti (Lega Nord) firma un nuovo regolamento per vietare l’accesso dei giornalisti alla buvette (alla buvette, per dire) per, dice lui, frenare la morbosa curiosità della stampa verso alcuni consiglieri. Insomma, un regolamento che decide quando un personaggio pubblico deve essere pubblico o può essere privato. Ma in un luogo pubblico. Pagato con soldi pubblici.

Non potendo schiodare la Minetti (che per amore di Silvio rimane al Pirellone, dice lei, con un ragionamento logico che sembra un burrone) decidono di stilare un regolamento ad hoc perché possa nascondersi più comodamente sotto la sabbia. E invece forse sarebbe il caso di renderla ancora più pubblica la sua presenza (la sua e, attenzione, quella dei tanti indagati e inopportuni che stanno qui da noi) perché è la faccia dell’impunità di un certo modo di pensare la politica, è il quadro della pubblicizzazione dei vezzi del capo in una Regione che intanto privatizza gli ospedali e le scuole ed è la politica dell’avanspettacolo che ci hanno propinato in questi ultimi anni. In fondo la Minetti inseguita dai fotografi è il simbolo di una legislatura dove la meritocrazia si è sgretolata appena chiuse le urne. E, in fondo, la Minetti senza fotografi non esisterebbe nemmeno.

#legge40 nel nostro piccolo, un segnale dalla Lombardia

Il paventato ricorso del Governo contro la sentenza della Corte Europea sulla legge 40 è un atto politico che lede lo spirito laico delle istituzioni sancito dalla Costituzione e, ancor di più, la libertà delle donne. Ne avevamo parlato qui e riteniamo doveroso operare, ognuno nel proprio ambito, per affermare con forza questa posizione. L’integralismo sulla pelle delle donne è una pratica non solo contraria ai nostri princìpi ma fuori luogo per un governo legittimato dall’urgenza piuttosto che dalla politica. Però scriverne non basta e, visto che abbiamo l’onore di rappresentare una parte di cittadini nel (desolante) Consiglio Regionale della Lombardia ecco la mozione che proporremo come urgente nella seduta di giovedì 6 settembre:

MOZIONE IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

PREMESSO CHE

la Corte europea dei diritti umani (sentenza 28 Agosto 2012) ha bocciato la legge 19 Febbraio 2004, n. 40 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita) nella parte in cui vieta a una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica l’accesso alla diagnosi preimpianto degli embrioni;

PREMESSO INOLTRE CHE

i giudici della Corte di Strasburgo hanno stabilito che la legge 40/2004 ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta Costa e Walter Pavan, una coppia che desiderava utilizzare la tecnologia riproduttiva e assistita per avere un bambino senza che il feto venisse trovato affetto da fibrosi cistica;

CONSIDERATO CHE

è opportuna una modifica della legge 40/2004 affinché si possa avere una regolamentazione della riproduzione medicalmente assistita in linea con i parametri europei ma, soprattutto, con il rispetto e la tutela dei diritti umani;

INVITA

il Governo a non ricorrere contro la sentenza 28 Agosto 2012 della Corte europea dei diritti umani, ma ad adoperarsi per una concreta e radicale modifica della legge 40/2004 al fine di giungere ad una legislazione in linea con le disposizioni europee e il rispetto dei diritti umani

Milano, 3 settembre 2012 

Giulio Cavalli (SEL)

Chiara Cremonesi (SEL)

 

Riscrivere i femminicidi: l’etica e il giornalismo

Prendete una notizia di Repubblica:

Notizia originale di oggi su Repubblica.it

Fano, uccide la moglie in un raptus di gelosia

L’uomo, di origini albanesi, ha accoltellato la donna, che ha tentato di difendersi inutilmente, dopo un violento litigio davanti ai quattro figli. Poi ha chiamato la polizia che lo ha arrestato

Un albanese ha ucciso la moglie questo pomeriggio, poco prima delle 16, a Fano, nell’abitazione della coppia in via Goldoni. Sembra che l’omicidio sia da attribuire alla gelosia dell’uomo nei confronti della vittima. L’uomo, che è un muratore di 40 anni, incensurato, ha accoltellato la moglie, 32 anni, al culmine di un litigio. La coppia ha 4 figli. L’albanese subito dopo l’omicidio si è costituito alla polizia. Ora è in commissariato in stato d’arresto. La vittima si chiamerebbe Mariola e l’aggressione sarebbe avvenuta davanti ai figli della coppia. L’uxoricida avrebbe infierito più volte con un coltello sulla vittima, che ha cercato inutilmente di difendersi.

Ora immaginatela riscritta con etica e responsabilità. Magari così:

Fano, giovane donna uccisa a coltellate davanti ai suoi figli.

Arrestato l’autore del violento femminicidio: era il marito.

