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intercettazioni

Se EXPO assomiglia alla Salerno – Reggio Calabria

La notizia è questa e la scrive Il Fatto Quotidiano:

Expo, la Prefettura blocca un’altra impresa e stavolta il collegamento con la criminalità organizzata è la base della decisione. Un fulmine, il secondo in pochi mesi, nel cielo di Milano e sotto l’arcobaleno di Giuliano Pisapia. Nella serata di mercoledì la Prefettura ha siglato un provvedimento di interdizione nei confronti di un’azienda che opera sui lavori di interconnessione stradale che portano al cantiere dell’Expo 2015. Si tratta della Fondazioni Speciali spa, società parmense di geoingegneria del gruppoItalterra con commesse in tutta Italia che sta ristrutturando la viabilità per congiungere la fermata metropolitana di Molino Dorino con l’autostrada delLaghi A8/A9.

Forse adesso risulta più chiaro perché ci avevamo tenuto tanto a pubblicare su questo piccolo blog un articolo che ci stava a cuore e che ci interessava fosse letto (oh, viene voglia di fare la commissione antimafia 2.0, per dire):

A fare le spese più pesanti del racket dei Nasone, però, è stata la Fondazioni Speciali S.p.A., che ha ottenuto un subappalto per eseguire dei lavori di consolidamento per 850 mila euro sulla A3 all’altezza di Scilla. Hanno aperto i cantieri a luglio del 2011 e in meno di due mesi hanno subito tre danneggiamenti. Il 28 agosto a un impiegato della ditta viene danneggiata l’auto privata. Il capocantiere, che ha capito bene cosa sta succedendo, gli consiglia di «non parlare troppo», di non dire in giro che lavora per la Fondazioni Speciali. «Tu devi fare una cosa Salvo, quell’adesivo che gli hai messo cosi bello carino che si vede lì glielo devi togliere». Spiega, il capocantiere, che prima, quando non serviva, di fronte al recinto c’era una postazione dell’esercito, e che ora che servirebbe come protezione l’hanno rimossa.Poi, per diversi mesi, le acque sembrano essersi calmate. Non per merito, però, delle denunce contro ignoti ai carabinieri: pochi giorni dopo quelle intimidazioni, la Fondazioni Speciali ha accettato di rifornirsi dal bar dei Nasone in paese per la colazione degli operai. Fino a dicembre.Il 3 marzo scorso, allora, il giorno dopo avere messo in piedi un’intimidazione a un’altra ditta che lavorava su altri cantieri dell’autostrada, la cosca si riunisce al solito bar per progettare un nuovo attentato alla Fondazioni Speciali. Gli uomini del clan hanno già fatto dei sopralluoghi, hanno studiato i mezzi per scegliere quale danneggiare. Alla fine decidono di togliere i freni a un compressore e lasciarlo cadere giù per un dirupo. «Là ci sono le ruote, ci sono due pietre. Togli quelle pietre; di qua davanti ha una levetta (incomprensibile) freno a mano (incomprensibile) precipitano di sotto nella strada. Che cazzo ce ne fottiamo!».

Poi pianificano una via di fuga coi motorini, semmai qualcuno capitasse nei paraggi. E una scusa nel caso dovessero essere colti in flagrante. E se i carabinieri non dovessero credere loro, nessun problema: «Che mi interessa? Gli faccio scoppiare in aria!». L’obiettivo della missione è costringere l’azienda a trattare. L’intimidazione deve essere abbastanza grande da spingere gli uomini della Fondazioni Speciali a farsi vivi con i boss. «Io voglio almeno che andiamo al fine di farli venire. Non che io vado e loro dicono: sono stati ragazzini di due anni. Dev’essere un lavoro bello, in maniera da scendere», da farli venire a negoziare. «E se non vengono?». «E se non vengono glieli bruciamo».

