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cinema

Piccolo manuale di discontinuità

Rispetto ai disperati che stanno in mezzo al Mediterraneo e che vengono torturati in Libia, rispetto agli schiavi che lavorano nei campi, rispetto all’Egitto, non basta dire di essere discontinui, bisogna agire in modo differente (se non addirittura opposto) rispetto al governo precedente

Per essere discontinui non basta dirlo, non basta ripeterlo, non basta annunciarlo. Quello vi rende annunciatori e, alla lunga, ipocriti. Per essere discontinui bisogna agire in modo differente (se non addirittura opposto) rispetto al governo precedente. Il resto sono moine da narrazione tossica.

Essere discontinui rientra nel campo del fare e non in quello del dire: se volete tenere un atteggiamento diverso rispetto ai diritti dei disperati che stanno in mezzo al Mediterraneo e che vengono torturati in Libia non basta (vi do questa terribile notizia) trattenersi dal dire che devono essere affondati, no. Bisogna tenere un atteggiamento diverso rispetto ai diritti dei disperati che stanno in mezzo al Mediterraneo e che vengono torturati in Libia. Sembra facile ma evidentemente vi sfugge.

Per essere discontinui non si può attaccare il proprio avversario politico perché ha lasciato una barca in mezzo al mare e poi lasciare una barca in mezzo al mare. Lo capirebbe perfino un fesso. E infatti lo sta capendo benissimo anche quello che prima contestavate a gran voce, e lo sta dicendo in giro.

Per essere discontinui non bisogna andare a teatro e al cinema per mostrare la differenza rispetto a quelli che vedono come massima espressione culturale la sagra della salsiccia. Per essere discontinui bisogna aiutare il teatro e il cinema e tutte le persone che ci lavorano. Tra l’altro, a bene vedere, è un mondo che non ha proprio bisogno di testimonial, di quelli ne ha in abbondanza.

Per essere discontinui non basta dire “adesso che ci siamo noi con l’Egitto cambia tutto” ma bisogna fare in modo che cambi qualcosa, se non tutto, con l’Egitto. Anche questa sembra banale ma pare sfuggire ai piani alti del governo.

Per essere discontinui non basta dire che fanno schifo i caporali sporchi e cattivi che schiavizzano le persone nei campi ma bisogna sostenere gli schiavi che lavorano nei campi.

Per essere discontinui bisogna avere il coraggio di essere diversi, ma diversi davvero, e per essere diversi bisogna avere il coraggio di parlare a quelli che non si sono sentiti rappresentati nel governo precedente. Badate bene: fare più o meno quello che facevano gli altri ma con buone maniere vi rende al massimo educati, mica discontinui

Buon lunedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Puttana la cultura

E’ la vera prostituta del Parlamento. E non solo. Nei Consigli Regionali e in centinaia di Comuni grandi o piccoli. La Cultura è la puttana che tutti usano per garantirsi un aplomb responsabile e intellettuale in campagna elettorale o mentre si sta all’opposizione e che viene poi lasciata appena ci si ritrova a governare in un posto qualunque. A parole la scopano tutti ma poi in fondo non la vuole nessuno. Perché la Cultura richiede sacrificio, chiede che ci venga messa sopra una testa pensante prima di qualsiasi decisione e la Cultura ha bisogno di avere lo spessore politico di sapere giudicare al di fuori delle tonnellate, dei trend, dei risultati finanziari e del “ce lo chiede l’Europa”.

E così anche Enrico Letta (quello che prometteva che si sarebbe dimesso se avesse tagliato la Cultura) alla fine cade nella tentazione di tagliare nel campo della Cultura, dello spettacolo e del cinema. Perché sì, caro Letta, nella “cultura” le larghe intese contano meno di un chiodo storto sul palcoscenico (che almeno porta fortuna) e alla fine c’è bisogno di progettazione e coraggio. Il coraggio che continuano ad avere in questo stramaledetto Paese, i tanti giovani che escono dalle Accademie convinti che la bellezza in tutte le sue forme non può rimanere solo un aperitivo mentale da sfoggiare nei salotti buoni ma, attraverso la bellezza, c’è da guardare dove vogliamo portare il futuro.

Ma bellezza, speranza, cultura e futuro non sono parole da grosse coalizioni e responsabilissimi rimandatàri, no; stanno nella categoria che voi non pagate perché lo vorreste ammaestrato e con la giusta disperazione. E invece sta tutto nel suo essere pensante e poco condizionabile per natura.

