Il Notiziario su “A casa loro”

da Il Notiziario 20 giugno 2025
da Il Notiziario 20 giugno 2025
GARBAGNATE MILANESE – Si è chiusa con un bilancio positivo la 13ª edizione della rassegna “Dialoghi in Piazza”, organizzata dal Gruppo Culturale La Piazza. Tradizionalmente l’evento è un contenitore di conferenze e spettacoli dislocati in città che puntano in modo particolare al dibattito e alla riflessione su temi di richiamo. I temi dell’edizione 2025 sono stati “cammino della speranza, la pace e la giustizia”. Vari i momenti che hanno fatto riflettere profondamente il pubblico.
Primo appuntamento domenica 23 marzo nella basilica centrale: 200 persone hanno assistito al concerto dell’Orchestra Filarmonica Giovanile Europea, diretta dal maestro Marcello Pennuto con le voci bianche e i cori del Collegio dei Padri Oblati Missionari e del Nazzareno di Caronno Pertusella. Venerdì 27 marzo, il monologo di Giulio Cavalli dal titolo “A casa loro” ha toccato corde profondissime nella sala convegni di Corte Valenti. Cavalli, accompagnato da un sottofondo musicale, ha spiegato con dovizia di particolari agghiaccianti le vicende degli sbarchi dei migranti dalla Libia all’Italia dando lettura di diari e testimonianze degli uomini di colore che li ha assistiti: “C’è una scena lineare, ammassati come bestie gli uomini, per lo più giovani, e minorenni addestrati che volevano restare in nord Europa ma sono costretti a rimanere in accoglienza in un centro di detenzione. Per un tratto dei 700 morti trovati dentro la stiva di un barcone, l’Italia non ha risposto in sede civile alla politica europea”.
Momento toccante e decisivo è stato Salvatore Attanasio, padre di Luca, il noto ambasciatore italiano assassinato in Congo: ha ricordato con emozione gli ultimi dialoghi avuti con il figlio. La videoinchiesta ha raccontato i momenti culminanti di Luca Attanasio e della difficile inchiesta giudiziaria per scoprire il colpevole dell’omicidio. Duecento i visitatori.
Sabato 29 marzo la rassegna si è proseguita in Corte Valenti con la storia del prete salesiano don Luigi Melesi, raccontata da Valerio Ricciardelli: “Melesi e Carlo Maria Martini determinarono la fine della lotta armata degli anni ’70 – ha raccontato Ricciardelli – Dopo l’esperienza nel Collegio dei Salesiani di Arese, l’Ispettorato Salesiano ha dato mandato a Melesi in qualità di cappellano nel carcere di San Vittore. Nel 1978 i detenuti politici non ne volevano sapere di essere recuperati e non volevano parlare con i preti. Lui andò e ci riuscì. Se è miracolosissima l’intercessione di don Bosco per ottenere una grazia, allora questa storia di giustizia riparativa è andata a buon fine nel 1984”.
(daf)
Sala piena giovedì 27 marzo nella Corte Valenti di Garbagnate Milanese per il monologo di Giulio Cavalli dal titolo “A casa loro”.
Il tema della “Pace e giustizia” scelto per l’edizione 2025 di “Dialoghi in Piazza” ha spiegato tutti i suoi effetti con vigore e con impatto scenico grazie al talento di Giulio Cavalli, attore, giornalista e drammaturgo che ha messo in scena una performance che è stata un incrocio tra recitazione, racconto e commento politico.
Giulio Cavalli ha spiegato tutto quello che succede prima, durante e dopo gli sbarchi dei migranti dalla Libia alle coste Italiane, ha letto diari e testimonianze dei ragazzi di colore e chi li assiste. Ha estrapolato verbali redatti da testimonianze di chi ha soccorso in mare i migranti. “Sapete come sono le celle per i detenuti in Libia? Senza finestra, ammassati tutti come bestie per ore”. Il pubblico di Corte Valenti è rimasto impressionato anche dalla narrazione di quello che è accaduto al campo di Zuara: “Uomini picchiati con il telefono acceso perché la loro famiglia sentisse bene il rumore delle percosse, donne violentate che non vogliono più vivere per la vergogna. Adolescenti che vogliono andare in nord Europa ma sono costretti a rimanere detenuti a Roma in un centro di accoglienza. Molti di loro hanno finto di essere maggiorenni per arrivare in nord Europa”. Sono anche state raccontate le vicende legate ai 700 morti trovati nella stiva di un barcone. “I nostri figli ci chiederanno perché accadevano queste cose come oggi noi ci chiediamo come è stata possibile la persecuzione degli ebrei negli anni ’40 del 900.