Quella notte, il compressore liberato dai freni si schianta contro uno spartitraffico in cemento. La mattina dopo, gli operai della ditta lo trovano semidistrutto. Sopra c’è una bottiglia di plastica piena di una sostanza liquida, tutta avvolta da un nastro da imballaggio marrone. Sembra un ordigno pronto a esplodere, ma la miccia è finta. Serve solo a spaventare.Gli uomini della ‘ndrina però non sono soddisfatti. Quel macchinario non doveva finire sul guard rail: secondo i piani sarebbe dovuto cadere di sotto, nella scarpata. «Non valiamo nulla. Anzi, soprattutto tu non vali niente, perché io – ride, spaccone – io sarei andato. Che cazzo me ne sarebbe fottuto? Io non ho problemi con l’altezza. Io se mi devo buttare da una montagna, mi butto, non ho paura di buttarmi. Posso rompermi le gambe qualche volta. Lì sai cos’è stato? Non è caduto di sotto! Se fosse caduto lì sotto mi sarei divertito di più io!».
Quell’intimidazione non basta a ridurre la ditta a farsi viva. Bisogna tornare sul cantiere. La notte tra l’8 e il 9 marzo alla Fondazioni Speciali viene danneggiato un altro macchinario. Un semaforo finisce sotto la scarpata.Da un po’ di giorni, però, una microspia, che la Procura di Reggio Calabria aveva fatto installare nel bar, stava registrando tutti i colloqui dei boss. Gli inquirenti avevano potuto assistere in diretta al lavoro quotidiano di soprusi ed estorsioni della ‘ndrangheta. Potrebbero continuare a registrare per raccogliere altre prove. Ma c’è un imprevisto. Una talpa tra le forze dell’ordine ha avvertito i Nasone delle indagini in corso. A dire il vero, che ci fossero indagini in corso su di loro e che i magistrati fossero intenzionati a farli arrestare, i Nasone lo sapevano già da novembre. Lo era venuto a sapere Domenico Nasone e lo aveva raccontato a sua cugina Annunziatina che aveva avvertito suo fratello, Giuseppe Fulco, in carcere, dov’era andata a fargli visita accompagnata dalla madre.Nel verbale di questo colloquio, finora inedito, avvenuto nel carcere di Benevento l’11 novembre scorso e filmato a loro insaputa, la madre dice al figlio detenuto che «è tutto registrato». «Pure in cella», aggiunge la sorella. «Non devi aprire né bocca né niente», lo avvertono.Nelle indagini l’atteggiamento della ditta Fondazioni Speciali SPA risulta molto controverso, del resto. Leggere le carte, studiare, analizzare: ecco il protocollo che funziona.

Ma c’è dell’altro. Operazione “Alba di Scilla” a carico della cosca Nasone-Gaietti. Negli atti si legge:

Dalle intercettazioni telefoniche attivate in conseguenza delle denunce presentate (R.I.T. n°1718/11 – proc. pen. 6612/11 RGNR mod. 44), ed in particolare dalle conversazioni di seguito riportate, emerge il clima di timore ed omertà sorto tra i dipendenti della Fondazioni speciali spa in conseguenza di tali indimidazioni:

  • in data 25.08.2011, MUSUMECI Concetto
  • , responsabile del cantiere di Scilla per conto della Fondazioni speciali spa, riferisce ad un collaboratore quello che è successo la notte precedente in merito all’asportazione di un semaforo. Il collaboratore gli chiede se stanno continuando a lavorare. MUSUMECI gli riferisce di sì, che ci sono alcuni problemi con la direzione dei lavori e che ha saputo che la zona su cui stanno lavorando è una zona calda.

MUSUMECI C.:- Si, ci sei adesso?———————————————————————–//

CILLO:- Si, con i Carabinieri cos’era successo?————————————————-//

MUSUMECI C.:- Che questa notte hanno trafugato un semaforo, quello di monte!—————–//

CILLO:- Hanno?————————————————————————————-//

MUSUMECI C.:- Trafugato! Trafugato, che poi si è scoperto che non era stato trafugato ma solo rimosso e buttato giù per la scarpata.  E quindi niente abbiamo denunciato questo atto vandalico e sono arrivati, anche perché sembra che quella sia una zona calda e quindi particolarmente “attenzionata”. -//

(Conversazione del 25.08.2011 alle ore 16:36, registrata sull’utenza nr. 3939324493 in uso a MUSUMECI Concetto al progressivo n°9, R.I.T. n°1718/11)

  • in data 28.08.2011 MUSUMECI Concetto parla con ZAPPIA Salvatore, il quale gli racconta dell’anomalo danneggiamento del lunotto posteriore della propria autovettura. MUSUMECI Concetto gli consiglia di non far sapere in giro che lavora per conto della “Fondazioni Speciali” e pertanto di rimuovere dall’autovettura l’adesivo della ditta, ritenendo implicitamente che il danneggiamento sia stato effettuato proprio in quanto dipendente della predetta società.

ZAPPIA S.:- Pronto

MUSUMECI C.:-Ciao Totò

ZAPPIA S.:- Buon giorno!

MUSUMECI C.:-Ciao, mi hai chiamato?

ZAPPIA S.:- Ti disturbo?

MUSUMECI C.:-Eh?

ZAPPIA S.:- Ti disturbo?

MUSUMECI C.:-No, no dimmi … dimmi?

