Vai al contenuto

Giulio Cavalli

ll Bestiario della settimana – “Ti piace il teatro? Allora sei gay”. L’ultima follia di Elon Musk. E l’editrice… Giubilei

Se ti piace il teatro sei gay

La figlia transgender ha fatto saltare i nervi a Elon Musk, lo straricco americano che piace così tanto alla destra di casa nostra e di casa loro. L’uomo che aveva comprato Twitter trasformandolo in X evocando il feticcio della libertà ha cominciato a sparare contro il figlio Xavier – ora Vivian – dichiarandolo “morto” per la sua scelta. Poi su X ha scritto: “Xavier è nato gay e leggermente autistico, due caratteristiche che contribuiscono alla disforia di genere. Lo sapevo da quando aveva circa 4 anni e sceglieva i vestiti da farmi indossare come una giacca e mi diceva che erano “favolosi!”, così come il suo amore per i musical e il teatro. Ma non era una ragazza”. Occhio ad andare in teatro, si diventa gay. 

L’editrice Francesco Giubilei

Surreale scenetta televisiva. Protagonista l’editore Francesco Giubilei, ultimamente assurto a profeta culturale di Meloni e compagnia cantante. Parlando di Kamala Harris, Giubilei la definisce “candidato”. In studio lo correggono: candidata. “Mi sento più a mio agio col maschile”, dice Giubilei. Peccato che sia così poco a proprio agio con la lingua italiana. Come dice giustamente l’account grande_flagello su X: “E allora vai di piloto, farmacisto, autisto, baristo e giornalisto!”. Brava, Giubilei. 

La priorità in Liguria dopo l’arresto di Toti

La consigliera regionale ligure Sonia Viale (Lega) ha presentato un quesito in consiglio regionale contro Google Translate, “colpevole” di non tradurre correttamente la lingua ligure. “Se si prova a inserire nell’applicazione frasi in Italiano da tradurre in Ligure, vengono fuori traduzioni inventate o in una lingua che nessuno ha mai parlato in Liguria”. Occhio che ora cade la Giunta per questo. 

L’originalità di TeleMeloni

Comunicato stampa della Rai sul nuovo programma “Se mi lasci non vale” in onda la prossima stagione: “Sei coppie in crisi, selezionate attraverso casting mirati ed approfonditi, accettano di partecipare al programma per rimettersi in gioco e ritrovarsi. Si tratta di coppie in crisi provenienti da tutta Italia […] Una vera e propria scuola per coppie, un corso di educazione sentimentale”. Si tratta evidentemente della copia del fortunato programma Temptation Island in onda sulle reti Mediaset. Ma la Rai del nuovo corso, si sa, ci tiene a fare sempre brutta figura e quindi ha scelto come “educatore sentimentale” Luca Barbareschi, secondo il quale le denunce di molestie delle attrici servono “a farsi pubblicità”. E semmai è vero il contrario: “Non ho mai avuto bisogno di trucchi per scopare. Ma mi è capitato di dire “Amore, chiudi le gambe, interessante ma ora parliamo di lavoro”.

Come lotta Pino Insegno

“Polemiche? Non le ho mai ascoltate, ho risposto coi numeri”, dice il conduttore (nonché amico dei Fratelli d’Italia) Pino Insegno. Ma la sua trasmissione Reazione a catena con la sua conduzione ha perso appeal e ascolti, in calo di 3/4 punti (anche nelle puntate senza Europei). Ed è già reduce dal flop del Mercante in Fiera.

A proposito di Casapound e di Delmastro

Come racconta Alekos Prete su X il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro, partecipò, insieme al picchiatore Francesco Polacchi, alla conferenza organizzata nel 2019 dal circolo di CasaPound Asso di Bastoni, dove pochi giorni fa è stato aggredito il giornalista de La Stampa Andrea Joly. Sempre Delmastro alla festa nazionale di CasaPound a Verona disse testualmente: “Grilli, grillini e pentastellati, vi vogliamo cercare nelle vostre case”. Ce l’aveva con i “grillini eterodiretti da Mattarella”.

