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Alfredo Celeste

Sedriano, Alfredo Celeste e la mafia inosservata (la sentenza completa)

imageHa urlato per anni al complotto, insultando il prefetto di Milano, il ministro degli Interni, gli oppositori politici, la stampa e persino i commissari mandati da Roma a Sedriano, per ‘ripulire’ quel comune del Milanese che nell’ottobre del 2013, primo e unico caso in Lombardia, era stato sciolto per mafia.

Ieri però per l’ex sindaco Alfredo Celeste (Forza Italia) è arrivata la doccia fredda: il Tar del Lazio ha confermato tutto (qui la sentenza ), respingendo il ricorso degli ex amministratori e aggiungendo particolari agghiaccianti su una cittadina di 11 mila abitanti a nord di Milano, che viene descritta come un villaggio della Locride, dove gli appalti finiscono nelle mani di aziende in odor di mafia, dove gli assessori vengono affiancati da ‘tutor’ esterni decisi dal sindaco (in un caso la scelta cade su un personaggio accusato di vicinanza alle cosche), dove il primo cittadino promette favori a un ‘boss’ della ‘ndrangheta in cambio di aiuti per fare carriera politica, per diventare deputato. E sottomette ai suoi voleri pure i funzionari pubblici, compreso il segretario comunale che resta in silenzio di fronte ad atti amministrativi illegittimi. Un sindaco che, nel giro di quattro anni, affida al suo avvocato personale, divenuto l’unico consulente del comune in materia giuridica e urbanistica, incarichi per 430 mila euro. Uno scenario da tregenda, fino a ieri sconosciuto nei suoi dettagli più incresciosi.
“E’ tutto da dimostrare, sono innocente”, ripete Celeste. Che oggi è imputato a Milano per corruzione nel processo sui rapporti tra la politica e la ‘ndrangheta, assieme all’ex assessore regionale del Pdl, Domenico Zambetti, accusato di voto di scambio mafioso. Ma se sulle responsabilità individuali decideranno i magistrati, sulle ragioni dello scioglimento per mafia di Sedriano hanno già deciso tre diverse istituzioni: il prefetto che lo propose nel luglio del 2013, il governo di Enrico Letta che lo decise nell’ottobre dello stesso anno e, ieri, il Tar del Lazio che l’ha confermato: “Gli elementi – scrivono i giudici del Tribunale amministrativo – sono concreti, in quanti fondati su esame documentale, evidenze probatorie acquisite nelle indagini penali e audizione dei diretti interessati; (gli elementi sono) univoci, perché evidenziano che la direzione verso cui si muoveva l’organizzazione comunale (anche con le sue omissioni, parzialità e illegittimità diffuse) era stabile a beneficio, sia pure indiretto ma incontestabile, di esponenti della malavita stanziale di origine ‘mafiosa’; (gli elementi sono) rilevanti, dato che riguardavano la gestione dell’intreccio economico-finanziario che è particolarmente ambito dalla criminalità organizzata, anche ai fini di riciclaggio”.Una brutta storia, quella andata in scena a Sedriano. Comincia nella primavera del 2009, quando il centrodestra torna al potere dopo 13 anni di digiuno. Sindaco è Alfredo Celeste, nato in Puglia a Fasano nel 1953 e giunto al nord da ragazzo. Fa l’impiegato alle Poste del paese, dove viene accusato dal parroco di sbirciare nella sua corrispondenza. Ex socialista, Celeste si converte alla fede dopo l’incontro con l’esorcista monsignor Emmanuel Milingo. Così se ne va a Lugano e torna con un diploma in scienze teologiche. Nel 1994 una nuova conversione, stavolta al verbo di Forza Italia dopo aver ascoltato il discorso di Silvio Berlusconi sulla sua discesa in campo. In municipio la musica cambia. Fa il suo ingresso trionfale una statua della madonna di Medjugorje. Fra lo stupore di dipendenti e cittadini viene collocata nell’ufficio del sindaco, il quale si rifiuta di celebrare i matrimoni civili: “Insegno religione. Non posso dare certi insegnamenti in classe e poi non applicarli nella vita. Per me il matrimonio è quello davanti a Dio, punto”. Deve intervenire il prefetto, minacciando il commissariamento.