ZAPPIA S.:- Allora ieri sera mi hanno, non so se mi hanno rotto un vetro oppure è scoppiato in macchina.

MUSUMECI C.:-Cosa ti hanno scoppiato in macchina?

ZAPPIA S.:- Il vetro di dietro del porta bagagli!

MUSUMECI C.:-Ah!

ZAPPIA S.:- Non so se me l’hanno rotto o se è scoppiato, questo non lo so. Dentro non c’era nulla, fuori …incomprensibile….

MUSUMECI C.:-Ed è scoppiato da solo, ma dove?

ZAPPIA S.:- Sotto casa mia!

MUSUMECI C.:-Minchia! Ma tu non sei il Sindaco, il figlio del ….. o no?

ZAPPIA S.:- E che vuoi che ti faccio?

MUSUMECI C.:-Eh! Vedi quando ti dico di non parlare troppo perché,

quando … quando la situazione.. che … tu devi fare una cosa Salvo, quell’adesivo che gli hai messo cosi bello carino che si vede lì glielo devi togliere.

ZAPPIA S.:- Si lo so!

MUSUMECI C.:-Eh!

ZAPPIA S.:- Allora oggi vado dai Carabinieri 

MUSUMECI C.:-Fai denuncia contro ignoti. Non lo so scoppiare, che scoppia un vetro così?

ZAPPIA S.:- No, può anche .. può succedere  ..in teoria.

MUSUMECI C.:-Si va bene, però!

ZAPPIA S.:- Dentro non c’era nulla Concetto!

MUSUMECI C.:-Come?

ZAPPIA S.:- Dentro non c’era nulla.

MUSUMECI C.:-L’ho capito, ma non è detto che l’hanno spaccato per farti .. 

per rubarti qualcosa. Può essere che l’hanno spaccato così per sfregio, per dispetto, per farti danno insomma.

ZAPPIA S.:- Si va bene ma io non ho problemi, non ho mai avuto problemi con nessuno. Di questo ieri parlavo con mio padre.

MUSUMECI C.:-No, tu non hai mai avuto problemi con nessuno ma la macchina è Fondazioni Speciali

ZAPPIA S.:- Si lo so

MUSUMECI C.:-Nemmeno io ho mai avuto problemi con nessuno se no quelli che sappiamo però! 

(Conversazione del 28.08.2011 alle ore 13:05, registrata sull’utenza nr. 3939324493 in uso a MUSUMECI Concetto al progressivo n°116, R.I.T. n°1718/11)

  • in data 23.09.2011 MUSUMECI Concetto conversa con un soggetto non meglio identificato sulle difficoltà incontrate sul lavoro. L’interlocutore riferisce che “la cosa più brutta è l’aria che si respira”. MUSUMECI risponde a tale commento asserendo che da questo punto di vista “si sono calmati”, perchè egli è andato dai Carabinieri. L’interlocutore dice che, prima, quando non serviva, di fronte al cantiere c’era una postazione dell’Esercito, ora che potrebbe servire come protezione allo stesso quella postazione è stata rimossa.

UOMO:- La cosa più brutta è l’aria che si respira, veramente!

MUSUMECI C.:- Ma diciamo che da questo punto di vista si sono anche abbastanza calmati. Anche perché io me ne sono andato dove dovevo andare … dai Carabinieri ed ho detto senti o mi fanno lavorare oppure cioè non me ne fotte un cazzo!

(Conversazione del 23.09.2011 alle ore 09:57, registrata sull’utenza nr. 3939324493 in uso a MUSUMECI Concetto al progressivo n°2116, R.I.T. n°1718/11)

Per diversi mesi la ditta in questione non ha denunciato altre azioni intimidatorie, ciò fino ai primi giorni del mese di marzo 2012 allorquando sono state compiute e regolarmente denunciate dalla Fondazioni speciali spa le seguenti azioni delittuose:

  • la notte tra il 3 ed il 4 marzo 2012, presso il cantiere “PARATIA SCILLA” in cui la ditta Fondazioni speciali spa è impegnata in lavori di perforazione adiacenti alla strada Provinciale per Melia (comune di Scilla), viene liberato dai freni e dai fermi un compressore marca “INGERSOL”; il mezzo, collocato in un tratto di strada in discesa, va ad urtare contro uno spartitraffico in cemento, riportando danni rilevanti. Su tale compressore inoltre, viene rinvenuta posizionata una bottiglia di plastica contenente una sostanza liquida, avvolta da nastro da imballaggio di color marrone e con una finta miccia incendiaria realizzata con della carta arrotolata. 

