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Enrico Berlinguer

Citano Berlinguer. E sbagliano. Avanti così.

Quindi i sostenitori del sí oggi hanno deciso di usare Berlinguer come clava pubblicando questa immagine:

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In pratica per rimanere nel merito ci (come dicono loro) non hanno niente di meglio (loro che governano con la destra e soprattutto come la destra) che insistere sulle “cattive compagnie” degli altri (che sono le stesse con cui il PD ha votato per il referendum sull’acqua e contro la riforma costituzionale proposta da Berlusconi. Ma non solo: nel giochetto riescono anche a sbagliare. Prendono Berlinguer per dirci che i “compagni” non votano come i fascisti e dimenticano che il PCI votò tranquillamente leggi che riteneva giuste senza preoccuparsi delle compagnie. Esempio? Il referendum per la legge sulla scala mobile, tanto per citarne una. Basta controllare qui.

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Referendum: lasciate perdere Berlinguer

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È un nuovo must della narrazione renziana, una di quelle trovate che capisci che sono state organizzate dall’alto perché ti ritornano nei dibattiti dappertutto, ogni volta, come una tiritera: «Berlinguer avrebbe votato questa riforma costituzionale» dicono i sostenitori del Sì con la miseria di chi ha bisogno di trovare testimonial frugando nel passato per nascondere la pochezza dei presenti.

Il trucco è sempre lo stesso: una veloce googlata tra i discorsi del prescelto e poi l’estrapolazione (sempre piuttosto semplicistica) di qualche frase ad effetto che possa risultare funzionale alla propaganda. E così tutti quelli che negli ultimi decenni si sono espressi contro il bicameralismo perfetto diventano direttamente sostenitori della riforma Boschi. È un trabocchetto volgare eppure rischia di funzionare e per questo vale la pena approfondire, studiare e smentire.

Pierpaolo Farina è uno dei più appassionati e preparati studiosi di Enrico Berlinguer, ha fondato il sito enricoberlinguer.it e ha pubblicato un libro su Berlinguer, il suo coraggio e le sue idee (Casa per casa, strada per strada, Melampo Editore) nel quale riporta un articolo di Berlinguer che verrà pubblicato postumo su Rinascita il 16 giugno 1984 e che rappresenta il suo testamento politico.

Ne ho scritto qui.

L’austerità vecchia come i miei anni, vista da Berlinguer

Una politica di austerità non è una politica di tendenziale livellamento verso l’indigenza, né deve essere perseguita con lo scopo di garantire la semplice sopravvivenza di un sistema economico e sociale entrato in crisi. Una politica di austerità invece, deve avere come scopo — ed è per questo che essa può, deve essere fatta propria dal movimento operaio — quello di instaurare giustizia, efficienza, ordine, e, aggiungo, una moralità nuova. Concepita in questo modo, una politica di austerità, anche se comporta (e di necessità, per sua stessa natura) certe rinunce e certi sacrifici, acquista al tempo stesso significato rinnovatore e diviene, in effetti, un atto liberatorio per grandi masse, soggette a vecchie sudditanze e intollerabili emarginazioni, crea nuove solidarietà, e potendo così ricevere consensi crescenti diventa un ampio moto democratico, al servizio di un’opera di trasformazione sociale.

 

(…) l’Italia si trova oramai — ma io credo, prima o poi, anche di altri paesi economicamente più forti del nostro si troveranno — davanti a un dilemma drammatico: o ci si lascia vivere portati dal corso delle cose così come stanno andando, ma in tal modo si scenderà di gradino in gradino la scala della decadenza, dell’imbarbarimento della vita e quindi anche, prima o poi, di una involuzione politica reazionaria; oppure si guarda in faccia la realtà (e la si guarda a tempo) per non rassegnarsi a essa, e si cerca di trasformare una traversia così densa di pericoli e di minacce in un’occasione di cambiamento, in un’iniziativa che possa dar luogo anche a un balzo di civiltà, che sia dunque non una sconfitta, ma una vittoria dell’uomo sulla storia e sulla natura.