E’ un personaggio eccentrico e bizzarro, il primo cittadino. Ostenta fede e valori, vestendo i panni del moralizzatore. Ma le sue pubbliche ‘virtù’ nascondo i suoi ‘vizi’ privati. Secondo la relazione riservata del ministero degli Interni, richiamata nella sentenza del Tar, “il sindaco e altri membri dell’amministrazione frequentavano soggetti ‘controindicati’”. Uno di loro è Eugenio Costantino, imputato assieme a Celeste a Milano e detenuto in una clinica psichiatrica: “Soggetto che aveva assunto uno ruolo di rilievo nell’associazione criminale ‘ndrangheta, avendo rivestito una partecipazione nell’attività di riscontrato ‘voto di scambio’ per le elezioni regionali lombarde del 2010. (Costantino) era riuscito anche a ottenere l’elezione nel giugno 2009, nel corso di un patto ‘politico-mafioso’, di sua figlia a consigliere del comune di Sedriano”. Altro personaggio ‘pericoloso’ frequentato dal sindaco è “un medico chirurgo marito di consigliera comunale di Sedriano”. Si tratta di Marco Scalambra, anche lui imputato nel processo politica-mafia, esperto di urbanistica, edilizia e cooperative, nonché marito di Silvia Fagnani, già capogruppo di maggioranza a Sedriano. Famoso un sms che Scalambra invia a un candidato alle elezioni comunali di Rho nel 2011: “Ho cercato di portarti i voti della lobby calabrese ma purtroppo sono già impegnati. Ne rimangono circa 300, fai sapere entro domani se ti interessano come elettori”.

Secondo la relazione riservata Celeste non si limita a frequentare personaggi ‘oscuri’. Ma promette “di compiere una pluralità di atti contrari ai suoi doveri d’ufficio”. Come per esempio “la promessa, a sostegno degli interessi del sodalizio criminale operante sul territorio, dell’assegnazione di un appalto della manutenzione delle aree verdi comunali, pur se l’assegnazione risultava definitivamente in favore di altro soggetto, comunque imparentato con altra famiglia ‘mafiosa’; la promessa al suddetto medico chirurgo (Scalambra) di assegnazione di lavori di ristrutturazione di alcuni immobili”.

Il sindaco agiva inoltre da ‘dominus’ sui dipendenti del comune: “Generalizzata e illegittima ingerenza degli organi politici sull’operato di quelli burocratici, soprattutto in settori economici”. E ancora: “Risultavano tra le varie figure professionali ausiliarie del comune diversi soggetti con precedenti penali”. Inoltre: “Riorganizzazione uffici comunali nel 2009 e area tecnica divisa in due settori, di cui uno assegnato a soggetti vicini ad ambienti ‘controindicati’ (…) Lavori di messa in sicurezza di un manufatto comunale affidati a impresa i cui soci presentavano legami con criminalità”. L’elenco è lungo. Si legge anche di un “generale contesto di illegalità negli appalti”, di “affidamento lavori ad aziende prive di documentazione antimafia” e di una presenza inquietante: “Risultava operativa anche nel territorio di Sedriano un’organizzazione criminale facente capo a famiglia originaria di Platì, il cui ambito criminale riguardava il monopolio del movimento terra, il controllo dei cantieri, il settore dell’intermediazione immobiliare, con infiltrazioni negli appalti di servizi e opere pubbliche”.

Neppure gli assessori erano liberi di agire senza il permesso del sindaco. Al punto tale che alcuni di loro sono affiancati da un ‘tutor’, scelto dal primo cittadino in persona: “In particolare, risultava che all’assessore ai Servizi sociali era affiancata una consigliera comunale, moglie del medico chirurgo che esercitava notevole influenza sul Sindaco (il citato Marco Scalambra, oggi imputato a Milano nel processo mafia-politica, ndr); all’assessore ai Lavori pubblici risultava affiancato un geometra, all’epoca coordinatore del partito politico di appartenenza del sindaco; all’assessore all’urbanistica ed edilizia privata era affiancato proprio il detto medico chirurgo (…) Non si comprende per quale ragione il Sindaco aveva proceduto alla nomina dei componenti della giunta per poi avere l’intenzione di affiancare loro altri soggetti di supporto, salvo non ritenere una concezione personalistica e dirigistica della struttura comunale e di tutta l’amministrazione, finalizzata, più che al perseguimento degli interessi della collettività, al perseguimento di interessi personali e privatistici”.