Sul medesimo cantiere viene inoltre danneggiata una sonda marca “COMACCHIO” modello MC 1200 attraverso la distruzione del quadro di comando. Anche su tale mezzo viene posizionata una bottiglia di plastica avente le medesime caratteristiche di quella sopra indicata.

  • la notte tra l’8 ed il 9 marzo 2012, nel cantiere sopra indicato, viene ulteriormente danneggiato, mediante un corpo contundente, il quadro comando ed i tubi idraulici della sonda di cui sopra. Inoltre, il semaforo mobile presente sul cantiere, utilizzato per la regolazione della circolazione stradale, come già in occasione dell’atto intimidatorio compiuto il 25.08.2011, viene gettato nell’adiacente scarpata.

Ma c’è un punto che è interessante:

BURZOMATO e PUNTORIERI continuano a discutere sul come comportarsi all’interno del cantiere ed ipotizzano il rischio che il mezzo che vogliono danneggiare possa fermarsi sulla discesa a causa degli spartitraffico che sono stati posizionati in prossimità del cantiere (situazione che, come vedremo, si verificherà concretamente). Pertanto, BURZOMATO chiede a PUNTORIERI se non sia il caso di evitare di danneggiare i mezzi e limitarsi a posizionare solo delle bottiglie (“Per forza danni gli devi fare? E se gli mettiamo solo le bottiglie e basta?”). PUNTORIERI teme però che l’intimidazione non risulti  abbastanza chiara ed efficace (“E se non vengono? E se non vengono?”), in tal modo provocando la reazione di BURZOMATO, il quale lo rassicura affermando che in quel caso tornerebbero sul posto a bruciare i mezzi (“E se non vengono glieli bruciamo”). 

Il suddetto contesto dialogico conferma – se ve ne fosse bisogno – che i suddetti interlocutori stanno organizzando un’azione intimidatoria di tipo estorsivo ai danni di una ditta impegnata nei lavori di ammodernamento dell’autostrada SA-RC (nella specie la Fondazioni Speciali spa); l’espressione “se non vengono” non si presta infatti ad altra interpretazione, se non quella riferita al contatto che i rappresentanti della ditta danneggiata cercheranno al fine di regolare i conti con la cosca mafiosa operante a Scilla. 

(Per i curiosi l’ordinanza è qui in pdf)

Insomma basterebbe essere curiosi, scassaminchia, leggere e fare. Perché se le stranezze si notano nei blog non si capisce dove si perdano tra le decine di protocolli, comissioni, convegni sulla legalità e presentazioni di libri. Se ci è arrivato il Prefetto di Milano a intervenire significa che assistiamo al primato della Prefettura e quindi ha perso il primato della politica. Appunto.

E invece niente. Ancora il bavaglio.

Parlare di intercettazioni solo in termini di abuso – come fa anche Monti – rivela tutta la strumentalità dell’approccio al tema. Valuti il Presidente del Consiglio se tra le urgenze di questi ultimi mesi di legislatura debba proprio essere inserito un provvedimento che assumerebbe inevitabilmente l’aspetto della punizione per magistrati e giornalisti che fanno il loro dovere. Lo scrive nell’appello per scongiurare eventuali leggi bavaglio Roberto Natale, presidente della FNSI.

E poi leggi queste cose. La domenica mattina. E pensi che sono le stesse parole che continui a leggere, urlare ,scrivere negli ultimi anni. Che passano i governi e poi sembra che non passino mai per davvero. E questa volta in più è lecito (e in molti ambienti anche etico) parlare di continuità. Almeno prima eravamo tutti sul piede di guerra pronti a fare la rivoluzione. Ho pensato. Invece adesso in fondo c’è questa sensazione generalizzata di protezione del buon padre di famiglia. E stiamo parlando ancora di bavaglio, di intercettazioni. Sempre usando quelle stesse parole lì. Dice bene Roberto: con quell’approccio, anche linguistico, che è stantio e speravamo di averlo spazzato via.

E invece niente.

E allora penso: ma non sarebbe così bello, stimolante e politicamente gradito dare una svolta. Per davvero. Uscire da questo solco in cui stanno tutti ammucchiati insieme?