Mariola F. aveva 32 anni e faceva la casalinga. Aveva quattro figli piccoli ed è proprio davanti a loro che oggi alle 16 suo marito S. F. l’ha assassinata alla fine di un litigio per futili motivi, accoltellandola ripetutamente mentre lei cercava senza esito di difendersi. Dopo aver compiuto l’efferato femminicidio l’assassino, un muratore di 40 anni, si è costituito alla polizia e ora si trova in stato di arresto al commissariato di Fano. I figli della coppia sono stati affidati ai nonni materni. Le donne che subiscono violenza psichica o fisica, fuori o dentro le mura di casa, possono denunciare chi le minaccia al numero 06.37.51.82.82 dell’associazioneTelefono Rosa, dove troveranno protezione e supporto legale e psicologico.

L’ha fatto Michela Murgia. E sarebbe un paese più civile. Sicuro.

 

Condividilove

Negli stessi giorni in cui dall’America echeggiava il messaggio “Legalize Love” ispirato dalle parole del presidente Barack Obama, in Italia i maggiori rappresentanti di un partito che dovrebbe dirsi “progressista” etichettavano come estremista e illusoria la sola possibilità che nel nostro paese due persone dello stesso sesso vengano mai unite in matrimonio. Mai.

È ispirandosi a questi fatti che alcuni liberi cittadini di ogni orientamento sessuale hanno deciso di mettersi insieme per una causa che dovrebbe appartenere a tutti, al di là di ogni differenza.

“CONDIVIDILOVE” è un progetto totalmente libero, il cui marchio è a disposizione per ogni iniziativa che voglia portare avanti la rivendicazione di pari diritti per le coppie di ogni orientamento sessuale.

Perché in un paese come l’Italia non possiamo aspettarci che siano i leader politici a chiedere al loro popolo il coraggio di supportare i cambiamenti necessari a sanare le diseguaglianze ancora presenti nella legislazione. Pensiamo non solo a premier socialisti come Zapatero o Hollande, ma persino a un conservatore come il premier britannico Cameron che proprio in questi giorni ha dichiarato: “il matrimonio mi appassiona molto e penso che se funziona per gli eterosessuali come me, dovrebbe funzionare per tutti; per questo dovremmo avere i matrimoni gay e per questo li introdurremo.”

In un paese come l’Italia il cambiamento non ha alcun illustre testimonial. Deve quindi partire dal basso, con tutti i mezzi di cui dispone. Il primo, mai come oggi, è la condivisione.

Il matrimonio è un diritto di tutti. CONDIVIDILOVE.

Noi domani ne parliamo in Regione Lombardia.

Secondi anche alla Democrazia Cristiana di San Marino

Coppie gay d’Italia non riconosciute, chiedete asilo a San Marino. La piccola repubblica ha schiaffeggiato l’Italia per quanto riguarda questa controversa tematica. E il bello è che lo ha fatto col placetdella locale Democrazia Cristiana (qui lo scudo crociato continua ad esistere e a macinare voti), che poi è stata redarguita dal vescovo e adesso si barcamena tra aneliti di laicismo e osservanza religiosa. Come avveniva, un tempo, in Italia.

Il parlamento sammarinese ha approvato a larga maggioranza (a favore tutti i partiti di ispirazione socialista, la Dc ha lasciato libertà di voto) una mozione in cui si estende la possibilità di richiedere il permesso di soggiorno, e quindi la residenza, ai conviventi anche se dello stesso sesso. In pratica è il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto poiché un sammarinese potrà dichiarare di fare famiglia con una persona dello stesso sesso, di Rimini o della Scandinavia, e quest’ultimo sarà riconosciuto cittadino di San Marino.

Per questo martedì noi portiamo la questione in Regione Lombardia. Con la nostra mozione che arriva in aula. Ne vedremo delle belle. Sicuro.

Dritti ai diritti (civili). Martedì in Regione.

Milano alla fine ha approvato il registro delle Unioni Civili. Ha ragione Giuliano Pisapia a dire che la decisione del Consiglio Comunale riduce lo spread dei diritti. Oggi qualcuno mi scriveva che comunque la mediazione è stata trovata al ribasso, certo, ma il passaggio è importante e significativo. Tra l’altro era scritto nel programma elettorale, e quando la politica si assume la responsabilità di onorare gli impegni porta sempre un buon vento. Difficilmente a Milano sarebbe stato immaginabile nelle scorse legislature ascoltare le parole di un sindaco che difende l’autonomia della politica in risposta alle osservazioni della Curia.

Ora i voti e le parole pronunciate in aula sono verbalizzate. Scritte. Restano. Sarebbe bello che a tutti venisse un po’ di appetito e si trovasse il tempo di andare a rileggerle con calma sul sito del Comune di Milano.

Il dibattito quindi è aperto. Anche se qualcuno insiste goffamente nel dire che riguarda una minoranza dimenticandosi che i diritti civili sono sostanzialmente i diritti degli altri, come diceva già Pasolini.

Noi martedì li portiamo all’attenzione della Regione Lombardia. Perché siamo qui anche per questo. E ovviamente il risultato sarà scontato. Ma il dibattito credo riserverà delle sorprese.

