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decreto banche

Così il governo si inginocchia alle banche

Alla Camera passa il cosiddetto “decreto banche” ed è tutto un pullulare di servitù tra titoli addirittura trionfali e i riferimenti continui al “salvataggio dei risparmiatori truffati”. Ecco, se c’è un’onta che arriva prima di tutto il resto nel leggere un decreto che in pochi si fermeranno ad analizzare è proprio lo sconcio utilizzo della disperazione di chi ha perso i propri risparmi per dare il nome ad una serie di norme che sono l’ennesimo sintomo di un governo genuflesso agli istituti bancari.

E non serve a niente nemmeno questo vento in Europa che soffia contro lo strapotere della finanza: in Italia si continua a strimpellare sui diritti dei risparmiatore per allietare le orecchie del padrone. Se ci fosse una forma giusta per la voce che si leva oggi avrebbe la forma dell’opposizione (e la giusta indignazione) contro la legge appena licenziata alla Camera.

Ma andiamo con ordine: il “decreto banche” avrebbe dovuto essere la misura d’emergenza di Renzi e i suoi per intervenire (risarcire, si direbbe in un Paese lessicalmente ecologico) ai danni delle quattro banche salvate (anche loro per decreto) nel novembre dell’anno scorso. Banca Etruria (covo lavorativo, tra gli altri, di alcuni famigliari della ministra Boschi), Banca Marche, Carichieti e Carife hanno beffato migliaia di persone vendendo spazzatura travestita da investimenti. Ci si aspetterebbe che un Governo si muova a tutela dei consumatori. Ci si aspetterebbe.

Invece? invece per un milione e mezzo di famiglie e piccole-media imprese si allargarono le maglie di un ricatto: secondo la nuova legge gli imprenditori, ad esempio, potranno avvalersi del nuovo “pegno non accessorio” che altro non è che la possibilità di garantire la banca con la propria azienda (intesa come capannoni, macchinari, attrezzi) pur continuando ad usarle. L’iperbole di una politica che sempre di più svela la passione sfrenata per un liberismo in cui solo le banche siano garantite: in caso di fallimento, infatti, con questa nuova norma sarà la banca ad essere privilegiata rispetto a tutti gli altri creditori, compresi fornitori e dipendenti.

(continua qui)

Un governo (italiano) cameriere delle banche

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Io se fossi in voi, questa mattina, mi prenderei del tempo per ascoltare anche distrattamente la discussione alla Camera del decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, recante disposizioni urgenti in materia di procedure esecutive e concorsuali, nonché a favore degli investitori in banche in liquidazione. Il decreto, a detta del governo, dovrebbe servire a tutelare gli investitori che in questi anni (e in questo ultimo anno) hanno visto evaporare i risparmi di una vita grazie ai consigli di qualche funzionario compiacente che, in nome della banca per cui lavora, ha pensato bene di rifilare spazzatura travestita da investimenti.

Peccato che gli investitori siano cittadini in tutte le loro forme più fragili: pensionati, vedovi, ingenui, custodi dei guadagni di una vita, piccoli imprenditori previdenti, artigiani lungimiranti. Formiche. Formiche in un’epoca di cicaleccio. Aspiranti lungimiranti in un mondo invece di troppi furbi, troppo furbi. Le vittime delle banche, insomma, non sono strani tipi da decreto o editoriale ma siamo noi. Colpiti. Più o meno lontano. Più o meno direttamente.

(il mio buongiorno per Left continua qui)