Quello strano imbarazzo di Monti sulle intercettazioni

Lo scrive Andrea Fabozzi su Il Manifesto. Con parole centrate e misurate:

Mettendosi al fianco del Quirinale, invece, Monti annulla anche formalmente quella sana distanza tra il Colle e palazzo Chigi che non è un fatto formale ma di sostanziale garanzia. Il presidente della Repubblica, com’è noto, è irresponsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni: lo prevede la Costituzione per consolidarlo nella funzione di garanzia. Tant’è vero che gli atti del presidente per essere validi devono essere controfirmati dal governo, il che comporta che palazzo Chigi non sia una dependance del Quirinale ma debba mantenere la sua autonomia di giudizio e una certa distanza. Anche nel caso di questo governo «del presidente».
Particolarmente imprudente, poi, è la decisione di schierare l’esecutivo in pendenza del giudizio sul conflitto di attribuzione che Giorgio Napolitano ha proposto alla Consulta contro i magistrati di Palermo. Giudizio assai delicato, come ha spiegato ieri l’ex presidente della Corte Gustavo Zagrebelsky che ha invitato il capo dello stato a ritirare il suo ricorso. Zagrebelsky lo ha scritto su Repubblica con tutta la prudenza del caso, dicendosi certo che il «discredito, l’isolamento morale e l’intimidazione dei magistrati» che indagano sulla trattativa stato-mafia è una conseguenza lontana dalle intenzioni del capo dello stato. E tuttavia l’ha scritto, sul quotidiano che in questi mesi è stato il più vicino al presidente Napolitano, grazie soprattutto agli articoli del fondatore Eugenio Scalfari. Monti invece non ha avuto nessuna prudenza.

Rifiutopoli/Formigoni non sapeva nulla?

Nicoli Cristiani telefona a Rotondaro, il 14 gennaio 2011. Gli riferisce di “essersi mosso su quella partita là”, in relazione alla quale “Formiga mi ha autorizzato a parlarne con Alli“. (Alli, ritengono gli investigatori, è Paolo Alli, il potente sottosegretario del Governatore lombardo per l’attuazione del programma regionale). Il quadro della vicenda lo trovate qui.

Rifiutopoli Lombardia: ecco cos’è successo

Franco Nicoli Cristiani, vicepresidente del Consiglio Regionale della Lombardia, finisce in carcere alla mattina presto per una mazzetta da 100.000 euro. All’apertura della porta di casa, vedendo i carabinieri, dicono abbia pronunciato un’unica frase: “sono rovinato”. Ora è in carcere accusato di traffico organizzato di rifiuti illeciti e corruzione, come nelle storie che sembravano possibili solo in Campania o in quelle Regioni troppo intrise di malaffare per assomigliare all’eccellente Lombardia. In carcere è finito anche Giuseppe Rotondaro, coordinatore dello staff dell’Arpa (l’agenzia regionale per l’ambiente). In pratica un dirigente dell’ente che dovrebbe controllare sarebbe il “pony” per la tangente del controllato, come nei peggiori e banali film criminali in seconda serata.

La consegna dei soldi sarebbe avvenuta il 26 settembre al “Berti”, un ristorante di Milano non lontano dal Pirellone. Ristorante frequentato abitualmente dal Nicoli Cristiani che però ultimamente aveva deciso di abbandonare lamentandosi di un conto troppo salato (“io mangio un’insalata ed un primo, cazzo, dai! -dice Nicoli Cristiani per un totale mensile da tremila euro- Adesso … non sono i tremila euro perché poi io … gli … glieli ho fatti pagare lo stesso  … però la figura l’ho fatta”). Sono problemi, in effetti.

I soldi sono consegnati al Rotondaro (che per il servizio incassa il 30 settembre 10.000 euro di mancia) da Pierluca Locatelli, storico (e discusso) imprenditore nel settore dello smaltimento rifiuti, per eludere controlli ambientali sulla “Brebemi”, la Brescia-Bergamo-Milano dove sarebbero stati utilizzati rifiuti speciali come sottofondi stradali. Nelle intercettazioni telefoniche i pezzi da 500 euro erano chiamati big bubble. Il gruppo Locatelli (con sede a Grumello del Monte) era già nel mirino degli investigatori per il fondo stradale sospetto della strada Orceanà, nella Bassa bresciana. Da qui è partito un controllo da parte delle forze dell’ordine coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Brescia, Fabio Salamone e dai pm Silvia Bonardi e Carla Canaia, dei cantieri in cui opera la società bergamasca fino a sequestrare oggi due cantieri della BreBeMi (la tangenziale che dovrebbe collegare Brescia a Milano) in cui si sospetta che siano stati utilizzati in modo illegittimo degli scarti di acciaio per il fondo stradale. Come nelle storie di mafia e merda che si immaginano solo al sud.