Enrico Berlinguer, gennaio ’77 Teatro Eliseo di Roma, marzo ’79 Teatro Lirico di Milano.

Chiamati ad alta voce dalla vita

“La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appannaggio degli altri, mentre sono loro, i giovani, che hanno l’interesse fondamentale a costruire il proprio furturo e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia” (Enrico Berlinguer)

Ci sono momenti in cui si è “chiamati ad alta voce dalla vita” diceva James Joyce.

Ecco, io credo che ora tocchi proprio a noi. E che sia il caso di non frenarci nelle timidezze o infangarci tra le strategie: rompere gli argini per esondare senza riverenze servili ma con il rispetto dell’impegno. Senza accettare il cambiamento solo scritto sui programmi e sui manifesti ma con la voglia di osare la politica smettendo di usarla (nel migliore dei casi). Forti delle cose che abbiamo da dire, delle proposte che abbiamo studiato, delle analisi che abbiamo discusso e dei modelli che dobbiamo permetterci di rifiutare.
Qualche giorno fa un’amica mi diceva che avrebbe voluto una politica che parli di umanità e che non si vergogni di parlare d’amore, di uguaglianza e delle fragilità: ha ragione. Abbiamo ammaestrato il coraggio perché ci hanno insegnato che qui bisogna mediare e intanto siamo cresciuti nell’analfabetismo sui temi della solidarietà, della speranza e dei diritti. Ci hanno convinto che essere solidali qui in Lombardia è un lusso che mette a rischio la sicurezza e l’ordine pubblico mentre in nome della sussidiarietà hanno costruito le lobby più antisociali e antidemocratiche che avremmo mai potuto immaginare. Hanno scambiato la supremazia della politica per l’arroganza dei politici intolleranti alle domande e servili nel rispondere alle baronie. Ci dicono che il momento è grave, che ci ha colti all’improvviso e sono sempre gli stessi che hanno avuto il beneficio di stare sulle mura a fare da sentinelle senza accorgersi di come tutto stava cambiando fuori. Ora vorrebbero la terza repubblica e hanno gli stessi cognomi della seconda e forse di un pezzo della prima.
Ecco, io credo che ora tocchi proprio a noi. Abbiamo cominciato a fare ciò che era necessario, abbiamo studiato e discusso ciò che riteniamo possibile e adesso vogliamo sorprenderci.

AUGURI ENRICO – tutti a Milano per i 90 anni di Berlinguer

venerdì 25 maggio 2012 dalle ore 20,30 presso l’Aula Magna del Liceo Classico G. Parini di Milano, via Goito 4

Data la recente notizia dell’intitolazione di una Piazza ad Enrico Berlinguer a Milano (anche grazie alla nostra petizione), in occasione dell’inaugurazione, venerdì 25 maggio 2012, alle H 20:30, i ragazzi di enricoberlinguer.it, insieme all’Associazione Culturale immaginARTE ed il contributo di varie associazioni, un evento per ricordarlo.

Il luogo dell’evento sarà l’Aula Magna del Liceo Classico G. Parini di Milano, via Goito 4. Per partecipare delle spese dell’evento (rimborsi per gli ospiti che vengono da fuori, affitto sala), chiunque volesse contribuire anche solo con 1 euro, ci farebbe un grandissimo piacere. Potete usare il modulo paypal a questo indirizzo (http://www.enricoberlinguer.it/auguri-berlinguer/) oppure il giorno dell’iniziativa faremo girare delle cassette per il finanziamento con cui potrete fare un’offerta.Tutti i fondi raccolti via paypal saranno registrati e verranno interamente utilizzati per la realizzazione dell’evento. I soldi accumulati in eccesso saranno utilizzati unicamente per l’hosting del sito (annuale) e per l’organizzazione di altri eventi in giro per l’Italia. Di default, nella pagina Sostienici, pubblicheremo tutti i contributi ricevuti dal sito e le spese relative. Alla fine dell’evento, per trasparenza, pubblicheremo l’entità totale dei fondi raccolti online e non con la specifica delle spese sostenute.