A completare un quadro di sottomissione ai voleri di un sindaco amico (lui dice senza saperlo) dei ‘boss’, ci sono pure i silenzi complici dell’allora segretario comunale, Susanna Pecorella, colei che avrebbe dovuto esercitare il controllo sugli atti: “In riferimento alla figura del segretario comunale con funzioni di direttore generale (si rileva) la sua responsabilità per il silenzio serbato su alcune illegittimità da cui erano affetti provvedimenti emanati dall’amministrazione comunale (…) in ordine ad alcuni appalti assegnati, limitando la sua attività all’apposizione del ‘visto’ sotto un profilo meramente formale, risultando così evidente accondiscendenza ai voleri del sindaco e della giunta”.

E non finisce qui. In quello che è stato definito “il regno di Sua Maestà Alfredo Celeste”, c’è spazio pure per gli incarichi legali assegnati fra il 2009 e il 2013 a Giorgio Bonamassa. Si legge nella sentenza: “Il consulente legale del comune e avvocato difensore del sindaco in pregressi procedimenti penali a suo carico otteneva numerosi incarichi giudiziari e di consulenza extragiudiziale dal comune medesimo, di notevole rilievo e per consistenti importi totali, già dal 2009, a fronte di risultati non proporzionati agli importi ricevuti”. L’amico-avvocato di Celeste, per essere più precisi, ha incamerato in 4 anni la bellezza di 430 mila euro: una cifra surreale per una cittadina di 11 mila abitanti. A lui, che è un penalista, fu affidata addirittura la stesura dello strumento urbanistico comunale, una consulenza costata ai cittadini circa 100 mila euro e poi cestinata nel 2013, dopo lo scioglimento per mafia.

Sognava in grande, l’ex sindaco Celeste. Parola del ‘boss’ della ‘ndrangheta Costantino, che svela al telefono i suoi progetti per l’amico Alfredo: “Fare il sindaco non gli basta, ha attorno persone molto megalomani, vogliono portarlo a Roma come senatore”. Oggi è tutto finito. Eppure Celeste non si arrende: prepara il ricorso al Consiglio di Stato e annuncia la sua ricandidatura a sindaco per le elezioni di fine anno. Intanto, per volontà della Curia, può continuare sereno a insegnare religione ai ragazzi del liceo europeo di Arconate (Milano) e dell’istituto tecnico di Castellanza (Varese). Alla Diocesi, da mesi, insistono nell’affermare che, del caso Celeste, non ne sanno nulla. Aggiungono però che si informeranno.

(fonte)

Buongiorno maestro: insegna il sindaco del comune sciolto per mafia

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Aldredo Celeste incontra una straordinaria personalità dell’intellighenzia politica lombarda.

Di Alfredo Celeste mi è capitato spesso di scriverne. Ne ha scritto benissimo (e continua a farlo) la brava Esther Castano che insieme ad Ersilio Mattioni (autore dell’articolo per L’Espresso che riporto qui sotto) l’ha marcato ad uomo ricevendone spesso insulti e reazioni scomposte (oltre a sconvenienti avvisi di vigili esageratamente ligi). Ora il buon Celeste continua tranquillamente ad insegnare presso il liceo europeo di Arconate e ovviamente qualcuno storce il naso. Più di qualcuno. Curia esclusa. E allora si ripropone il vecchio dovere dell’opportunità che in questo Paese (profondo nord incluso) sembra così difficile da esercitare. Leggere per credere:

Lo scontro è impari, una piccola scuola di provincia contro la Curia di Milano. Il motivo è assai serio: la nomina a insegnante di religione di Alfredo Celeste, l’ex sindaco del primo comune in Lombardia sciolto per mafia. Che oggi è imputato per corruzione in un processo sui rapporti tra la politica e la ‘ndrangheta ed è sottoposto alla richiesta di “sorveglianza speciale per tre anni con obbligo di soggiorno, in quanto soggetto socialmente pericoloso”, misura voluta dalla Direzione distrettuale antimafia. Tutto questo perché Celeste ha per anni frequentato persone accusate di appartenenza o vicinanza con i clan calabresi.

Una brutta tegola sulla testa di Ermanno Puricelli, preside del liceo europeo di Arconate, comune di 6 mila abitanti in provincia di Milano. Che reagisce: “La scuola è stata messa in una situazione inaccettabile. Qui c’è un problema di grande rilievo: non si tratta di una lite di condominio, ma del primo comune lombardo sciolto per infiltrazioni mafiose. La Curia torni sui suoi passi. C’è un confine culturale che merita di essere presidiato: Insegniamo la legalità, ai nostri studenti dobbiamo garantire docenti che siamo al di sopra di ogni sospetto. Nel caso del professor Celeste questa condizione non è data”.