https://primamilanoovest.it/attualita/secondo-appuntamento-di-dialoghi-in-piazza-con-giulio-cavalli
La stagione teatrale di Cineteca Milano Metropolis di Paderno Dugnano, in collaborazione con il Teatro della Cooperativa, riparte domani alle 20:45 con un recital che si colloca idealmente nell’ambito delle iniziative per la Giornata della Memoria.
“Ausmerzen – Vite indegne di essere vissute” è un’opera che affronta i temi di eugenetica, malattia mentale e soluzione finale. La regia è di Renato Sarti, che ha tratto ispirazione da un testo teatrale di Marco Paolini, Mario Paolini, Michela Signori e Giovanni De Martis.
«Quando ho chiesto a Paolini di portare “Ausmerzen” al Teatro della Cooperativa per ricordare Franco Basaglia nel centenario della sua nascita, mi ha risposto: “Perché non te lo fai tu? Mi fido” – racconta Sarti –. Mi è sembrata un’ottima occasione per aggiungere un ulteriore tassello al mio percorso teatrale di approfondimento sui temi legati alla grande storia del secolo passato. Al mio fianco sul palco ci sarà Barbara Apuzzo (insieme nella foto), attrice affetta da artrogriposi, un’amica che con la sua voce, il suo corpo e la sua presenza fisica renderà ancor più chiaro il messaggio».
Il 17 febbraio sarà la volta di “Sono bravo con la lingua”, una storia di fonemi, idiomi, linguistica e computer di e con Antonello Taurino, scritto insieme a Carlo Turati.
Il 17 marzo arriverà “Falcone, Borsellino e le teste di minchia (il ridicolo onore)”, di e con Giulio Cavalli, accompagnato alla chitarra da Federico Rama.
Il 14 aprile Ippolita Baldini porterà sul palco di Paderno “Una marchesa ad Assisi”, secondo capitolo delle peripezie della giovane Roberta, ancora alle prese con insicurezze e dubbi.
Si chiuderà il 12 maggio con “Babylon Brassens”.
Da “Il Giorno” 19 gennaio 2025
Questa domenica, 12 gennaio alle ore 18.00, appuntamento a Milano presso il Centro Internazionale di Quartiere (Via Fabio Massimo 19) con lo spettacolo teatrale “A casa loro” – monologo in atto unico di e con Giulio Cavalli – sul fenomeno delle rotte migratorie che attraversano il Mediterraneo, indagate dal giornalista di Avvenire Nello Scavo, che ha contribuito alla scrittura del testo. Ingresso libero.
Il Mediterraneo è il cimitero liquido dei nostri scheletri ma tutto attorno, nelle regioni che scendono per l’Africa, quelle sulla rotta balcanica e nella zona impigliata tra i fili spinati della Turchia, ci sono le persone. Persone, semplicemente, con il fardello delle loro storie che hanno l’odore di carne viva, senza valigie ma con quintali di paura, costretti al macabro destino di trovare posto solo sulle pagine dei giornali o sulle bocche più feroci della politica. Il mare non uccide. Ad uccidere sono le persone, la povertà, le politiche sbagliate e le diseguaglianze che rendono il mondo un posto diviso in una parte giusta e una sbagliata in cui nascere.
Domenica 12 gennaio 2025 alle ore 18.00, presso gli spazi del Centro Internazionale di Quartiere in via Fabio Massimo 19, IPSIA in collaborazione con Associazione socio-culturale Sunugal e Codiasco propone lo spettacolo teatrale “A casa loro” – monologo in atto unico di e con Giulio Cavalli – sul fenomeno delle rotte migratorie che attraversano il Mediterraneo, indagate dal giornalista di Avvenire Nello Scavo, che ha contribuito alla scrittura del testo.
