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catturandi

Giovedì in Senato

Giovedì 11 dicembre il mio carissimo amico, poliziotto della Catturandi di Palermo e scrittore (soprattutto scrittore, forse) IMD presenta il suo ultimo libro La Catturandi – La verità oltre le fiction (lo potete acquistare qui) presso il Senato della Repubblica, Palazzo Madama, alle ore 16.00 nella Sala “Caduti di Nassirya”. Insieme a lui ci sarò io (appunto), il Senatore Michele Giarrusso, il Senatore Luigi Gaietti e la Deputata Giulia Sarti, tutti M5S (sono gli organizzatori della presentazione, ovviamente).

In quell’occasione rilanceremo con forza la petizione (che trovate qui) per chiedere risposte su Nino Di Matteo (ma ci ricorderemo di tutti, ovviamente). Vediamo se “da dentro” ci sentono meglio, eh.

Arriva l’allarme: stanno smantellando la “Catturandi” di Palermo

Il comunicato sindacale mi arriva da IMD, amico, scrittore di ottimi libri e poliziotto della catturandi. Per questo vale la pena leggerlo e divulgarlo:

ALLARME: STANNO SMANTELLANDO LA “CATTURANDI” di PALERMO

Quando si crede di aver toccato il fondo, ci si accorge drammaticamente che si può cominciare a scavare. Credevamo di averle viste tutte alla Questura di Palermo. Accordi Nazionali e decentrati ripetutamente violati, colleghi umiliati e vessati con presunte storie di sicurezza (vedasi la storiella dei parcheggi), movimenti interni con improbabili logiche, risorse (Reperibilità, Cambi Turno, Straordinari…) distribuite a mo’ di prebenda ed in maniera tale da causare disparità da ufficio a ufficio, anche se poi i servizi in cui erano occupati i colleghi erano uguali.. 

Tuttavia a questo proprio non potevamo arrivarci, a questa “soluzione finale” non credevamo in nessun modo di poterci arrivare: Questore e Dirigente della Mobile di Palermo iniziano a smantellare di fatto la CATTURANDI. 

Già la mitica CATTURANDI, squadra formata da quegli uomini sulle cui fatiche e sacrifici si sono, anche, fondate le carriere e le fortune di molti Dirigenti (Capi della Polizia, Vice Capi, Questori, Dirigenti Generali e Superiori, Primi Dirigenti). Sarà un caso che lo smantellamento di questa squadra avvenga per mano del primo che non ci ha ricavato un ragno dal buco?

Abbiamo ancora vive le immagini festanti della parte sana della gioventù di Palermo adunatasi sotto la Squadra Mobile. Eravamo lì quando con cori da stadio i giovani, che credevano possibile e volevano una Palermo migliore, inneggiavano alla cattura di Provenzano, dei Lo Piccolo, di Pulizzi, Adamo, Nicchi, Raccuglia.. fino all’ultimo recente arresto in Venezuela di Bonomolo. Segno dei tempi che cambiavano, segno di un mondo in evoluzione di una Palermo ogni giorno più solare. Non era solo un reparto della Mobile da incardinare in un’ottica spartitoria di risorse e compiti, é stato ed é il segno che la mafia poteva essere sconfitta, che i suoi mostri sacri non erano intoccabili, che vincere era possibile, che IL SANGUE DEI TROPPI COLLEGHI CHE CI HANNO PRECEDUTO NON ERA STATO VERSATO INVANO. Sulle fredde scrivanie dei ragionieri delle ragioni dei conti e degli “straordinari” e delle “missioni” tutto ciò non é valso a nulla.