Il primo round, però, è stato vinto dell’imputato. La Curia ha fatto orecchie da mercante e il professore è già tornato in classe, fra l’imbarazzo di studenti e genitori, “perché i fatti contestati – spiega il preside Puricelli – non sono accaduti su Marte, bensì nel nostro territorio, a Sedriano, a pochi passi da qui. Mandare Celeste in questa scuola è stato un errore evidente”. Alla diocesi di Milano, invece, sembrano cadere dalle nuvole e l’ufficio comunicazioni sociali rende un’unica stringata dichiarazione: “Stiamo raccogliendo informazioni a proposito di quanto ci segnale. Vi contatteremo presto. Cordiali saluti”. Eppure la presidenza del liceo aveva già messo tutto nero su bianco, inviando alla Curia una lettera dai toni netti e ipotizzando per il docente l’incompatibilità ambientale: “Abbiamo espresso il nostro disagio, ricordando la vicenda e la storia di questo insegnante. Dalle informazioni finora disponibili e dalle prove raccolte è chiaro che stiamo mandando in classe una persona non totalmente credibile. Abbiamo interpellato la Curia già due volte. Attendiamo risposte”.

E’ difficile pensare che la diocesi sia all’oscuro di tutto. Il 10 ottobre 2012, quando Celeste fu arresto nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti politica-mafia, la Curia lo sospese dall’insegnamento. Ma se all’epoca il professore era un semplice indagato, ora è un imputato, gli sono piovuti addosso altri due procedimenti giudiziari e il ‘suo’ comune, il 16 ottobre 2013, è stato sciolto per mafia.

Come se non bastasse, settimana scorsa, il capo del settore finanziario di Sedriano, Albertina Grassi, ha reso in tribunale a Milano (nell’ambito del procedimento sulla richiesta di sorveglianza speciale) una testimonianza importante sulle pressioni ricevute dall’ex sindaco per favorire un imprenditore locale attivo nel campo dei vivai, la cui azienda navigava in cattive acque avendo contratto ingenti debiti sia con il comune sia con l’erario. Si tratta di Aldo De Lorenzis, imparentato con i Musitano, definiti dai magistrati di Milano “una famiglia mafiosa dominante nei comuni dell’hinterland”.

Celeste, tra il 2009 e il 2012, ha intrattenuto rapporti amichevoli con altre due persone sospettate di vicinanza alla ‘ndrangheta. Uno è Eugenio Costantino (la cui giovane figlia, Teresa, fu consigliere Pdl a Sedriano), in carcere con l’accusa di essere un ‘boss’ della mafia calabrese: avrebbe procurato 4 mila voti all’ex assessore regionale Domenico Zambetti al prezzo di 200 mila euro. Per Costantino – che fu ‘reclutato’ nel servizio d’ordine a tutela di Nicole Minetti, invitata dall’ex sindaco come “madrina della creatività femminile” – Celeste organizzò pure una festa di compleanno, affittando un salone dell’oratorio. L’altro è Marco Scalambra, chirurgo della Humanitas e marito dell’ex capogruppo Pdl a Sedriano, accusato di essere stato il collettore di voti per le cosche alle elezioni comunali di Rho nel 2011, arrestato e adesso imputato a piede libero. Famoso un suo sms, inviato a un candidato: “Fammi sapere entro domani se ti interessano i voti delle lobby calabresi”.

Celeste, nel frattempo, ostenta sicurezza: ha liquidato con un’alzata di spalle i timori del preside del liceo, ha fatto ricorso al Tar del Lazio contro lo scioglimento per mafia di Sedriano e si gode i tempi lunghi dei tribunali italiani. A causa di un errore tecnico in un capo d’imputazione il suo processo più delicato, quello per corruzione, non è ancora cominciato a due anni dall’arresto.

La sentenza di primo grado appare lontana, mentre la prescrizione (ridotta a sette anni e mezzo da una legge del governo Berlusconi nel 2005) è un’ipotesi plausibile. Non contento, Celeste annuncia la sua ricandidatura a sindaco. Dopo la spaccatura del Pdl ha scelto di stare con Silvio. Dice di provare “vergogna per la giustizia” e di confidare “solo nel buon Dio”.

Adesso aspetta il via libera di Forza Italia, anche se Mariastella Gelmini, coordinatrice dei berlusconiani in terra lombarda, ignora chi sia: “L’ex sindaco di Sedriano? E chi è?” Poi, fatta mente locale, chiosa: “Non è un problema nostro, Celeste è esponente del Nuovo Centrodestra, vicino al consigliere regionale Alessandro Colucci”. Peccato che il professore di religione prestato alla politica abbia aperto, qualche mese fa, un club ‘Forza Silvio’. I conti non tornano.

