L’Italia vuole comprare un satellite spia da Israele, un gadget satellitare che costerà oltre 200 milioni di euro. E’ questo uno degli aspetti più inquietanti dell’accordo militare che sta venendo discusso tra i due Paesi. E che rischia di venire pagato molto caro dai contribuenti. Oltre al satellite spione, il ministero della Difesa dovrebbe acquistare anche due aerei radar israeliani ancora più costosi: 760 miliioni di euro. Israele è disposto ad acquistare 30 Alenia-Aermacchi 346 solo a patto che Roma investa la stessa cifra nelle industrie militari locali. Se l’Italia vuole piazzare gli addestratori a reazione costruiti nel Varesotto, allora deve mettere sul piatto un miliardo di euro. Alla faccia della crisi. Le trattative – descritte in un lungo report della rivista specializzata ‘Defensenews’ – prevedono che i nostri generali firmino il contratto per i due radar volanti, un progetto che da almeno cinque anni è in cima alla lista dei desideri dello Stato maggiore. Si tratta di jet Gulfstream riempiti di sistemi elettronici avanzatissimi, in grado di controllare tutto: cielo, terra, mare, comunicazioni radio e telefoniche. Aerei che batteranno ogni record nelle spese militari: ognuno verrà 380 milioni di euro. Ma per pareggiare il conto con Israele, il governo Monti dovrà fare ancora di più: comprare un satellite spia Ofeq, da mandare in orbita nel 2014. Il mese di febbraio era il mese in cui tutti ci siamo messi in movimento per il disarmo ma ancora una volta i movimenti su questo capitolo sono sempre sotterranei. E viene difficile capire perché qualcosa debba rimanere poco trasparente mentre si parla di partecipazione e trasparenza come bene comune. L’articolo dell’Espresso grida vendetta. Democratica e disarmata, si intende.