Ancora a proposito di CasaPound e la Lega

È passata sotto traccia la notizia che la Lega ha ritirato la tessera a Igor Bosonin, 46 anni, uno dei quattro uomini accusati di aver aggredito sabato il giornalista Andrea Joly. Candidato nel 2018 come sindaco di Ivrea per CasaPound si era tesserato al Carroccio come sostenitore e non come militante (il partito prevede un doppio grado di tesseramento). Chissà se Salvini la vede la matrice. 

L’articolo ll Bestiario della settimana – “Ti piace il teatro? Allora sei gay”. L’ultima follia di Elon Musk. E l’editrice… Giubilei sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Sangiuliano specchio riflesso con Le gaffe degli altri

Quando da bambini non si sapeva più come rispondere in un’acceso scontro verbale con un amico o un’amica si finiva sempre lì. “Specchio riflesso”, si diceva, talvolta accompagnandolo anche con un gesto delle mani che rimandavano al mittente le offese. Il ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano, noto più per le brutte figure che per l’azione del suo ministero, annuncia in un’intervista a Il Foglio che sta scrivendo “un libro sugli errori dei giornalisti e dei politici. Si chiamerà ‘Le gaffe degli altri’”, spiega. “Raccolgo le inesattezze dei commentatori e degli avversari politici: così ci divertiremo”, aggiunge. Il ministro che nel giro di pochi mesi è riuscito a sbagliare su Galileo Galilei e Cristoforo Colombo, che ha collocato altrove Times Square, che ha inventato una militanza di destra di Dante Alighieri, decide di reagire così: “Specchio riflesso”.

“Sto raccogliendo tutti gli errori di giornalisti e politici per poi pubblicare un agile libretto”. Insomma, siamo alla puerile vendetta. Nelle parole del ministro si legge comunque un’invidiabile consapevolezza. Se il libello si intitolerà “Le gaffe degli altri” significa che Sangiuliano si riconosce comunque come appartenente alla lista dei gaffeur. Questo gli va riconosciuto. Tra gli altri talenti non si può tacere il gnegneismo di governo che a volte sfocia nel vittimismo, marchio doc della squadra di Giorgia Meloni. Al ministro non resta che fare un augurio: che il suo libro possa scalare le classifiche, essere presentato a Times Square (ma quella di Londra) e che infine meriti di arrivare alla finale di un prestigioso premio letterario. A quel punto troverà un ministro che gli dirà che gli è piaciuto pur ammettendo di non averlo letto.

L’articolo Sangiuliano specchio riflesso con Le gaffe degli altri sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Altro che buone vacanze

L’estate resta nell’immaginario collettivo (e nella prosopopea della ministra Santanchè) la stagione del riposo e del divertimento. 

L’estate 2024 è un lusso per un terzo delle famiglie italiane (30,4%) che non ha la possibilità economica di concedersi una vacanza. Ancora peggio se si considerano le famiglie con figli, tra le quali la percentuale sale al 43,2%. 

L’estate 2024 è un’inverno caldo per i cosiddetti lavoratori poveri, quei tre milioni di persone che guadagnano meno di 11.500 all’anno. Si alzano al mattino, lavorano tutto il giorno e tornano a casa sfiniti per essere comunque poveri. Sotto i 12 mila euro all’anno ci sono un terzo dei lavoratori. 

Ma nell’estate del 2024 è un lusso anche ammalarsi. Secondo uno studio della Federazione dei medici di base (Fimmg) i pochi medici di base quando vanno in ferie “cedono” temporaneamente i propri pazienti – tutti alla soglie del tetto di 1.500 stabilito dalla legge per ogni medico – a un collega. Il centro studi della Fimmg calcola che per ottenere un appuntamento con il proprio medico di base ci vorranno fino a due settimane. 

A questo si aggiunge la disastrosa situazione delle liste d’attesa negli ospedali se per caso un malcapitato avesse bisogno di un esame specialistico. Che la nuova legge non risolverà le criticità esistenti l’ha riconosciuto anche il ministro Schillaci. “Servirebbe una manovra”, dice. Tradotto: servirebbero soldi che non ci sono. 