MOZIONE

Il Consiglio regionale,

Premesso che:

  • L’articolo 2 dello Statuto della Regione Lombardia cita: “la Regione opera per il superamento delle discriminazioni e delle disuguaglianze civili, economiche e sociali”;
  • La creazione di nuovi status personali è di competenza legislativa esclusiva dello Stato;
  • Numerosi comuni, tra i quali anche grandi città, hanno adottato il registro delle unioni civili come strumento per rimuovere condizioni di svantaggio rivolte a diverse forme di convivenza;
  • Il registro delle unioni civili è un atto amministrativo che riconosce di fatto una realtà plurale e in continua trasformazione;

Evidenziato inoltre che:

  • La composizione socio-anagrafica della società evidenzia il crescere di forme di legami affettivi e di convivenze stabili che non si possono o non si vogliono concretizzare nel matrimonio;
  • Promuovere le pari opportunità, favorire l’accesso a percorsi di integrazione sociale, agevolare l’eliminazione di condizioni di fragilità o disagio, indipendentemente dalle forme di convivenza o dai legami affettivi, rappresenta un obiettivo importante.

Considerato che:

  • Diverse Regioni italiane hanno previsto norme che tutelano altre forme di convivenza oltre il matrimonio;
  • Il riconoscimento delle unioni civili, attraverso la costituzione di registri, nulla toglie all’istituzione del matrimonio e non crea nessuna condizione di favore nei confronti delle persone conviventi;
  • L’allargamento di alcuni diritti a forme di convivenza diverse, ma importanti dal punto di vista affettivo, relazionale, assistenziale, introduce un elemento di uguaglianza rispetto ad un fenomeno già in atto;

Impegna/invita il Presidente e la Giunta regionale:

  • A promuovere e sostenere la costituzione di registri delle unioni civili nei comuni della Lombardia, affinché vi sia una diffusione omogenea  di tale opportunità sul territorio lombardo;
  • A prevedere negli atti di competenza di Regione Lombardia condizioni di riconoscimento e di tutela delle  forme di convivenza;
  • Ad estendere la partecipazione alle opportunità, ai servizi e alle agevolazioni previste da Regione Lombardia anche a coloro che risultino iscritti ai registri delle unioni civili.

 

Milano, 25 luglio 2012

Giulio Cavalli, Chiara Cremonesi

Detto fatto: le strade che chiudono i ristoranti e non sanno cosa rispondere

Avevamo scritto del ristorante in difficoltà perché sulla linea della tragitto della Pedemontana. Come promesso ieri si è discussa in commissione la nostra interrogazione. L’assessore Cattaneo ieri ha risposto:

Nell’ambito della concessione per la costruzione e gestione dell’autostrada Pedemontana, l’esercizio dei poteri espropriativi e le connesse attività di acquisizione degli immobili e di erogazione delle indennità vengono effettuati dal concessionario, Società Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A., che – ai sensi della Convenzione unica di concessione – è stata a tal fine delegata dal soggetto Concedente CAL S.p.A.

In particolare, in forza di detta delega, il Concessionario ha assunto le funzioni di Autorità Espropriante e effettua, in nome proprio, tutte le procedure previste. Non compete dunque alla Regione Lombardia provvedere all’indennizzo dovuto per l’esproprio dei terreni per la costruzione dell’infrastruttura. Tuttavia Regione Lombardia segue la vicenda attraverso costanti contatti con APL, Pedelombarda e tutte le ditte interessate da esproprio. In particolare, si sono già svolti numerosi incontri fra APL/Pedelombarda e i proprietari delle aree di pertinenza del Ristorante (l’ultimo dei quali avvenuto circa un mese fa), ma non si è per il momento giunti ad un accordo circa l’indennità da corrispondere.

Qualcuno però ci fa notare che le cose non sono proprio così. Questa mattina una mail infatti mi dice che

In questi giorni la situazione al Ponte di Vedano è peggiorata in modo
tragico, per i residenti della zona:
http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=237220

Al programma Falò avevano fatto uno speciale su L’oro di Cantello dove
parlavano della Pedemontana.
http://la1.rsi.ch/falo/welcome.cfm?idg=0&ids=0&idc=41197

Praticamente devo distruggere due gallerie fatte circa 8 anni fa,
perchè nel progetto definitivo sono state modificate le angolazioni rispetto
alla strada.

segnalo questo articolo presente sul sito di VareseNews sul ristorante del
Ponte di Vedano del Luisun
Allego Foto storica fatta al ristorante:
http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=236750

Può sembrare un piccola storia privata ma è la fotografia della rincorsa alle infrastrutture senza criterio, misura e rispetto per il territorio. Territorio che può essere il suolo e l’ambiente devastato o anche, come in questo caso, un’attività imprenditoriale che deve reinventarsi e salvarsi. Perché qualcuno ha tirato una linea sulla cartina tutto sorridente in conferenza stampa. Per dire.