L’evento è ad accesso libero e gratuito e si inserisce all’interno del progetto “TUAS – Tutta un’altra storia” cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, il cui obiettivo è quello di promuovere un cambiamento nelle modalità narrative del fenomeno migratorio da parte della nostra società civile. A differenza di come siamo soliti approcciarci al fenomeno, il progetto mostra una metodologia comunicativa che non polarizza le visioni, bensì conduce gli interlocutori a riscoprire il volto umano della migrazione che altro non è che un viaggio caratterizzato non solo da numeri e percentuali, ma da storie, motivazioni ed emozioni legittime se inserite in un contesto di diritti.
Al termine dello spettacolo, dalle 19.30 alle 21.00 è previsto un momento conviviale con apericena in musicain cui i presenti potranno consultare il kit didattico prodotto dal progetto e basato sulla metodologia del narrative change https://www.narrativechange.org/it oltre ad approfondire il tema insieme alle testimonianze dirette dei giornalisti, del personale di IPSIA e degli attivisti delle associazioni della diaspora che saranno presenti.
Teatro Aquilante
Nasce nel 2024 e si occupa di portare sulla scena storie ispirate dai fatti di cronaca, dai temi sociali, dalle persone che popolano ogni giorno la mitica e attualissima tragi-commedia della vita.
Giulio Cavalli
Scrittore, attore e giornalista. Autore e attore di teatro civile ha collaborato con Paolo Rossi, Renato Sarti e Dario Fo.
Nello Scavo
Nello Scavo è giornalista di “Avvenire”, reporter internazionale e cronista giudiziario. Negli anni, ha indagato sulla criminalità organizzata e il terrorismo globale, firmando servizi da molte zone «calde» del mondo.
Venerdì 29 novembre alle 21 al Teatro Troisi di Nonantola è in programma “A casa loro”, monologo teatrale sull’immigrazione che fa parte del del Festival della Migrazione 2024 Europa-Africa andata e ritorno. Partendo da inchieste, interviste e documentazione delle ONG Internazionali, Giulio Cavalli e Nello Scavo, reporter internazionale di “Avvenire”, raccontano la tratta degli esseri umani che ogni giorno si consuma attraverso l’Africa e il Mediterraneo, fino alle nostre coste.
“Siamo lieti – commenta l’Assessora Ileana Borsari – di ospitare a Nonantola la IX Edizione del Festival della Migrazione 2024 Europa-Africa andata e ritorno: le storie e i cammini che rigenerano l’Italia. Il Festival si pone l’obiettivo ambizioso di trasformare la narrazione della migrazione, in particolare mette in luce il contributo delle comunità migranti all’economia, alla cultura e alla società italiana. Il Festival non è solo un’occasione di riflessione accademica e istituzionale, ma offre anche appuntamenti di grande impatto. Venerdì 29 novembre – conclude l’Assessora con deleghe a Servizi sociali, Associazionismo, Pace ed intercultura – è in programma il primo evento. Attraverso inchieste, interviste e documentazioni raccolte da ONG internazionali, il monologo teatrale “A casa loro” racconta le stori di chi affronta la tratta degli esseri umani, attraverso l’Africa e il Mediterraneo”.
Un’opera scritta e interpretata da Giulio Cavalli, insieme a Nello Scavo, reporter internazionale di “Avvenire” che ci invita a riflettere sulla migrazione da una prospettiva umana e diretta. Un evento realizzato grazie al contributo della rete di Associazioni presente e impegnata a Nonantola nell’accoglienza e nella promozione dei diritti e della cittadinanza dei migranti.
—
Al Teatro Troisi di Nonantola il monologo sull’immigrazione “A casa loro”
https://www.modenatoday.it/eventi/a-casa-loro-troisi-nonantola-29-novembre-2024.html
© ModenaToday
Giornate olimpiche passate ad ascoltare giornalisti, politici e presunti intellettuali della destra che ci spiegavano di non essere razzisti, di voler parlare di integrazioni. Quintali di carta sprecata per intervistare quel pessimo generale (poi diventato personaggetto e infine arrivato all’Europarlamento) su qualsiasi argomento dello scibile umano e doverselo sorbire mentre ci spiegava che “non sono razzista ma”.