L’estate 2024 è la fotografia del Paese: se stai bene – di salute e di portafoglio – avrai il diritto di riposarti. Altrimenti niente. 

L’articolo Altro che buone vacanze sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Non serve l’intervento della magistratura, CasaPound si può sciogliere per decreto

Dice il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli che solo la magistratura ha il potere di sciogliere movimenti neofascisti come CasaPound. La tesi è stata illustrata qualche giorno fa in un’intervista con La Stampa, nella quale Donzelli ha condannato l’aggressione a un giornalista della testata torinese da parte di militanti di estrema destra ma ha insistito che la politica non dovrebbe intervenire nello scioglimento di tali organizzazioni, rispettando la separazione dei poteri e mantenendo l’Italia come uno Stato di diritto. Ieri anche il leader di Forza Italia e ministro, Antonio Tajani, ha in sostanza ribadito il concetto: “Spetta alla magistratura e al legislatore. C’è una legge che prevede che ci debba essere una sentenza della magistratura”, ha detto il vicepremier.

Caso CasaPound, il potere esecutivo nello scioglimento di organizzazioni neofasciste

Peccato che le cose non stiano così. Come spiega Pagella Politica la legge italiana prevede che, in casi straordinari di necessità e urgenza, il governo può sciogliere organizzazioni di stampo fascista senza attendere una sentenza della magistratura. Questo potere è conferito dal decreto-legge, uno strumento che permette al governo di agire immediatamente, con l’obbligo di ottenere poi la conversione in legge da parte del Parlamento entro 60 giorni.

La “legge Scelba” del 1952 disciplina nel dettaglio il divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista, punendo chiunque esalti pubblicamente i principi del fascismo. Essa consente al governo di intervenire direttamente per sciogliere movimenti che promuovono la violenza come metodo di lotta politica e che si riconoscono nei valori fascisti, purché vi sia una chiara ed evidente necessità urgente.

Donzelli comodamente ignora queste disposizioni spostando la responsabilità esclusivamente sulla magistratura e minimizzando il ruolo attivo che il governo potrebbe avere. È l’ennesimo indizio sulla reale volontà politica di Fratelli d’Italia e dell’esecutivo Meloni di contrastare efficacemente le organizzazioni neofasciste come CasaPound.

La contraddizione di Donzelli e la volontà politica del governo

Il caso recente di Forza Nuova, i cui vertici sono stati condannati per l’assalto alla sede della CGIL a Roma, rappresenta un esempio significativo. Nonostante la gravità dei fatti il governo non ha adottato misure drastiche per sciogliere il movimento, evidenziando una mancata azione che va oltre il mero rispetto delle procedure legali, configurandosi come una chiara scelta politica.

In passato, altri governi italiani hanno utilizzato il loro potere per sciogliere organizzazioni neofasciste. Nel 1973, il ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani decretò lo scioglimento di Ordine Nuovo; nel 1976, Francesco Cossiga fece lo stesso con Avanguardia Nazionale; e nel 2000, il ministro Enzo Bianco sciolse il Fronte Nazionale. Questione di volontà politica. 

La reticenza di autorevoli esponenti della maggioranza a riconoscere le possibilità di intervento governativo, quindi, non sembra essere una questione di semplice carattere tecnico. Se lo scopo era quello di giustificare l’inazione politica del governo si può tranquillamente dire che la missione è fallita. Ignorare il potere dell’esecutivo di sciogliere organizzazioni pericolose come CasaPound, in nome di una supposta separazione dei poteri, ha l’aria di essere più uno scarico di responsabilità che una posizione basata su principi oggettivi.

La realtà, confermata da esperti, come il professor Ugo Adamo, è che l’intervento è possibile e dipende solo dalla volontà politica di chi governa. Quindi, se CasaPound continua a esistere, la responsabilità ricade interamente su chi ha il potere, ma non la volontà, di esercitarlo.

