Eppure si sapeva fin dall’inizio: il rispetto dei tempi nei lavori sarebbe stato il modo migliore per tenere il più possibile lontane le mafie da Expo. E infatti non è andata così. Quindi bisogna stringere i tempi e inevitabilmente allentare (o “snellire”, o “velocizzare” fate voi) la burocrazia. L’allarme, a dire la verità, era stato già lanciato dalla Commissione di “saggi”: Nando Dalla Chiesa più di una volta aveva parlato dell’altissimo pericolo in Expo smentendo (giustamente) in parte il solito buonismo della Giunta Pisapia che si ostina a dichiarare Expo “mafia free” mentre già ci sono state trentatré (33!) imprese interdette perché in odore di mafia di cui sei solo negli ultimi sei mesi. Come scrive Repubblica:
Fra le novità ci sono più poteri di coordinamento affidati al prefetto, ma soprattutto un innalzamento del valore minimo degli appalti che farà scattare il meccanismo dell’informativa antimafia. D’ora in poi,si partirà da contratti che valgono non più 50mila euro (la cifra rimarrà tale per attività considerate a rischio come i servizi di pulizia o di ristorazione), ma 100mila (comunque inferiore ai 150mila indicati nel Codice antimafia). Maglie di fatto un po’ più larghe.
E non ci interessano le rassicurazioni di Pisapia, Maroni e Podestà (in uno stonatissimo unisono di larghe intese) se basta ricordare che nelle ultime indagini antimafia i clan si dicevano disposti anche di accontentasti di “tanti piccoli lavori” come ad esempio la sicurezza:
“Qui minimo per la sicurezza di Expo ci vogliono 500 uomini” dice intercettato Emanuele De Castro che per conto della ‘ndrina gestisce la “bacinella”, il fondo pensionistico che la ‘ndrangheta tiene pronto per sostenere i propri uomini e le loro famiglie. Gli risponde Vincenzo Rispoli: “Se tu su un appalto di questo ci guadagni 5 euro l’uno al giorno, vedi che cifre che si fanno”. Dopodiché discutono sul come ottenere appalti. “Un appalto diretto è impossibile che ce lo danno a noi. E quindi abbiamo bisogno di una serie di ditte tra virgolette pulite”. (dallo spettacolo DUOMO D’ONORE).
I tempi sono stati sforati, questo è il fatto. La promessa non mantenuta. La buona pratica evitata.