Tutti i Questori che si sono susseguiti a Palermo si sono recati presso la Squadra Mobile per lodare, incitare e festeggiare questa o quella impresa. Capo della Polizia e Ministri di turno andavano a rendere omaggio con tanto di suono del campanaccio e mefisto indossato. Dall’attuale Questore e dal Dirigente della Mobile neppure una telefonata per quegli stessi uomini destinati, obtorto collo, ad altri servizi, spostati das quell’Ufficio che era divenuto un altare su cui sacrificare tempo, salute, famiglia, feste.. tutto insomma! Neppure un tentativo di conciliare le posizioni. Emblema forse che i tempi cambiano e non sempre in bene! Come dire “ieri osannati, lodati e premiati, oggi, siccome non servite più in questa quantità, spostati e destinati ad altro”!

Certo ormai ci aspettiamo le probabili, ma improponibili, risposte: potrete dirci che quasi la metà di questi rimarranno a lavorare alla Catturandi, che non c’erano più latitanti (e Matteo Messina Denaro chi é? Un ladro di polli? ), che non c’erano risorse.. che comunque.. bla bla bla.. A meno che non si voglia sostenere che, poiché oggi non ci sono grandi latitanti di mafia, non c’è bisogno della Catturandi strutturata come è sempre stata e che a Palermo e in tutto il Distretto di Corte d’Appello non ce ne saranno in futuro, che, in una sola parola, “la mafia è stata sconfitta!”

Ma se così fosse allora il Questore di Palermo dovrebbe suggerire allo SCO di Roma ed al Capo della Polizia di cancellare, per Decreto, (perché così è stata istituita insieme ad altre poche “Sezioni Catturandi” di Squadre Mobili d’Italia) la “Catturandi” di Palermo, “Per Cessata Esigenza!”   

Di fatto la CATTURANDI viene smembrata. L’affidabilità, l’esperienza, la professionalità, i sacrifici di alcuni dei suoi uomini e donne, proprio mentre si sta cercando ad un tiro di schioppo l’ultimo grande latitante, vengono destinate altrove. Si doveva aspettare ancora un attimo. Si deve dare la possibilità di chiudere il cerchio a quegli uomini che hanno avuto il gravissimo torto di essere stati troppo bravi, di avere arrestato tutti.

Perché Signor Questore questo non è più un problema sindacale riguardante l’assegnazione di nuovi incarichi al personale, né tanto meno una “semplice riorganizazione del lavoro o delle risorse”, o di spending review “de noiartri”. 

NO!! questa è una questione che riguarda i mezzi per la lotta alla mafia e che quindi riguarda TUTTI  I CITTADINI

Il SIAP di Palermo non arretrerà di un passo. Chi decide di uffici come questo decide delle speranze e delle aspettative della gente e la gente, la Società Civile deve sapere. Nessuna telefonata ambigua riuscirà a fermarci. 

Sig. Questore come vede, questa volta, non si tratta solo di rispetto degli Accordi Sindacali Nazionali e Decentrati, disattesi e spesso vilipesi, non si tratta solo dell’ossequio delle “pari opportunità” che ci siamo tanto sciacquati la bocca in questi anni, ma che ancora una volta  con la complicità di “maggioranze”non ha esitato a gettare alle ortiche, questa volta si tratta della mortificazione della dignità di uomini che a Palermo hanno fatto la storia della lotta alla mafia, hanno costruito la carriera di molti funzionari e costituiscono per il futuro il vero baluardo antimafia del nostro Paese.!!!

E noi, zitti zitti, quieti quieti, non abbiamo trovato di meglio che soffocarla in silenzio e nell’oblio generale!

No, sig. Questore di Palermo, questa volta l’ha fatta veramente grossa!!

 

Palermo 26/11/2012

LA SEGRETERIA PROVINCIALE SIAP 

Segreteria Provinciale SIAP Palermo, tel./fax 091/6569773

www.siappalermo.blogspot.com

siap.palermo@gmail.com

 

La vera minaccia per la Catturandi di Palermo è la solitudine

Le minacce mafiose ai quattro agenti della Squadra Catturandi della Questura di Palermo (come raccontato da Repubblica Palermo) sono un simbolo. Bavoso, selvaggio e infernale come solo la depravazione criminale di Cosa Nostra mentre mostra le unghie riesce a raggiungere, ma comunque un simbolo. Un seme che cade come una ferita sulla moglie di uno degli agenti ma che sa benissimo che coltiverà erba amara in tutto il gruppo. Un gruppo che da sempre ha fatto della propria compattezza (che nei momenti più caldi delle indagini sfiora consapevolmente l’isolamento dal resto del mondo) l’arma migliore sia per l’attacco che per la propria difesa. Cosa Nostra teme lo spigolo più appuntito delle forze dell’ordine siciliane perché, inevitabilmente, ne riconosce la schiena dritta, la testa alta e (il dato potrebbe essere preoccupante) l’autonomia.

