Vai al contenuto

invasione

Altro che invasione, sugli sbarchi dei migranti si scatena la solita ammuina sovranista

Il numero rimbalza in certa retorica sovranista che prova a riprendersi gli spazi perduti e tra i gruppi antimmigrazionisti che cercano conforto per la propria xenofobia: i circa 60mila sbarchi avvenuti quest’anno in Italia per qualcuno dovrebbero essere il segnale chiaro della rapida decadenza del nostro Paese, del “fallimento” della ministra Lamorgese e soprattutto un buon motivo per l’eterno ritorno della presunta invasione.

Prendere un numero decontestualizzato e gettarlo come carne viva tra le fauci dei propri elettori è un esercizio banale che non richiede competenze e educazione alla complessità. «Se oggi ne sbarcano 60mila – dicono gli agitatori – ricordatevi che eravamo a 52.000 sbarchi in un anno quando si insediò al Ministero dell’Interno Matteo Salvini». L’associazione è perfino immediata: a giugno 2018 i media e l’opinione pubblica erano permeati da una presunta emergenza di un’Italia che si sarebbe sbriciolata per colpa dei poveretti che arrivavano dal mare e il tentativo di tornare a quei tempi sembra un’impresa accessibile. Qualcuno si lancia ancora più spericolatamente: «Ad agosto del 2019 eravamo a 8.500 sbarchi, ora siamo al collasso!», si sente urlacciare in giro e tutti a immaginare e temere un sistema al collasso, un Paese sotto stress per i troppi arrivi e una soglia non più sostenibile.

Facciamo un po’ di ordine. Matteo Villa, responsabile per le migrazioni per l’Ispi (l’Istituto per gli studi di politica internazionale) ricorda come il quadro internazionale sia profondamente cambiato: diversamente dal 2014-2017, quando oltre il 90% degli sbarcati in Italia partiva dalla Libia, oggi gli arrivi sono ben distribuiti tra Libia e Tunisia. E si registrano aumenti su tutte le rotte (Turchia, Grecia, Albania). Le migrazioni irregolari via mare si sono anche “regionalizzate”: le persone che arrivano in Italia dalla Tunisia sono per oltre il 70% tunisine; la maggioranza relativa delle persone in fuga dalla Libia è originaria del Bangladesh, ed era nel paese da tempo. Sta accadendo che la Tunisia sia in inginocchio a causa del crollo del turismo per la pandemia (il turismo è circa il 10% del Pil nazionale) mentre in Libia non si registra un maggior flusso di migranti ma semplicemente le persone intrappolate cercano di fuggire a ritmi superiori rispetto al 2019.

Sulla Libia poi rimane sempre l’annosa questione dei potentati locali che aprendo e chiudendo i rubinetti dell’emigrazioni riescono a esercitare pressione sull’Europa per chiedere di volta in volta più soldi. Denaro che puntualmente (Italia in testa) arriva ai libici con la cretina speranza che quelli possano davvero fungere da tappo a un fenomeno sistemico che non si ferma di certo addestrando e pagando violenti rastrellatori. Quindi siamo di fronte a qualcosa di inaudito? No, per niente. Come scrive Ispi «già nel 2011, nel corso delle Primavere arabe e in particolare della Rivoluzione tunisina, circa 60.000 persone sbarcarono sulle coste italiane. E nel periodo 2014-2017 si registrarono tra i 110.000 e i 180.000 sbarchi l’anno. Insomma, malgrado la pandemia abbia aggravato le condizioni nei paesi di partenza e contribuito a un rapido aumento degli sbarchi, siamo ancora molto lontani dal periodo degli “alti sbarchi” in Italia».