L’articolo Non serve l’intervento della magistratura, CasaPound si può sciogliere per decreto sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Mafia e appalti: il duo che puntava alle Olimpiadi si era già aggiudicato bandi milionari per l’Italia

La notizia è durata giusto qualche giorno perché di mezzo ci sono le Olimpiadi di Milano-Cortina. Nella mattinata del 18 luglio, la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano ha portato a termine un’importante operazione che ha visto l’arresto di due noti imprenditori, Francesco Scirocco e Giovanni Bontempo, legati al clan dei Barcellonesi. I due, tramite una società, avevano provato ad aggiudicarsi un bando da 28 milioni di euro per un parcheggio per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026.

Gli arresti e il coinvolgimento della mafia

L’altra notizia, quella che dovrebbe provocare sobbalzi in un Paese in cui la lotta alla mafia abbia ancora un senso è che un pregiudicato per concorso esterno in associazione mafiosa come Scirocco insieme al suo socio avevano accumulato un impressionante portafoglio di appalti pubblici in tutta Italia, riuscendo a vincere gare per un valore complessivo di oltre 103 milioni di euro tra il 2020 e il 2024. Lo scrive in un suo report la Onlus ligure Casa della legalità che da anni si occupa in Liguria di infiltrazioni mafiose.

“Raccogliamo questi dati nell’ambito dell’attività di monitoraggio che effettuiamo sugli appalti pubblici, ed in generale i rapporti con la Pubblica Amministrazione di imprese legate a soggetti della criminalità organizzata di stampo mafioso, al fine di documentare la permeabilità alle mafie degli Enti Pubblici da un lato, e verificare le relazioni tra imprese che, nei casi si dimostrino consolidati, rappresentano un campanello di allarme sulla possibile attività di “cartelli” volti al controllo e spartizione delle commesse pubbliche”, spiega a La Notizia Christian Abbondanza, presidente dell’associazione.

Per Abbondanza l’impresa gestita dal duo Scirocco-Bontempo “evidenzia, nella loro componente mafiosa, l’inserimento in quell’ampio reticolo di Cosa Nostra che ricade sotto l’influenza dei Santapaola (al vertice di Catania e con forte influenze su Messina e altri territori confinanti, come Ragusa)”. “Un ragnatela mafiosa che storicamente ha visto il binomio ‘mafia – appalti’ consolidarsi nei tempi dei ‘Cavalieri dell’Apocalisse mafiosa’ – spiega Abbondanza –  e con i colossi imprenditoriali nati nel loro solco e che, tra crescite predatorie e milionari crack, si rigenerano costantemente, tenendo saldi i rapporti con la Pubblica Amministrazione”.

L’elenco già trasmesso agli investigatori dalla Onlus è lungo. Tra i progetti più significativi aggiudicati nel corso degli anni, spicca la realizzazione di una nuova infrastruttura di trasporto pubblico locale costiero a Imperia. Questo progetto, ottenuto nel febbraio 2023, ha visto l’Infrastrutture M&B Srl aggiudicarsi un appalto del valore di 4.337.710,66 euro. Nel giugno dello stesso anno, hanno vinto un appalto per la costruzione di un nuovo asilo nido a Diano Marina, con un importo di 986.453,51 euro.

A Sanremo, nel 2022, Scirocco e Bontempo avevano vinto un appalto per il risanamento del muro di sostegno su Via G. Borea, con un valore di 410.751,14 euro. Poco dopo, si sono aggiudicati la riqualificazione energetica e l’adeguamento sismico delle scuole elementari e medie Camillo Sbarbaro a Borgio Verezzi, un progetto da 749.182,16 euro.

In Sardegna, nel Comune di Bitti, hanno ottenuto un progetto per la messa in sicurezza e il ripristino della viabilità delle strade comunali, con un importo di 417.822,05 euro. Sempre in Liguria, a Moneglia, si sono aggiudicati l’intervento di difesa costiera e la riqualificazione del litorale, un progetto da 585.171,39 euro.

Appalti milionari in tutta Italia

Il dominio di Scirocco e Bontempo si estendeva anche in Lombardia, dove l’Infrastrutture M&B Srl si è aggiudicata numerosi contratti per la manutenzione degli impianti idrici dei comuni gestiti da Como Acqua Srl. Nel maggio 2022, hanno ottenuto un appalto da 140.000 euro per la manutenzione ordinaria e straordinaria. 