Il pensierino della sera, poi Sedriano e poi Ester

Torno da due giorni intensi e bellissimi, tra Napoli e Locri, per respirare la lezione di Giancarlo Siani e l’esempio di Francesco Fortugno. La parola funziona, sì e di fronte abbiamo una sfida bellissima: decidere da che parte stare.

L’ora non è delle migliori per commentare e disquisire di quello che è stato (su Napoli abbiamo messo un po’ di rassegna stampa qui per farsi un’idea) ma non posso non scrivere due righe sullo scioglimento per mafia del comune di Sedriano. In Lombardia. Dove la mafia non esiste e se c’è stata è stata sconfitta. Le gesta del patetico, rissoso, egocentrico e prepotente sindaco Alfredo Celeste ci erano note grazie agli articoli di cronaca.

Ma questa sera, prima di rimettermi a scrivere il mio libro, mi viene da pensare ad Ester, Ester Castano che quando ha cominciato a scrivere di Sedriano è stata trattata come una bambina petulante e allarmista. Mi viene da pensare a quando abbiamo avuto modo di scambiarci due parole sulle sue paure, sul dubbio di essere sbagliata lei in un paese che la viveva con fastidio per quel suo essere giornalista sempre allenata nella curiosità. Mi viene da pensare alle volte che il comandante di stazione dei carabinieri di Sedriano l’ha convocata in caserma con gli articoli fotocopiati dal sindaco mentre si sentiva dire che “era meglio non scrivere”, sgridata come qualche sindaco e qualche maresciallo pensano ancora di potere sgridare questi giovani che non sopportano le mafie, i silenzi e gli asserviti (e un abbraccio enorme questa sera va anche ai ragazzi di StampoAntimafioso).

Mi viene da pensare a lei mentre oggi tutte le televisioni stavano in fila davanti al sindaco che ancora oggi arrogante si permetteva di offrire ai giornalisti aperitivi e caffè parlando con tutti (con il vanto disperato di quelli che capiscono di essere in un cul de sac) tranne che con lei, Ester.

C’è gioventù profumata, in Lombardia.

Domani ne parliamo nella nuova puntata di RadioMafiopoli.

E se in Lombardia sciogliessero un comune per mafia?

La notizia era nell’aria da qualche giorno e la batosta sarebbe di quelle inimmaginabili. Certo che una regione che sembra avere già dimenticato l’affare Zambetti (un assessore arrestato con l’accusa di avere comprato voti dalla ‘ndrangheta, per dire) potrebbe benissimo fingere indifferenza anche se il Ministro Alfano decidesse di seguire il consiglio scritto nella relazione del Prefetto di Milano di sciogliere l’amministrazione comunale di Sedriano per infiltrazioni mafiose.

Di Sedriano e del suo Sindaco Alfredo Celeste avevamo già avuto modo di scrivere e dire ma ora la questione diventa terribilmente seria. Lo scrive (puntuale come sempre) Davide Milosa:

Tra qualche mese la Lombardia potrebbe ritrovarsi con il primo comune sciolto per infiltrazioni mafiose. Un dato clamoroso se il ministero dell’Interno recepirà in maniera positiva le segnalazioni contenute nella relazione prefettizia inviata al governo  il 10 luglio scorso. Al centro il paese di Sedriano piccolo comune della cerchia a sud di Milano. Dopo sei mesi d’indagine, dunque, la Prefettura segnala al ministro Angelino Alfano serie criticità tali da portare allo scioglimento per mafia.

La commissione, dunque, chiude i lavori iniziati nel febbraio scorso e dopo che nell’ottobre 2012 l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia ha portato in carcere l’ex assessore regionale del Pdl Domenico Zambetti accusato di concorso esterno e scambio di voti. Al centro i suoi rapporti con la ‘ndrangheta attraverso il faccendiere Eugenio Costantino, che i magistrati ritengono vera e propria cerniera tra le cosche e la pubblica amministrazione. In carcere, allora, finirono gli uomini della cosca Mancuso-Di Grillo e referenti di primo piano del clan Morabito di Africo.