A tutte le associazioni che eventualmente volessero partecipare alla realizzazione dell’evento verrà richiesto un contributo minimo di 50 euro.

Aggiorneremo in calce tutte le associazioni attive nell’organizzazione, che avranno provveduto al pagamento della quota di 50 euro. I dettagli sull’evento e i partecipanti li comunicheremo in seguito.

Per informazioni e per aderire all’evento, inviate una mail ad auguriberlinguer@enricoberlinguer.it

L’evento è promosso e organizzato da:

www.enricoberlinguer.it

Giulio Cavalli e il suo Staff

Associazione culturale ImmaginARTE

Associazione culturale Progetto Civile

Berlinguer in piazza

Milano dedica un pezzo di città a Enrico Berlinguer. Sarà una nuova piazza, creata all’incrocio tra via Savona e via Tolstoi, a prendere il nome dell’uomo che per tanti anni ha guidato il Pci. L’intitolazione arriva a novant’anni dalla nascita di Berlinguer. A deciderlo è stata la giunta comunale su proposta dell’assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris. Il segnale è importante ma non può essere un alibi: oltre ad una ‘piazza Berlinguer’ sarebbe urgente (e buona cosa) mettere Berlinguer in piazza. Esporlo e soprattutto devlinarlo nelle idee e nell’azione politica, praticarne l’integrità e la barra dritta, ispirarsi alla coerenza e raccoglierne l’eredità della visione sociale. Magari cominciando a non prestare orecchio agli strenui difensori di corrotti e corruttori di quel tempo e alle eventuali uscite in scia di qualcuno nel centrosinistra. Altrimenti è solo toponomastica, mica buon vento.

Noi vogliamo fare così

Come modernamente già ci suggeriva Enrico Berlinguer.

  • I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela. (dall’intervista di Eugenio Scalfari, Che cos’è la questione moralela Repubblica, 28 luglio 1981; ora in Antonio Tatò (a cura di), Conversazioni con Berlinguer, Roma, Editori Riuniti, 1984)
  • I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le istituzioni a partire dal governo, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai tv, alcuni grandi giornali. Per esempio oggi c’è il pericolo che […] il Corriere della sera cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa faccia una così brutta fine. (dall’intervista di Eugenio Scalfari, Che cos’è la questione morale, «La Repubblica», 28 luglio 1981)
  • Il comunismo è la trasformazione secondo giustizia della società. (da Tribuna politica, 7 febbraio 1980)
  • Pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. (dall’intervista diEugenio Scalfari,Che cos’è la questione morale, «La Repubblica», 28 luglio 1981)
  • Una società più austera può essere una società più giusta, meno diseguale, realmente più libera, più democratica, più umana. (da Austerità, occasione per trasformare l’Italia, Roma, 1977, p. 13; citato in Ginsborg 1989, p. 481)
  • Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia

 

II desiderio struggente di vivere sereni

Nel giugno del 1976 Enrico Berlinguer parlava dei giovani, delle speranze, delle angosce e della felicità. Nei primi giorni dell’anno (e soprattutto nell’anno di questo nostro tempo) è l’inno della politica che vogliamo. Che non arrossisce parlando di speranze e serenità come diritto. Della nostra voglia e impegno di volare. Alto. L’augurio e l’impegno per il 2012 è di trovare il coraggio di osare.

Oggi lo sfruttamento, l’alienazione, l’oppressione, pur mantenndo il loro centro nella condizione del proletariato, pur esercitando contro di esso, in prevalenza, il loro peso, si sono dilatati fino a colpire la condizione umana di altri strati e ceti della società capitalistica, sia pure in modi e in forme diverse.