Nel 2023, l’azienda ha continuato a espandersi aggiudicandosi un accordo quadro per la riqualificazione degli alloggi sfitti nelle province di Brescia, Cremona e Mantova, con un contratto di oltre 3.612.251,43 euro. Nello stesso periodo, hanno ottenuto un altro appalto significativo per la messa in sicurezza delle strade comunali a Bitti, in Sardegna, con un valore di circa 417.822,05 euro.

In Emilia-Romagna, il Comune di Zocca ha visto l’assegnazione di un appalto da 1.027.490 euro per la riqualificazione dell’area sportiva. Nel Lazio, a Civitavecchia, Scirocco e Bontempo hanno ottenuto un contratto da 5.300.000 euro per l’efficientamento energetico e il consolidamento strutturale di edifici residenziali.

In Piemonte, l’azienda si è aggiudicata un contratto per lavori di straordinaria manutenzione e adeguamento delle verande e controsoffittature del secondo piano del Palazzo Arsenale di Torino, con un valore di 1.078.852 euro. Hanno anche ottenuto appalti per la manutenzione straordinaria degli edifici scolastici a Bergamo e per l’ampliamento della Scuola dell’Infanzia Sant’Anna a Piove di Sacco, per un valore di 369.105,94 euro.

Una parte considerevole del loro successo è legata ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Tra i progetti finanziati con questi fondi, spicca l’accordo quadro con Anas per la manutenzione straordinaria del corpo stradale in Sicilia, un contratto da 40 milioni di euro ottenuto nel 2021. Nel 2023, hanno ulteriormente consolidato la loro posizione vincendo appalti per lavori di ingegneria e architettura per la mobilità ciclabile in città come Torino, Genova, Milano e Napoli, per un totale di oltre 15 milioni di euro.

In Sicilia, nel comune di Avola, hanno partecipato a un progetto per la realizzazione della strada portuale di collegamento tra le vie E. Morante, viale Indipendenza e via Miramare, aggiudicandosi un contratto da 1.665.667 euro.

Tra le ulteriori aggiudicazioni di rilievo, spiccano diversi appalti in Lombardia, come il completamento dell’area parcheggio veicoli e relativa viabilità a servizio della Palazzina 64 di P. G. a Linate, del valore di 49.167 euro, e la realizzazione di aree parcheggio presso il compendio n. 0 di P. G., per un importo di 196.717 euro.

Di fronte al Gip il geometra di Gioiosa Mare detenuto nel carcere di Catania, Francesco Scirocco, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha scelto una linea diversa invece Giovanni Bontempo, ascoltato nel carcere di Opera. Bontempo, difeso dall’avvocato Alessandro Pruiti, ha risposto alle domande respingendo le accuse di favorire i clan. Di loro due rimarrà il processo e la sentenza che verrà, insieme alle foto del già pregiudicato Scirocco che sul suo profilo Facebook rendeva l’estremo saluto a Silvio Berlusconi pubblicando una loro istantanea, insieme nel salotto dell’ex cavaliere. 

“La permeabilità della Pubblica Amministrazione e del mondo delle imprese ‘estranee’ – spiega il presidente della Casa della Legalità –  alle imprese mafiose si è perfezionato ed è progredito, grazie al calo di attenzione ed al ritorno a quelle forme perverse di negazionismo istituzionale, di cui le riforme in materia antimafia e della Giustizia in generale – secondo Abbondanza –  sono una diretta conseguenza. La D.I.A. recentemente, parlando della Liguria, ha affermato che vi sia stata l’accettazione e l’inclusione delle organizzazioni mafiose con le loro reti di imprese”.

La mole di lavori accaparrati dai due alimenta gli interrogativi più preoccupanti: c’erano coperture politiche che consentivano ai due di lavorare in tutta Italia E soprattutto: cosa non ha funzionato nelle leggi di controllo degli appalti? Forse vale la pena, anziché ampliare le maglie, stringere i cordoni del codice degli appalti sempre più spesso “bucato”.