Ma la preoccupazione maggiore di Locatelli era la discarica di Cappella Cantone, nel cremonese. L’imprenditore aveva una gran fretta per ottenere le autorizzazioni e riuscire così a sbloccare i finanziamenti di parecchi milioni di euro da parte delle banche. Tutto questo nonostante il parere contrario della Provincia e l’opposizione dei cittadini. Ma Nicoli Cristiani l’aveva tranquillizzato.

La consegna, secondo le indagini, avviene direttamente per mano dei coniugi Locatelli (Pierluca e la moglie Aurietta Pace Rocca, oggi ai domiciliari) che partono in auto per ‘sistemare le cose’. I due non sono tranquilli. Devono incontrare il funzionario dell’Arpa Giuseppe Rotondaro (che però ci tiene a precisare di essere semplicemente un tramite: cioè io, dico, non ci deve essere neanche un’impronta….(ride) delle mie…no dico, perché ..(ride)…il pony, io faccio…). La moglie in auto non è sicura di avere contato bene il denaro (in banconote da 500 e diviso in due buste) e si accorge di avere dimenticato anche i 10.000 euro per l’intermediario. Ansiolitica, le dice il marito Locatelli, ti caghi addosso. Poi i due tirano un sospiro di sollievo per l’assenza di Guardia di Finanza fuori da casello (che fuori dai caselli è facile trovarla) e alla fine si presentano all’incontro. Quindi la consegna va a buon fine. Del resto, dice il Locatelli, il Rotondaro è uno che ha il potere vero.

Il resto è (secondo gli investigatori) tutto nelle carte della politica scippata dalla corruzione: l’AIA ottenuta da Cavenord srl nonostante l’assenza di un parere favorevole della Provincia di Cremona (che in sede di Conferenza di servizi ha espresso più di una riserva) e le osservazioni presentate dai comuni di Romanengo, Soresina, Castelleone, Montodine e San Bassano. Un’autorizzazione ambientale che (sarà un caso) viene rilasciata lo stesso giorno della consegna del denaro.

Ma l’inchiesta Rifiutopoli, dicono in molti e dicono i tanti ‘omissis’ nelle carte, è solo all’inizio.

PS (In carcere è finito anche Andrea David Oldrati, responsabile della Terra verde Srl, una società di consulenza ambientale che collaborava con Locatelli e ai domiciliari Egidio Grechi, consulente ambientale, e Walter Rocca, responsabile del trattamento rifiuti di una discarica a Calcilante, in provincia di Bergamo.)

E poi vogliono la privacy

Sono le sei del pomeriggio a Piazza Mignanelli. Nell’ufficio di Bisignani gli inquirenti all’ascolto si imbattono in una conversazione tra Gigi e il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Tono e parole non lasciano spazio ai dubbi.
(…) Bisignani: “Dobbiamo stare attenti ai telefoni perché a Letta gli ho chiesto mo stamattina: pare del fatto… dicono che Woodcock ci sta controllando i telefoni a me e a lui (…)”. Prestigiacomo si allarma: “Come fai a sapere che tu hai l’utenza (…) ma tu non lo senti il fruscio?(…) e quindi e perché Woodcock a te ti controlla?”. L’altro risponde di non saperlo ma non tranquillizza l’interlocutrice: “Mamma mia ma come si può vivere così? (…) Se escono le intercettazioni con me mi rovini”.

Il libro delle balle di Silvio Berlusconi

Un mio articolo pubblicato su IL FATTO QUOTIDIANO

So che ci sono argomenti più importanti, in questi giorni. Dove finalmente ognuno scopre il proprio lato peggiore. A destra e (sotto mentite spoglie) nel centrosinistra. Ma quando ho letto il nuovo libretto preparato da Berlusconi, i suoi servi e i servi dei suoi servi, ho avuto un cedimento. Non perché non siamo abituati alla propaganda becera del nostro ventennio ma perché qui si supera ogni limite. Il libretto è pubblicato per ricordare i successi del Governo Berlusconi in questi anni. Con frasi che stanno al limite della patologia. Eccone alcune:

I principali successi

  • Mediazione crisi Russia-Georgia (2008).
  • Accordo con la Libia (2008.)
  • Crisi economica mondiale: passa la linea italiana di non far fallire le banche (2008).
  • Moratoria “Pacchetto clima” Europa (2008).
  • Azione italiana per la pace in Medio Oriente(2009).
  • Scelta del Segretario generale della Nato (2009).
  • G8 2009 a L’Aquila.
  • Approvazione del piano di difesa dell’Euro dagli attacchi speculativi (2010).
  • Computo del debito privato nel calcolo del debito pubblico degli Stati europei (2011).
  • Nomina di Mario Draghi a capo della Banca Centrale Europea (2011).
  • Nomina di Lamberto Zannier a Segretario Generale dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e cooperazione in Europa) (2011).
Gli ottimi rapporti personali, l’autorevolezza e l’esperienza del presidente Berlusconi hanno consentito di sviluppare una efficace azione di “diplomazia commerciale”, che ha aperto i mercati alle aziende italiane in Russia, Turchia, Egitto, Brasile, Est europeo, Cina, Arabia Saudita e in molti altri Paesi producendo nuovi contratti per 30 miliardi di euro, quasi due punti di Pil. Grazie alla riforma avviata nel 2002, le nostre ambasciate lavorano per favorire l’internazionalizzazione delle imprese italiane e per promuovere e diffondere la nostra cultura nel mondo.Oppure, sulla GiustiziaIl disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche punta ad arginare la diffusione incontrollata dei contenuti delle intercettazioni, per tutelare il diritto alla privacy di ogni cittadino, fondamentale diritto di libertà, sancito dall’articolo 15 della Costituzione.

Sul Federalismo (secondo loro già attuato):
I decreti attuativi già approvati:
• Roma capitale;
• Fabbisogni standard di Comuni e Province;
• Federalismo demaniale: saranno ceduti ai Comuni a titolo gratuito immobili, terreni e piccoli aeroporti; miniere, spiagge, laghi e fiumi passano a Regioni e Province.

La guerra ai paradisi fiscali (!): Da giugno 2009 le attività finanziarie detenute nei cosiddetti paradisi fiscali sono considerate evasione salvo prova contraria e sono perseguite come tali dalla Guardia di finanza.

Su Alitalia: Il 13 gennaio 2009 è partita la nuova Alitalia, grazie alla determinazione del governo e all’impegno della cordata di imprenditori italiani che hanno aderito all’appello del premier. Oggi l’Italia ha una compagnia di bandiera più efficiente, che non pesa più sulle spalle dei contribuenti e promuove nel mondo le nostre imprese e il turismo verso l’Italia.

Il no al nucleare (!): Il governo aveva approvato una moratoria sul nucleare, per valutare assieme all’Unione Europea le scelte migliori per tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini. La scelta degli italiani di abbandonare il nucleare, all’indomani della catastrofe di Fukushima, impone di mettere a punto una nuova strategia energetica nazionale. Il governo sta lavorando per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, per garantire la sicurezza energetica e ridurre il costo dell’energia per le famiglie e per le imprese.

L’aumento dei ticket negato: Nonostante la crisi economica, il governo non ha tagliato le prestazioni sanitarie e anzi ha investito 4 miliardi di euro in più. Inoltre sono state avviate iniziative per risparmiare tempo e denaro e dare prestazioni migliori a tutti i cittadini.

E poi “tagliati i costi della politica” (si, c’è scritto proprio così),oltre a “Il governo Berlusconi ha affrontato la crisi proteggendo i risparmi dei cittadini e sostenendo il reddito delle famiglie e dei pensionati a basso reddito” fino alle conclusioni. Fenomenali:

Desidero ricordare i cinque punti qualificanti che il Governo considera strategici per dare attuazione compiuta, da qui al 2013, al programma approvato dagli elettori: il federalismo fiscale, la riforma tributaria, la riforma della giustizia, l’immigrazione e la sicurezza dei cittadini, il piano per il Sud. Voglio ribadire la nostra ferma intenzione di completare il programma di governo, arrivando alla scadenza naturale della legislatura. I cittadini potranno giudicare complessivamente il nostro operato attraverso le elezioni politiche generali, come prescrive la Costituzione e come avviene in tutte le democrazie. (Silvio Berlusconi)

Diceva Kafka che confessione e bugia sono la stessa cosa. Per poter confessare, si mente. Ciò che si è non lo si può esprimere, appunto perché lo si è; non si può comunicare se non ciò che non siamo, la menzogna. Il libretto di Governo (che trovate a questo indirizzo) è la confessione di un metodo che nessuna più considera credibile, ma è l’unico percorribile. Leggetelo con attenzione. E mettiamo in ordine le smentite. Non ci meritiamo di essere collusi con l’impunità.

La feccia dietro la privacy

Ha ragione Nicola Gratteri: «I cittadini che votano hanno diritto a sapere tutto delle persone che dicono di lavorare per il bene del Paese», ha detto intervistato da Repubblica. E allora «è sbagliato mettere la sordina all’informazione: fanno bene in America a pubblicare tutti gli atti relativi alla vita di chi è stato votato dagli elettori a ricoprire incarichi pubblici». Questione di democrazia. Questione di buona politica.

