A tutti noi è capitato di stare in Aula Magna ad ascoltare Il Grande Autore. Poi, quando si cresce, il rischio di diventare Il Grande Autore anche nelle piccole cose è talmente reale che conviene vaccinarsi quotidianamente leggendo Utili Post, come questo di Galatea:
Il Grande Autore, quando entra nella sala, ha il sorriso condiscendente di un Dio in visita, che s’è materializzato per sfizio e ora osserva con bonomia quello strano, divertente caos che sono in grado di fare i mortali. L’Aula Magna è strapiena di ragazzini, seduti dove capita, perché le Aule magne sono state fatte negli anni in cui le classi tenevano sì e no venti alunni, e adesso ce ne sono quasi trenta per ognuna, moltiplicati per lo stesso numero di classi e anche di più: per cui i posti a sedere sono pochi, ci si litiga le sedie, e le insegnanti, in piedi, devono fare da vigili urbani, smistando qui e là i fanciullini, facendoli accoccolare per terra, e controllando nel frattempo la disposizione, per evitare accrocchi di bulli o di ochette.
Sono stremate, le insegnanti, perché è da due settimane che a scuola non si parla d’altro di questo incontro con Lui, che, a dir la verità, nessuna di loro voleva, perché i suoi romanzi, saggi e raccolti sono indigeribili persino per gli adulti, figuriamoci se possono essere fatti leggere ai ragazzi: ma c’è sempre un genitore che conosce un grande autore e si offre di invitarlo, e se gli si dice di no è capace di fare fuoco e fiamme, sbraitando che la scuola perde occasioni meravigliose, i docenti sono citrulli, il Preside insensibile.