Ma le manette scattarono anche per alcuni politici. Tra questi l’attuale sindaco di Sedriano Alfredo Celeste (poi rimesso in libertà e mai dimesso dalla sua carica politica), di professione insegnante di religione. Secondo gli investigatori, Costantino sarebbe riuscito “ad asservire a fini corruttivi il Sindaco di Sedriano”, ottenendo, in questo modo, “una serie di promesse e di assegnazione di lavori pubblici gestiti dalla sua amministrazione comunale”. Uno scambio che, stando alla tesi dell’accusa, sarebbe stato favorito dal medico Marco Scalambra, marito della capogruppo Pdl a Sedriano.

In questi mesi la commissione prefettizia ha studiato migliaia di carte. In particolare la lente è stata puntata su alcune proprietà catastali legate ad aree a forte espansione contenute nel nuovo Piano di Governo del Territorio.

Dal canto suo Alfredo Celeste ha sempre rivendicato innocenza e trasparenza, tanto da aver messo online gli undici faldoni dell’inchiesta della procura di Milano. Migliaia di pagine dalle quali, secondo i magistrati, emergono, chiare, le ingerenze della ‘ndrangheta nella pubblica amministrazione. Dal comune di Sedriano fino ad arrivare ai piani alti della Regione Lombardia.

Ora, dunque, la palla passa al ministro dell’Interno. Se dovesse arrivare il via libera, anche la Lombardia avrebbe un comune sciolto per mafia. Nel novembre 2010 era stato sciolto il comune di Desio travolto dall’indagine Infinito sulla ‘ndrangheta lombarda. In quel caso, però, non ci fu nessuna commissione d’accesso per infiltrazioni mafiose,  ma perché 17 consiglieri, dopo le notizie di cronache, firmarono le dimissioni.

Rimane da vedere se non sia il caso sul serio di rialzare la voce antimafia anche in faccia al Governo Lombardo che, guarda un po’, dai vecchi potentati ha preso tiepide distanze e ne conserva sotto traccia le alleanze. No?

I soliti noti

Schermata 2013-01-30 alle 12.33.28Gli amici degli amici in Regione Lombardia raccontati per L’Espresso da Marzio Brusini:

Due candidati Pdl al consiglio regionale lombardo, Alessandro Colucci e Fabio Altitonante, sono entrambi finiti a più riprese nelle informative della Direzione Distrettuale Antimafia.  

Alessandro Colucci è coinvolto fin dal 2006 nelle indagini sulle infiltrazioni mafiose nella politica lombarda quando viene filmato dai carabinieri a cena con il boss Salvatore Morabito. 

L’anno successivo, una volta eletto al parlamentino lombardo, il narcotrafficante Francesco Zappalà proclama entusiasta: «Abbiamo un amico in Regione». 

Le sue relazioni pericolose proseguono nel 2010, all’epoca della sua rielezione al Pirellone con oltre 16 mila voti. L’allora consigliere regionale ricompare in un’informativa della squadra mobile di Reggio Calabria, inserita nel fascicolo sugli affari del clan Lampada a Milano. 

In un’intercettazione tra Vincenzo Minasi – successivamente condannato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso – e il consigliere Pdl di Avellino Orazio Sorace, coordinatore del movimento Noi riformatori fondato proprio dal padre di Colucci, compare il suo nome e la promessa di appoggiarlo elettoralmente. 

Colucci non è particolarmente fortunato nelle relazioni personali perché nel maggio 2011, alla vigilia delle elezioni comunali di Milano, Marco Scalambra – arrestato assieme all’assessore regionale Domenico Zambetti per concorso esterno in associazione mafiosa – parla al telefono con il sindaco di Sedriano Alfredo Celeste, anche lui agli arresti. 

Scalambra racconta di avere ricevuto pressioni da Colucci per fare campagna elettorale in favore di un candidato nelle liste del Pdl per il rinnovo del Consiglio comunale di Milano. 

Per ogni singolo episodio Alessandro Colucci non viene indagato. Risulta però indagato per l’inchiesta aperta dalla Procura di Milano sui rimborsi ai consiglieri regionali.  

Il nome di Fabio Altitonante si intreccia invece con quelli di Alfredo Iorio e Andrea Madaffari, in contatto diretto con il presunto boss dell’Ndrangheta Salvatore Barbaro. 

Nelle carte della Direzione Distrettuale Antimafia compaiono numerose intercettazioni telefoniche e ambientali che mettono al centro Altitonante, diventato nel frattempo assessore al territorio della Provincia di Milano. 