L’articolo Mafia e appalti: il duo che puntava alle Olimpiadi si era già aggiudicato bandi milionari per l’Italia sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Stizza di Stato

La ministra al Turismo Daniela Santanchè contro il New York Times. Già scritta così la diatriba risulta imbarazzante. Che questa maggioranza, Fratelli d’Italia in testa, abbia dei seri problemi nel confrontarsi con i giornalisti è storia nota. 

Dell’idiosincrasia per il giornalismo del governo ne hanno scritto a Bruxelles quelli della Commissione europea, la denunciano le organizzazioni internazionali che si occupano di libertà di stampa e perfino il quieto Mattarella ha dovuto intervenire nel tentativo di raddrizzare la rotta e la credibilità nazionale. 

La ministra rinviata a giudizio per falso in bilancio e per truffa all’Inps ha messo nel mirino il quotidiano Usa per avere scritto ciò che è sotto gli occhi di tutti: la situazione siccità al Sud peggiora di giorno in giorno e la crisi è sempre più drammatica. In Sicilia solo il 17,31 per cento degli interventi per l’emergenza idrica in Sicilia è stato completato. 

Per Santanchè scrivere la verità “inaridisce il turismo” e procurerebbe un danno d’immagine. La ministra del resto ha una singolare idea del turismo basato sul marketing sfrenato, perfino bugiardo e truffaldino se serve per fare cassa. In questa visione distorta i giornalisti dovrebbero limitarsi a fare da cassa di risonanza della comunicazione utile, una sorta di pro loco diffusa al servizio dei desiderata del potere. 

Così ancora una volta l’attenzione si sposta dall’atavico problema della reta idrica al Sud – che non è certo responsabilità solo di questo governo – all’imbarazzo internazionale per le reazioni della classe dirigente politica nazionale. Contenti loro. 

Buon venerdì. 

L’articolo proviene da Left.it qui

Prende corpo la Commissione Ue, il ruolo dell’Italia resta un rebus

Con il rinnovo della Commissione Europea all’orizzonte, i Paesi membri stanno avanzando le loro proposte per i nuovi commissari. La presidente Ursula von der Leyen ha richiesto ai governi di proporre sia un uomo che una donna, con l’obiettivo di mantenere l’equilibrio di genere raggiunto nel 2019.

I candidati in gioco: equilibri di genere e conferme strategiche

Diversi Stati membri hanno già avanzato i propri candidati. La Slovacchia ha confermato Maroš Šefčovič, mentre la Lettonia ha ribadito il sostegno a Valdis Dombrovskis. La Spagna propone Teresa Ribera, attuale ministra della Transizione Ecologica, e la Svezia ha indicato Jessika Roswall, ministra per gli Affari Europei. La Danimarca potrebbe scegliere l’ex primo ministro Lars Løkke Rasmussen e il Belgio confermare Didier Reynders, attuale commissario alla Giustizia.

Altri possibili candidati includono Kaja Kallas per l’Estonia e Tytti Tuppurainen per la Finlandia, entrambe figure di spicco nei rispettivi governi. Kallas è sostenuta dai leader Ue per guidare la politica estera, assegnandole di fatto quindi anche il ruolo di vicepresidente della Commissione. L’Ungheria, invece, potrebbe cercare di mantenere Olivér Várhelyi come commissario, vista l’aria non proprio favorevole a Bruxelles dopo le intemperanze di Orbàn alla guida del Consiglio europeo. 

Diversi governi hanno scelto di evitare una brutta lotta interna riproponendo i commissari della scorsa legislatura per Berlaymont, il quartier generale della Commissione. Oltre a Maroš Šefčovič (Slovacchia) e Valdis Dombrovskis (Lettonia) dovrebbero essere confermati Dubravka Šuica (Croazia) e Wopke Hoekstra per l’Olanda. Rimangono in bilico le eventuali conferme di Thierry Breton (Francia) e Margaritis Schinas (Grecia). 