‘Ndrangheta: una valanga di merda in Lombardia

Scrivo questo pezzo con rabbia. Che non sarà certo un sentimento nobile e sicuramente non è elegante per il mio ruolo (che ancora qualcuno dovrebbe spiegarmi in un gioco di rimbalzi e delazioni che mi hanno trascinato su tavoli diversi da giullare scarso a politicante interessato). Non è elegante, mi dicono, lasciarmi prendere dalla pancia che è una zona molle. Eppure oggi provo rabbia. Forse perché mentre scrivo sono di fianco ai nomi di questo Consiglio Regionale che vengono “segnalati” nell’ordinanza e nemmeno troppo preoccupati stanno preparando la strategia difensiva tutta di comunicazione e per niente sui fatti, i riscontri e la realtà. Come al solito. Però scrivo con il sorriso. Il sorriso nel leggere le intercettazioni dove queste merde criminali trapiantate anche qui si sentono braccati come topi di fogna mentre si dicono “questa volta non ce la scampiamo”, con la Boccassini sulle carte a tenere la barra diritta in un’operazione che comunque passerà alla storia. E allora mi si accende il sorriso ad immaginarmeli Alessandro Manno e Emanuel De Castro che scodinzolano desolati sotto gli stipiti. Mi si apre il sorriso a pensare che la mafia che in Lombardia non esiste ha deciso in Lombardia di chiamarsi proprio “Lombardia”, mentre il boss Pino Neri veniva eletto a Paderno Dugnano in un Centro intitolato a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sorrido perché non potranno rimanere impuniti: impuniti loro e impuniti tutti quelli che non sentono e non vogliono sentire, in una palude di immobile e latente inciviltà dove informare è un atto di coraggio. Non si potrà stare a lungo impuniti a forza di giocare a fare i sordi: magari mangiati, comprati, giudicati, annessi o complici. Perché il silenzio è complice. E allora mi sia giustificata la rabbia davanti ad un silenzio gelatinoso e interessato che oggi sanguina come di certo non si può nascondere. Lasciando per un secondo il tempo delle analisi, delle considerazioni, dei risvolti politici o criminali. Mi si lasci la rabbia e il sorriso di guardare oggi negli occhi chi gioca a sommergersi tenendomi la testa sott’acqua.

L’intercettazione che intimorisce Creonte

Ieri è stato approvato dal Senato il disegno di legge sulle intercettazioni. Ancora una volta il Governo ha abusato dello strumento della fiducia, ancora una volta ha relegato il Parlamento a semplice delegato della volontà del potere esecutivo. La separazione dei poteri, uno dei principi fondanti dello Stato di diritto, è stata sostituita dall’emergenza e dall’urgenza, che ormai sembrano essere gli unici parametri valutativi di ogni evento nel nostro paese.

Molti esperti giuristi hanno descritto gli effetti di questa legge a livello processuale, ma la sua influenza negativa va al di là dell’aspetto meramente tecnico-giuridico.

Su “la Repubblica” di oggi Gustavo Zagrebelsky scrive “il potere politico può proteggersi, ma non può farlo imbavagliando un potere – il potere dell’informazione- che ha la sua ragion d’essere nel controllo del potere”. Il potere politico vuole proteggere sé stesso a tutti i costi senza confrontarsi con lo ius, con il diritto che, come ha ben evidenziato lo stesso Zagrebelsky, non coincide con la lex. Il diritto è molto più ampio, è quell’insieme che comprende il tutto e che contiene norme internazionali, principi costituzionali, interpretazione ecc.

Ebbene con questo disegno di legge il Governo si contrappone inevitabilmente al diritto, poiché in uno stato di diritto non è accettabile una legge che si scontra con la norma costituzionale e con la Cedu (Convenzione europea dei diritti dell’uomo).

Mi auguro che il Presidente della Repubblica si rifiuti di firmare una tale abiura dei principi costituzionali. Spero che il garante della Costituzione non permetta la soppressione futura dei processi contro la criminalità organizzata, che trovano nelle intercettazioni uno strumento investigativo fondamentale. Spero che il Presidente Napolitano ricordi con forza il valore e l’importanza dell’art.21 della nostra Costituzione e affermi con decisione la libertà di cronaca e di espressione dei giornalisti.

Siamo ormai nella situazione in cui Antigone si deve scontrare con forza contro Creonte. Dobbiamo richiedere a ogni cittadino la disobbedienza civile a una legge ingiusta. Dobbiamo fare in modo che Creonte riconosca le ragioni di Antigone e non possa permettersi di mandarla in esilio, perché il consenso elettorale non equivale all’annichilimento del diritto.