Soprattutto viene interpellato da Iorio per organizzare cene elettorali «per fargli conoscere gente della mia zona», area sud di Milano. Altitonante si spende pure per risolvere una pratica in regione Lombardia su richiesta dei lobbysti del clan. Partecipa infine ad una cena a Rozzano con alcuni esponenti del clan Madaffari. 

«Oltre alle regole e le leggi che stabiliscono la candidabilità di qualcuno», attacca Giulio Cavalli, attore antimafia e consigliere lombardo di Sel – oggi diventa urgente decidere il livello di opportunità. Ancora di più in una regione che è caduta travolta dallo scandalo di voti in odore di ‘ndrangheta. Forse sarebbe il caso non solo di evitare condannati ma provare ad eliminare anche le ombre di uomini segnalati come vicini a rappresentanti delle cosche».

Se si minaccia a Magenta

Sarà che costa fatica innamorarsi delle storie più piccole, quelle che non hanno boati nei nomi e nelle cose, quelle notizie che scivolano per qualche minuto nell’indignazione del dopo pranzo e tutti guardano la foto a tavola – la conosci?- è la figlia di? – e tutte quelle altre cose lì.

C’è anche un “giornalino”: li chiamano così i fogli di provincia, con un certo sgarbo, quelli che annaspano pronti a qualsiasi coltellata per una mezza colonna sui quotidiani nazionali.

E poi c’è il luogo, piccolo, periferico e con un nome pure cacofonico: Magenta.

Schermata 2012-12-22 alle 13.10.58Insomma, arriva un proiettile in busta gialla alla redazione del settimanale “L’Altomilanese” (destinatari: Ersilio Mattioni, direttore del settimanale Altomilanese e Giampiero Sebri, promotore della Carovana Antimafiadell’Ovest Milanese) e qualcuno in queste ore mi vorrebbe convincere che è una questione locale, roba da quattro righe, buona per cucinarci un’indignazione à la carte passeggera come un raffreddore che ti aspettavi. E invece no. No perché in Lombardia i quotidiani locali hanno alzato la testa sul tema delle mafie molto prima che ne scattasse la moda e perché nelle realtà lontane dagli schermi e gli scranni si rischia di concimare la solitudine e l’isolamento che è il migliore regalo alle mafie.

Come scrive Il Fatto Quotidiano (così bistrattato eppure sempre così presente su questi temi):

Altomilanese dà fastidio a destra e a sinistra. Ma soprattutto alla ‘ndrangheta, ben radicata nell’hinterland e a cui ogni settimana Mattioni e la sua redazione dedicano intere pagine di approfondimento. La cronista Ester Castano, per esempio, diffidata e accusata del reato di diffamazione pluriaggravata dal sindaco Pdl e professore di religione Alfredo Celeste, intercettato mentre parlava al telefono con presunti ‘ndranghetisti, per aver condotto un’inchiesta sul territorio.Una denuncia presentata da un sindaco agli arresti domiciliari per corruzione dal 10 ottobre 2012, stesso giorno in cui a Sedriano furono arrestati marito e padre di due consigliere della giunta Celeste: il medico del pavese Silvio Marco Scalambra accusato dalla magistratura di essere il collettore di voti della ‘ndrangheta e l’imprenditore dell’oro Eugenio Costantino legato alle coscheDi Grillo-Mancuso. Da parte di Silvia Stella Fagnani e Teresa Costantino, rispettivamente moglie e figlia dei due imputati detenuti al carcere San Vittore, l’intenzione di dimettersi chiesta a gran voce dalla cittadinanza è pressoché nulla.

Un’esigenza urlata ai megafoni e portata in piazza dalla Carovana Antimafia dell’Ovest di Milano di cui Giampiero Sebri, co-intestatario dell’augurio natalizio con bossolo, è fondatore ed esponente di spicco. Mattioni e Sebri si incontrano a Sedriano, all’indomani degli arresti di Celeste, Costantino e Scalambra. Nel frattempo la situazione di Ester Castano, cui Mattioni e Sebri restano vicini, è finita anche nelle relazioni di Ossigeno per l’Informazione, l’osservatorio sui giornalisti minacciati.