La sfida italiana: Meloni tra tensioni interne e pressioni europee

L’Italia, sotto la guida di Giorgia Meloni, si ritrova in una posizione difficile dopo l’isolamento già evidente nella scelta dei presidenti e vice presidenti delle commissioni parlamentari. Meloni spera di ottenere un portafoglio di rilievo ma le tensioni politiche interne e le controversie con Bruxelles su temi come l’immigrazione potrebbero ostacolare le sue ambizioni. 

I nomi più discussi per l’Italia includono Elisabetta Belloni, attuale capo del Dipartimento per le Informazioni e la Sicurezza,, Antonio Tajani, ministro degli Affari Esteri ed ex presidente del Parlamento Europeo (che comunque smentisce) e il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR Raffele Fitto. 

Ma la partita italiana per la prossima Commissione non è sui nomi. È una questione di portafoglio. Von der Leyen starebbe pensando all’Italia per il ruolo del nuovo commissario dedicato al Mediterraneo, figura più simbolica che operativa. Negli uffici di Bruxelles si teme che un nome italiano in quel ruolo potrebbe essere una leva per la propaganda contro l’immigrazione che Meloni e Salvini agitano abitualmente. Per questo si preferirebbe dall’Italia un nome forte che garantisca anche spessore e autonomia rispetto alla maggioranza di governo. Nome che la destra italiana non ha, escluso Tajani. 

Una volta terminato il lavoro di von der Leyen nella scelta dei nomi i nuovi commissari dovranno comunque passare dal voto del Parlamento Ue. Il voto parlamentare potrà bocciare i candidati commissari e a quel punto toccherebbe al Paese in questione avanzare nuove proposte. Nel 2019 furono bocciati il candidato francese, romeno e ungherese. 

Von der Leyen punta a terminare il giro di audizioni con i candidati tra settembre e la prima settimana di ottobre per passare dal voto del Parlamento e avere la Commissione definita e operativa entro il primo novembre. A quel punto per l’Italia potrebbe essere il giorno di ufficializzare l’ennesima sconfitta europea. 

L’articolo Prende corpo la Commissione Ue, il ruolo dell’Italia resta un rebus sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Il criminale di guerra Benjamin Netanyahu al Congresso Usa

Se si dovesse tradurre l’intervento del criminale di guerra Benjamin Netanyahu al Congresso Usa in un’immagine si potrebbe partire dai familiari degli ostaggi israeliani che indossavano magliette con la scritta “Accordo subito” e sono stati allontanati dalla polizia per non disturbare. 

Nella retorica di Bibi gli ostaggi, così come le vittime del 7 ottobre del 2023, sono crudelmente la leva per incassare più armi e per garantirsi più stabilità politica. Un capo di Stato che si porta sulle spalle l’uccisione di 37 mila persone di cui un terzo sono bambini non ha il vocabolario cardiaco per empatizzare con gli essere umani, che siano “suoi” o che appartengano ai “nemici”. 

Se si dovesse tradurre l’intervento del criminale di guerra Benjamin Netanyahu si potrebbero prendere in prestito le parole dell’ex presidente della Camera Usa Nancy Pelosi – che non è certo Sanders – quando dice “di gran lunga il peggior intervento di qualsiasi dignitario straniero invitato e onorato del privilegio di rivolgersi al Congresso degli Stati Uniti”. 

Si potrebbe sottolineare che tra gli assenti alla ridda di applausi per il criminale di guerra c’era quella Kamala Harris che una parte di mondo vede come salvezza democratica del mondo occidentale. Si potrebbero sottolineare che a non presentarsi sono stati 80 deputati democratici e almeno sei senatori democratici. 

Per dare una cifra del senso del diritto di Netanyahu si potrebbe citare quel patetico passaggio del suo discorso in cui accusa la Corte penale internazionale (Cpi) di “voler mettere le mani su Israele”. Proprio lui che sogna di scippare la Palestina tenendone la popolazione sotto il tacco. 

Se si dovesse tradurre la cifra politica del criminale di guerra Benjamin Netanyahu al Congresso Usa si potrebbe scrivere che il capo di Israele ha colto l’occasione per soffiare sulla candidatura di Donald Trump. 

