L’ossessione per i numeri da sventolare come trofei è una costante della comunicazione di Giorgia Meloni e del suo governo. Ma quando i numeri vengono piegati alla narrazione e la realtà si trasforma in propaganda, la distanza tra le parole e i fatti si allarga fino a diventare incolmabile. Così è stato per il mantra che ha accompagnato per mesi dichiarazioni pubbliche e conferenze stampa: l’Italia sarebbe diventata “il quarto esportatore al mondo”.
Lo ha detto Meloni, lo ha ribadito Antonio Tajani, che ha parlato dell’Italia come “quarta potenza mondiale commerciale”. Un’affermazione ripetuta fino alla nausea e che ora viene smentita dai dati ufficiali. Secondo i numeri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), l’Italia non è mai stata il quarto esportatore globale nel 2024, né lo è ora. Anzi, ha perso posizioni.
Il fact-checking dei numeri sull’export italiano
A smentire la versione del governo è stata Pagella Politica, che ha analizzato i dati dell’Ocse e di Istat. Nel 2024, le esportazioni italiane di merci hanno raggiunto un valore di 623,5 miliardi di euro, un dato che corrisponde a quello pubblicato dall’Istat e che segna un calo dello 0,4% rispetto al 2023. Dopo la conversione in dollari, il valore si attesta intorno ai 673 miliardi. Il settimo più alto al mondo, non il quarto.
A guidare la classifica restano la Cina (3.600 miliardi di dollari), gli Stati Uniti (2.100 miliardi) e la Germania (1.680 miliardi). Seguono Paesi Bassi (918 miliardi), Giappone (706 miliardi) e Corea del Sud (687 miliardi). L’Italia si ferma dietro questi Paesi. E non solo: nel 2024 ha perso una posizione rispetto al 2023, superata dalla Corea del Sud, che ha visto un aumento dell’export grazie al settore dei semiconduttori.
A voler essere generosi, l’unica interpretazione che potrebbe rendere meno clamorosa la smentita riguarda il ruolo dei Paesi Bassi. Se si escludesse Rotterdam, il principale hub europeo del commercio, l’Italia salirebbe di una posizione. Ma anche in questo caso si fermerebbe al sesto posto. Nessun primato, nessun podio.
Un trionfo basato su un equivoco
Come si è arrivati allora a questa narrazione trionfale? L’errore – o meglio, la forzatura comunicativa – è nato da un’interpretazione parziale dei dati. Nel primo semestre del 2024, le esportazioni italiane hanno superato temporaneamente quelle del Giappone, raggiungendo i 316 miliardi di euro contro i 312 miliardi giapponesi. Un primato di pochi mesi, costruito su una fotografia istantanea e non su un dato consolidato.
Ma c’è un problema più grande: confrontare esportazioni in valute diverse richiede attenzione. Il tasso di cambio tra yen ed euro è variato nei mesi, con la moneta giapponese in deprezzamento rispetto alla valuta europea. Questo ha gonfiato il dato italiano, facendo apparire più significativo il sorpasso.
La retorica della potenza mondiale
La narrazione di Meloni e Tajani non è casuale. La necessità di presentare l’Italia come una “potenza mondiale” è il pilastro su cui si regge la retorica sovranista del governo. Se l’Italia esporta più di tutti, se cresce più della media europea, se attrae investimenti senza precedenti, allora significa che il governo sta funzionando. Il problema è che i dati raccontano altro.
Nel 2024, il valore delle esportazioni italiane è diminuito rispetto all’anno precedente. Un calo certificato dall’Istat e confermato anche dai numeri più recenti, aggiornati fino a settembre. Ma di questo Meloni non ha parlato nel suo intervento ad Atreju, né Tajani lo ha ammesso nelle sue interviste. Perché raccontare il calo delle esportazioni significherebbe ammettere che l’economia italiana non sta vivendo il “miracolo” propagandato.
La manipolazione selettiva dei dati, non solo l’export
Non è la prima volta che il governo utilizza una lettura parziale dei numeri per costruire un racconto politico. Era già accaduto con il Pil, con i dati sull’occupazione, con il Pnrr. Ora accade con l’export. La strategia è chiara: selezionare i numeri più favorevoli, isolarli dal contesto e trasformarli in uno slogan. Ma i dati, prima o poi, presentano il conto. E il conto dice che l’Italia non è diventata il quarto esportatore mondiale, che il 2024 ha segnato un calo e che la Corea del Sud ci ha superati. Il primo vero “orgoglio nazionale” sarebbe un rapporto leale con la verità.
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