Eppure quelle foto dei quattro colleghi fatte scorrere come un album di oscuri presagi al suono sinistro della frase “”Che bei mariti avete, che belle famiglie” sono un attacco agli uomini e agli affetti. E questo angolo delle forze dell’ordine impegnate in prima linea forse ce lo stiamo dimenticando.

Ce lo siamo perso sotto l’offuscamento dei proclami altisonanti dei nostri governanti sempre pronti a sfilare in telegenica solitudine durante i festeggiamenti dopo gli arresti, ce lo siamo perso nelle rivendicazioni sindacali e negli appelli finiti sempre in un trafiletto dei giornali, ce lo perdiamo tutti i giorni nelle macchine lucidate e lavate per il servizio del telegiornale mentre sullo sfondo si cerca di fare camminare l’ultima “carretta buona” per le indagini, ce lo lasciamo sfilare dalle mani da un’attenzione maniacale per l’immagine e per la forma e mai per la sostanza. Il cuore buono della Catturandi ce lo siamo mangiati nei soldi che mancano per le fotocopie, nella benzina che deve essere anticipata di tasca propria e negli straordinari per la cattura di Provenzano pagati anni dopo; solo dopo che si era posata l’ultima briciola dell’euforia di quell’arresto.

Allora sarebbe da chiedersi perché Matteo Messina Denaro abbia deciso proprio ora di rilassarsi dalla sua villeggiatura da “boss” per scomodarsi a fare circolare dentro il carcere dell’Ucciardone di Palermo le foto dei quattro agenti, perché proprio ora abbia deciso attaccare la punta di diamante della polizia palermitana. Sarebbe da chiedersi perché rischiare di rendere quel pugno di uomini ancora più serrato e duro. E sarebbe da chiederci quanto abbiamo potuto (consapevolmente e inconsapevolmente) lasciare che sugli uomini delle forze dell’ordine sia caduto un velo di solitudine. Pronti ad applaudirli o a condannarli mai più che per un battito di secondo, dimenticando quanto sia gravosa la “resistenza” nella quotidianità che si costruisce in mesi per sciogliersi in qualche minuto dentro un comunicato stampa dopo l’arresto.

Se Cosa Nostra alza la voce così vicino alla Catturandi è perché ne ha una paura fottuta o non ne ha paura per niente. In entrambi i casi tutto intorno la politica, le istituzioni, i cittadini, noi, stiamo lasciando che alla fine sia una cosa loro, un affare tra guardie e ladri, una battaglia da giocarsi muso a muso in un confine non più grande dei duellanti, delle loro mogli e dei loro figli. In qualsiasi caso abbiamo lasciato soli i cattivi (e soprattutto) i buoni: in quella solitudine che concimiamo “per delega” per una Cosa che non è mica Cosa Nostra ma rimane Cosa Loro.

Ho diviso serate giù a Palermo con i ragazzi della Catturandi mentre si sorrideva di una battaglia che è lunga ma fatta sempre con fierezza. Abbiamo parlato di mafia e di vita, ci siamo incrociati negli incontri nelle scuole, abbiamo fatto serate con la gente. E proprio adesso mi accorgo (io che tutto il giorno tutti i giorni annuso uomini in divisa che con me dedicano tempo, forze e professionalità per una vita sicura e “normale”) che non gli ho mai detto: grazie. Grazie con quella gratitudine che più delle cerimonie sfratta la solitudine.