Il resto – la propaganda e la retorica – la potete leggere invece negli altri quotidiani in giro. 

Buon giovedì.  

Nella foto: frame del video sulle proteste di migliaia di manifestanti davanti al Campidoglio

L’articolo proviene da Left.it qui

Cara Giorgia le cose stanno così

Alla fine i nodi vengono al pettine. Il rapporto annuale della Commissione Ue sullo Stato di diritto era stato rinviato per le elezioni e leggendolo si capisce perché. Il governo di Giorgia Meloni ne esce peggio di quanto si potesse immaginare. Al paragrafo IV di pagina 31 Bruxelles analizza la cosiddetta riforma del premierato sottolineando come la riduzione dei poteri previsti per il presidente della Repubblica (che qui le destre continuano sfacciatamente a negare) sollevi “preoccupazioni”. Oltre ai “dubbi” sul fatto “che possa portare più stabilità”.

Il testo cita anche i rilievi sollevati dall’Associazione nazionale costituzionalisti secondo i quali il capo dello Stato risulterebbe “indebolito”. A questi appunti è associato anche l’eccessivo ricorso ai decreti legge che sta provocando effetti sul corretto rapporto tra governo e Parlamento. Critiche anche al rapporto tra politica e giustizia per le “dichiarazioni di politici” che possono “compromettere l’indipendenza della magistratura”. Allarme sull’abolizione dell’abuso d’ufficio e sul “ruolo della criminalità organizzata nell’impossessarsi dei fondi del Pnrr”.

Era prevedibile anche la critica sulla libertà di stampa per le aggressioni ai cronisti e “un possibile effetto agghiacciante sui giornalisti che sono maggiormente esposti alle querele per diffamazione”. Un capitolo anche sulla Rai in cui si esprime “inquietudine”. No, le critiche al governo non sono un’invenzione dei “nemici” che Meloni vede dappertutto. Sono un fatto, anche politico.

L’articolo Cara Giorgia le cose stanno così sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui

Nascosti sotto al tappeto, ecco dove sono finiti i poveri

Il governo Meloni ha trovato la soluzione perfetta alla povertà in Italia: nasconderla sotto il tappeto. Come per magia, oltre 7 miliardi di euro destinati al contrasto dell’indigenza sono svaniti nel nulla. Un vero e proprio trucco da illusionista. Ma attenzione: i poveri non sono spariti. Sono ancora lì, 5,6 milioni secondo l’Istat, anche il governo gioca a nascondino. Via il Reddito di cittadinanza, dentro l’Assegno di inclusione e il Supporto formazione lavoro.

Strumenti che, guarda caso, servono più a far risparmiare lo Stato che ad aiutare chi è in difficoltà. I numeri parlano chiaro: 697.640 domande accolte per l’Assegno di inclusione, circa un milione e 700mila persone coperte. E gli altri 4 milioni di poveri? Evidentemente non esistono. Forse si sono volatilizzati o sono stati inghiottiti da un buco nero. Il Supporto formazione lavoro? Un miraggio nel deserto: 96.161 domande accolte in 10 mesi. Ma quanti hanno trovato realmente lavoro? Non si sa.

Nel frattempo, mezzo milione di famiglie che prima ricevevano il Reddito di cittadinanza ora si ritrova con un pugno di mosche. E che dire dei lavoratori poveri? Tre milioni e mezzo di invisibili, che non hanno diritto né al sostegno per la povertà né a un salario minimo dignitoso. In questo teatrino dell’assurdo, il governo Meloni recita la parte del prestigiatore maldestro: cerca di far sparire la povertà, ma si dimentica che sotto il palco ci sono milioni di italiani che quella povertà la vivono sulla propria pelle ogni giorno Alla fine, l’unica cosa che davvero scompare sono i diritti e la dignità di chi fa fatica ad arrivare a fine mese. La povertà è solo un’illusione ottica ma ci credono solo i non poveri.

L’articolo Nascosti sotto al tappeto, ecco dove sono finiti i poveri sembra essere il primo su LA NOTIZIA.

L’articolo proviene da lanotiziagiornale.it qui