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Alessandro Notarangelo

Loro abitano qui

La notizia così nuda e cruda sembra la solita notizia da omicidio. Nemmeno troppo interessante visto che la vittima è albanese e i morti ammazzati se sono albanesi sono meno interessanti, si sa. Poi il luogo dell’omicidio è Casorate Primo, in provincia di Pavia, e capite che il nome non aiuta per aprirci una mitologia.

Però Sali Kutelli (si chiama così l’albanese morto ammazzato) è stato ucciso a colpi di pistola, quella sera del 14 gennaio, mentre camminava nella via principale del paese. Ha cominciato a correre. Correva lui e quelli dietro con la pistola che l’hanno ammazzato come si ammazzano i cani per strada appena scende la sera sull’attenzione, la paura e nel cielo. E un morto ammazzato nella via del centro non è proprio un morto ammazzato da finire nel cassonetto delle storie di cui non occuparsi, forse.

Poi mettici che i due che lo rincorrevano oggi hanno un nome:  Giuseppe Trimboli, 28 anni, e Alessandro Notarangelo, 39 anni, residenti a Casorate Primo. Anche loro. Omicidio in casa loro. Come i cani che pisciano per tenersi il territorio. Le indagini condotte dai carabinieri di Pavia, e coordinate dal sostituto procuratore Paolo Mazza e dal procuratore capo Gustavo Cioppa dicono che si tratta di problemi di droga: gestione dello spaccio nelle zone di Pavia e Milano. E l’albanese con la droga qui in Lombardia quasi te lo aspetti. C’è gente che ci ha costruito una carriera politica, anche.

Eppure Giuseppe Trimboli è proprio della famiglia Trimboli che spicca tra le famiglie che contano in questioni di ‘ndrangheta. La famiglia di Rocco Trimboli, “un irrinunciabile punto di riferimento per le collegate ‘ndrine piemontesi e lombarde”, dicono le carte che hanno portato al suo arresto.

E così albanesi, mafia e droga si mescolano e (finalmente) rendono tutto più difficile per chi si ostina a volere dividere i crimini e i criminali per ostentare controllo e infondere sicurezza. Anche perché la cocaina che vendeva Kutelli (c’è da scommetterci) era per lombardi lombardissimi. E così ci entrano anche gli indigeni: quelli del nord. Quelli che non hanno visto e sentito lo sparo. Quelli che ci abitano vicino, al Trimboli di “quei Trimboli lì che in Calabria fanno i mafiosi”.

E invece il morto ammazzato è qui. Loro abitano qui. Vivono qui. Lavorano qui. E’ una notizia nostra. Per intendersi.

E’ un episodio isolato, aveva detto il sindaco.