Ore perse in dibattiti che fingevano di occuparsi di integrazione quando semplicemente volevano solleticare gli istinti bassi dei razzisti che votano. Una simulazione di benpensantesimo per coprire l’anima xenofoba di un Paese in cui essere razzisti da vergogna è diventato vanto.
È durato lo spazio di una giornata il murale dedicato a Paola Egonu, pallavolista della nazionale italiana e neo campionessa olimpica. Ieri è stato vandalizzato il murale ‘Italianità’ dedicato alla campionessa azzurra avanti alla sede del Coni, oscurando il volto della pallavolista e colorando il colore della sua pelle di rosa. “Il razzismo è un cancro brutto da cui l’Italia deve guarire”, ha scritto la street-artist Laika che ha condiviso sul suo account Instagram un’immagine dell’opera deturpata.
Noi siamo questo Paese qui, in cui perfino un disegno diventa caso da tempi dell’apartheid. Siamo il Paese dove una passante nel pomeriggio ha deciso di prendere un pennarello per ripristinare i colori originali. Un Paese dove ogni giorno ai passanti è richiesto di restaurare le basi di convivenza civile.
Buon mercoledì.
(La mia intervista a LuciaLibri)
Nel suo più recente romanzo, “I Mangiafemmine”, Giulio Cavalli immagina una società in cui i femminicidi siano legalizzati. «È una questione – chiarisce in questa videointervista – che mette in discussione il maschio che sono stato, in qualche modo mi autoprocesso. Quello dei femminicidi è un tema che non va rimandato, ma guardato negli occhi e affrontato, altrimenti travolgerà tutti. Siamo in un periodo storico in cui il romanzo politico è scomparso…»
A DF, luogo di carta in cui Giulio Cavalli torna per la terza volta, dopo i romanzi Carnaio e Nuovissimo Testamento, lo fa anche ne I Mangiafemmine (204 pagine, 18 euro), il suo più recente romanzo, edito ancora da Fandango – per legge viene legalizzato il femminicidio. «Di questi tre romanzi è quello che ho sedimentato di più – ammette Giulio Cavalli, intervistato a Palermo, dopo la sua presentazione alla libreria Europa – perché impatto quasi quotidianamente con la questione dei femminicidi, per via del mio lavoro di giornalista, i numeri sono spaventosi. E poi è una questione che mette in discussione molto di me, del maschio che sono e di quello che sono stato, in qualche modo, scrivendo questo romanzo, ho anche processato me stesso. Quando scrivo letteratura mi consento di esondare, di non stare dentro dentro le regole di qualsiasi tipo, sia stilistiche che emotive…».
Con I Mangiafemmine siamo dinnanzi a un’opera eminentemente politica. «Purtroppo – osserva Giulio Cavalli – siamo in un momento storico in cui è scomparso il romanzo politico. Chi prova a mettere il piede nel contemporaneo viene arso sul rogo, come è accaduto a Michela Murgia. Siamo in un momento in cui, secondo me, la consapevolezza politica della letteratura, e ancor prima dell’editoria, è piuttosto carente…».
Nel mirino de I Malafemmine c’è un retaggio culturale, quello che del patriarcato senza fine e inciso nel Dna di molto maschi. «Il problema di fondo – fa notare Giulio Cavalli – è della cultura conservatrice che vorrebbe che i nostri atavici vizi venissero considerati come tradizioni ed è un rischio pericolosissimo perché è una colonizzazione del pensiero che consente di spostare l’etica ogni giorno di qualche metro più in là.. Ci sono secoli da percorrere in fretta prima che continuino a rimanere troppe vittime per terra. Quello dei femminicidi è un tema che non riusciremo a rimandare ancora lungo, da affrontare guardandolo dritto negli occhi, oppure, come spesso è accaduto nella storia, ci travolgerà…».