Ormai infatti una crisi, una decadenza, si manifestano in ogni settore della vita sociale. È ciò che avviene nell’economia dove si assiste o a una caduta produttiva, o all’infla­zione, o a tutti e due i fenomeni insieme (e quando si cerca di superare uno di questi due aspetti della crisi, si cade nell’altro, come ha sperimentato e sta sperimentando da anni l’Italia); è ciò che si manifesta nell’anarchia imperante nella vita delle città, è da ciò che si tocca con mano nella desolazione della vita in campagna; è infine ciò che emerge nel dissesto delle istituzioni culturali e dello Stato, nella disgregazione della vita sociale caratterizzata dalla penuria di attrezzature civili e dalla deficienza dei servizi pubblici e sociali, nella perdita del senso della moralità nella vita pubblica, nel dila­gare della corruzione, che è dato oggi emergente in Italia, ma che non è una caratteristica solo italiana.

Da tutti questi fenomeni nascono non solo crescenti di­sagi materiali per tutti, ma qualcosa di più profondo: cioè malessere, ansie, angosce, frustrazioni, spinte alla dispera­zione, alla chiusura individuale, all’evasione; nasce insomma quella che si può ben definire l’infelicità dell’uomo di oggi.

Per contro, però, da tutto questo nasce anche il desiderio struggente (e insieme, sempre di più, la volontà determinata e consapevole) di cambiare, cioè di vivere in modo diverso, di vivere – possiamo dire con una parola – sereni.

Vivere, intendiamo dire, faticando, lavorando, studian­do, battagliando: ma sereni. Questo vuol dire, cioè vivere con la consapevolezza che la vita ha riacquistato un senso, che c’è qualcosa in cui vale la pena di credere, che ci sono degli scopi degni di essere raggiunti e che si è ristabilita una solidarietà fra gli uomini che consente loro di lavorare insie­me, per dei fini di cui tutti riconoscono la validità.

I giovani dunque, possono essere certi che su questa strada noi andremo avanti, affrontando vie inesplorate con sempre maggiore determinazione, slancio, audacia; da comu­nisti che cercano il nuovo con severità e rigore.

Non da uto­pisti che inseguono chimere o da schematici che si abbarbi­cano ai testi; non da estremisti che si lanciano in velleitarie fughe in avanti, ma neppure da opportunisti che si acconcia­no al presente, naviganti di piccolo cabotaggio che seguono il tracciato delle coste: mentre noi vogliamo affrontare le sconfinate distese del mare aperto per approdare a una nuo­va società a misura dell’uomo.

Enrico Berlinguer

Sabato 7 gennaio, a Roma, alle 17 via P.R. Pirotta 95, Roma, (Succursale Scuola Media Giovanni Verga). zona Prenestina – altezza Palmiro Togliatti (adiacente VII Municipio) ci vediamo per l’evento SOGNANDO BERLINGUER (info qui)


Quello che non c’è

“La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appannaggio degli altri, mentre sono loro, i giovani, i quali hanno l’interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia”

Enrico Berlinguer al 22° Congresso Nazionale della FGCI – Milano Maggio 1982

Milano regalati una via Berlinguer

Dopo 27 anni è giunto il momento che Milano riconosca ad Enrico Berlinguer quell’onestà e quel rigore morale che gli sono sempre stati riconosciuti, anche dagli avversari, e soprattutto il merito di aver messo in guardia da quel modello socio-culturale oggi in crisi che ha devastato Milano e l’Italia, ponendo la cosiddetta Questione Morale, che rimane ancora oggi uno dei problemi centrali della vita politica italiana. Ammetto che pensavo che una petizione del genere (in questo momento) per opportunismo o opportunità l’avrebbero firmata tutti. Ancora una volta li avevo sopravvalutati. Fatelo voi, se abitate a Milano.