Per questo, oltre alla solidarietà scontata, è il caso di alzare il tiro anche noi. Per quello che possiamo e cercando di tenere salda la “rete”. E per questo abbiamo ritenuto di scrivere al Prefetto per accendere una luce, in tutto questo buio. Ecco qui:

Magenta, 23/12/2012

 spett. PREFETTO DI MILANO

dott. Gian Valerio Lombardi

Corso Monforte, 31 – 20122 MILANO

 

RICHIESTA DI INCONTRO: sospetti tentativi di infiltrazione mafiosa nel comune di Sedriano

Spett.le sig Prefetto, i sottoscritti Rappresentanti istituzionali chiedono un incontro di carattere urgente con la S.v. al fine di poter esprimere le più vive preoccupazioni in merito alle vicende giudiziarie inerenti il Sindaco Alfredo Celeste e l’Amministrazione comunale di Sedriano (MI), della quale siamo a chiedere un intervento rapido di scioglimento.

PREMESSA

Il sindaco di Sedriano si trova agli arresti domiciliari dal 10 ottobre 2012, arresti confermati dal Tribunale del Riesame in data 6 novembre 2012, con l’accusa di corruzione.

Il reato di corruzione del quale è imputato è aggravato dal fatto che i corruttori sarebbero due esponenti dell’imprenditoria locale, Eugenio Costantino e Marco Silvio Scalambra, a loro volta imputati, sottoposti a custodia cautelare in carcere per il reato di associazione di stampo mafioso (416bis).

Gli stessi Costantino e Scalambra, secondo l’Ordinanza di custodia cautelare, avrebbero legami con cosche della ‘ndrangheta e che avrebbero compravenduto voti delle famiglie mafiose all’ex assessore regionale Domenico Zambetti.

La moglie di Scalambra, Silvia Stella Fagnani, e la figlia di Costantino, Teresa, siedono tuttora tra i banchi della maggioranza in Consiglio comunale a Sedriano.

Dalle intercettazioni si possono evincere gli interessi particolari dei due presunti boss in merito a piani urbanistici proposti dalla Giunta sedrianese e in merito ad appalti per opere e srevizi.

Sempre dalle intercettazioni si è potuto constatare il grado di confidenza e di famigliarità del sindaco Celeste con i due soggetti, ad esempio quando lo stesso sindaco chiese aiuto al Costantino al fine di fronteggiare presunte contestazioni ad una cerimonia che avrebbe visto protagonista la consigliera regionale Nicole Minetti.

RITENUTO CHE

più volte i Carabinieri e la GDF hanno perquisito gli uffici comunali e requisito documentazione, anche dopo gli arresti del sindaco e l’indagine è tuttora in corso;

nella stessa inchiesta che vede imputato Celeste sono stati arrestati, con l’accusa di associazione mafiosa, diversi esponenti della ‘ndrangheta nella zona del magentino;

l’amministrazione comunale non ha alcun intenzione di dimettersi;

chiari avvertimenti e intimidazioni di stampo mafioso stanno giungendo a chi si è esposto negli ultimi mesi a denunciare il pericoloso connubio mafia-politica a Sedriano, per ultimo l’invio di una busta contenente un proiettile alla redazione del periodico locale L’Altomilanese avvenuto il 20 dicembre 2012;

CONSIDERATO CHE

fermo restando il principio di presunzione di innocenza degli imputati sino al terzo grado, è più che giustificato il sospetto che la malavita organizzata stia entrando nella vita e nelle scelte dell’Amministrazione comunale;

è fondamentale dare un segnale di fermezza e ridare dignità all’istituzione più vicina ai cittadini, i quali non possono essere più rappresentati da soggetti sopra i quali aleggiano sospetto tanto preoccupanti;

CONSAPEVOLI DEL FATTO

che i tentativi di infiltrazione mafiosa riguardano gran parte della provincia di Milano e che il fenomeno della presenza mafiosa riguardi tutto il Nord Italia, ma a Sedriano vi è l’espressione più palese di questi tentativi;

che il sig. Prefetto detiene tutti i poteri in ambito di prevenzione alle infiltrazioni mafiose e di scioglimento di consigli comunali in via preventiva e cautelativa;

SIAMO A CHIEDERE

che il sig. Prefetto ci conceda udienza il prima possibile;

che voglia intervenire in maniera urgente sciogliendo il consiglio comunale di Sedriano e la sua Giunta.

 

Ringraziando per l’attenzione

siamo ad augurarLe buone festività natalizie

firmato

GIULIO CAVALLI, Consigliere regionale Lombardia, MASSIMO GATTI, Consigliere provinciale Milano, SERGIO MAESTRONI, Sindaco di Pregnana Milanese, ALFIO COLOMBO, Vice sindaco di Arluno, IGOR BONAZZOLI, Consigliere comunale di Arluno, LUIGINA MILANESE, Consigliera comunale di Corbetta, MANUEL VULCANO, Consigliere comunale di Magenta