Io non so cosa abbia in testa di fare Matteo Renzi nei primi 100 giorni di governo, quelli che sono considerati la “luna di miele” che ogni nuovo presidente del consiglio (volutamente minuscolo) ha a disposizione per mettere a segno qualche “colpo” politico importante. Presumo (con presunzione e pregiudizio) che sicuramente troverà qualche accattivante definizione per qualche “epica” impresa politica che si arenerà com’è stato per la legge elettorale ma comincio ad essere sinceramente preoccupato per l’assenza (ormai troppo lunga e sistematica per essere un caso) di obiettivi chiari e concreti nel campo della lotta alle mafie. Mi sembra strano (e spero che sia solo strano) che un comunicatore come lui abbia perso l’occasione di spendere unaparolachesiauna su Nino Di Matteo, almeno per la sua furbizia nel distinguersi dagli altri e per incassare un applauso facile facile nel bacino elettorale del Movimento 5 Stelle.
Per carità, so bene che avendo bisogno di Alfano, Formigoni e compari per avere i numeri al Senato (volutamente maiuscolo ma inteso come istituzione) il tema dell’antimafia rischia di toccare qualche corda sensibile degli alleati in questa radura che vorrebbe essere prateria (cioè le larghe intese) ma il dubbio più atroce sia che qualcuno gli abbia “consigliato” (scriviamolo così, va) di non affrontare l’argomento: e se c’è qualcuno che credibilmente abbia potuto farlo è Berlusconi o Napolitano.
In un Paese che è riuscito a fare passare come paladino dell’antimafia Roberto Maroni e addirittura ha acceso lo spirito antimafioso di Angelino Alfano (vi ricordate la famosa frase “lo Stato è pronto a rendere più duro il 41 bis“?) un silenzio del genere suona rumorosissimo e non si può non notare. Apriamo l’ennesimo tempo con altre priorità rispetto alla lotta alle mafie. E va bene. Ma dilla una cosa antimafia, Renzi, una sola. Almeno provaci.