Se c’è qualcosa di casuale in un’opera è l’illuminazione iniziale.

La primissima idea di un lavoro creativo […] è appena una luce che si accende, per un attimo, sull’opera d’incanto già compiuta. È una prefigurazione. Da quel momento lo sforzo dello scrittore sarà quello di trovare tutti gli elementi in grado di ricreare quell’immagine perfetta, scolpita nella memoria ma troppo lontana per poterla ricostruire in ogni sua parte. Il suo sarà un lento avvicinarsi a quella intuizione mitica, assoluta (forse anche sbagliata). In quella intuizione sta il novanta per cento di tutta l’attività creativa di un artista. Se si potessero sommare assieme i momenti di creazione pura che uno scrittore (grande quanto si voglia) sperimenta in tutta la sua esistenza, non si arriverebbe neanche a cinque minuti. Tutto il resto è machine, lavoro quotidiano, falegnameria, talvolta perfino routine. È bene che l’apprendista scrittore entri in quest’ordine di idee e lasci dentro lo zainetto della scuola l’edificante idea dell’artista che crea in preda a perenne ispirazione. Se c’è qualcosa di casuale in un’opera è l’illuminazione iniziale.

(Vincenzo Cerami, Consigli a un giovane scrittore. Narrativa, cinema, teatro, radio, nuova edizione, Oscar Mondadori 2010)

NZO

Appello per Cinecittà

Inoltro con preoccupazione l’appello che mi hanno inviato i lavoratori degli studi di Cinecittà. Gli ingredienti poi sono sempre gli stessi. Sarebbe un film di scontata e pessima qualità:

I lavoratori di Cinecittà chiedono a tutti i cittadini di questo paese di levare con forza la loro voce contro chi vuole distruggere i famosi stabilimenti cinematografici, vanto e orgoglio dell’Italia.

Abete e soci, per rilanciare il cinema, vogliono seppellire Cinecittà sotto una colata di cemento: un albergo di 200 stanze, 6000 parcheggi, piscina, ristoranti, sale fitness, in sfregio alla mission e ad ogni forma di cultura.

Per realizzare tutto questo progettano di affittare, vendere e licenziare i lavoratori.

Se va in porto questo disegno sparirà per sempre un mondo, la capacità di decine di migliaia di artigiani, che grande hanno fatto la storia del cinema, andrebbe persa per sempre.

Cinecittà rimarrebbe soltanto un sogno del passato e l’Italia sarebbe derubata di uno dei suoi simboli più magici.

Rsu di Cinecitta

A Milano il cinema si è infiltrato nella politica

Devo ammettere che quando me lo hanno proposto c’ero rimasto di sale: mica per disagio o disaccordo con la proposta che da subito ho trovato profumata, ma più che altro per l’ottimismo insito nell’idea. Fare politica esercitando la memoria con l’arma del cinema è una piccola rivoluzione. E allora con molto piacere vi invito a partecipare ad un percorso di proiezioni per un anniversario dell’unità d’Italia che non commemori la memoria, ma si rimbocchi le maniche per provare ad esercitarla in questa Milano che si prepara alle amministrative.

IN OCCASIONE DELLA CELEBRAZIONE DEL
150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA

IDV LISTA DI PIETRO, MILANO CITTA’
PRESENTA
A CINEMA CON IL NONNO
(CINEFORUM CURATO DA MARIO ERCOLE)
PRESSO ACQUARIO CIVICO
VIA GEROLAMO GADIO 2- MILANO

21/11/2010 H15:30 “ALLOSANFAN” DI PAOLO E VITTORIO TAVIANI
5/12/2010 H15:30 “QUANTO E’ BELLO LU MURIRE ACCISO” DI ENNIO LORENZINI
19/12/2010 H15:30 “BRONTE- CRONACA DI UN MASSACRO CHE I LIBRI DI STORIA NON HANNO RACCONTATO” DI FLORESTANO VANCINI
6/01/2011 H15:30 “1860” DI ALESSANDRO BLASETTI
30/01/2011 H15:30 “VIVA L’ITALIA” DI ROBERTO ROSSELLINI
13/02/2011 H15:30 “SENSO” DI LUCHINO VISCONTI
27/02/2011 H15:30 “NUOVOMONDO” DI EMANUELE CRIALESE
13/03/2011 H15:30 “PROCESSO ALLA CITTA’” DI LUIGI ZAMPA

DOPO OGNI PROIEZIONE SEGUIRA’ UN BREVE DIBATTITO.