Per esempio le persone all’interno del sistema di accoglienza italiano non sono aumentate (siamo a 80.486 persone) e continuano a essere meno della metà rispetto al 2017 (erano 190.674). Le richieste di asilo sul suolo italiano stanno tutt’altro che esplodendo essendo stabili (al di là di un breve rialzo dovuto allo stop per il lockdown a inizio 2020), quelle su cui le Commissioni territoriali devono ancora pronunciarsi sono ai minimi dal 2015. E nonostante la retorica sovranista negli ultimi 7 anni il numero di stranieri in Italia è sempre rimasto stabile, perfino negli anni della cosiddetta “grande invasione”, registrando un leggero calo negli ultimi 4 anni. Tutto questo, vale la pena ricordarlo, in un quadro nazionale più che desolante: nel corso del 2020 la popolazione italiana si è ridotta del 6,4%, e per la prima volta da decenni si è ridotta (del 5,1%) persino la popolazione straniera residente nel nostro Paese.

E le Ong contro cui ancora Salvini e Meloni alzano la voce? Anche qui sotto sotto c’è poco o niente: nel 2021 le Ong sono state responsabili del 13% del totale degli sbarchi in Italia. Esattamente quanto nel 2019, quando gli arrivi in Italia erano ai minimi. Conviene guardarli con lo sguardo largo i numeri, per riconoscere meglio gli allarmi dagli allarmisti.

L’articolo Altro che invasione, sugli sbarchi dei migranti si scatena la solita ammuina sovranista proviene da Il Riformista.

Fonte

Altro che migranti, la vera invasione è quella delle fake news

La battaglia, come al solito, si giocherà sulla percezione perché l’immigrazione in Italia è un piatto da servire sempre sensazionale per stimolare gli umori fuggendo dalle analisi. Così mentre la cosiddetta Guardia costiera libica spara e sperona i disperati con le nostre motovedette regalate e si prepara a essere rifinanziata dal governo per preservare negli orrori delle sue prigioni come tutte le estati i sovranisti di casa nostra accelerano con gli allarmi. Ma sono reali? No, quasi per niente. Ce lo spiega nel suo Fact Checking annuale sulle migrazioni l’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) che si assume l’onere e l’onore di analizzare i numeri,

C’è un’emergenza sbarchi? Dipende, spiega Ispi: ci stiamo stabilizzando intorno ai 50.000 arrivi all’anno mentre nel periodo 2014-2017 se ne registrarono tra i 110.000 e i 180.000. Gli sbarchi sono in aumento rispetto al periodo precedente ma siamo ben lontani dal periodo degli “alti sbarchi” in Italia. E davvero il sistema d’accoglienza italiano sotto pressione? No, per niente. Siamo lontanissimi dal numero massimo di migranti accolti registrato a ottobre 2017 (erano 191.000) con 78.000 presenze. La differenza sta nella (voluta?) mala gestione dell’accoglienza: due migranti su tre sono ospitati nei Cas, centri studiati più per fare fronte ai grandi numeri rispetto alla dimensione attuale e i Decreti Sicurezza hanno di fatto smantellato il sistema di accoglienza diffusa (sono 25.000 del totale).

Poi, come sempre, c’è la favola delle navi delle Ong che inciderebbero con l’aumento degli sbarchi: nel periodo della “gestione Lamorgese” gli sbarchi mensili sono quasi triplicati rispetto all’era Salvini, arrivando a 2.600 eppure, il ruolo delle Ong ha continuato a rimanere molto marginale, inferiore al 15% del totale degli sbarchi. Significa che quasi 9 migranti su 10 raggiungono le coste italiane senza l’aiuto delle imbarcazioni delle Ong e che, quindi, anche senza Ong in mare queste persone sarebbero arrivate lo stesso in Italia. E la Libia? Lo Stato che Draghi non ha esitato a ringraziare ha visto impennarsi il numero dei migranti ospitati nei centri di detenzione ufficiali passando dalle 1.000 persone nella seconda metà del 2019 a più di 5.000 persone attualmente. Malgrado costanti appelli della comunità internazionale, e in particolare quelli che provengono dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom) e dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), la Libia continua a trattenere per periodi indefiniti i migranti irregolari esponendoli a minacce, sevizie e abusi. E questo è solo il quadro della detenzione “ufficiale”: i numeri degli irregolari sono un olocausto che nemmeno si prende in considerazione.

E quindi il numero di stranieri in Italia sta crescendo? Anche questa è una fantasia smentita dai numeri, nessuna invasione: dal 2014, infatti, il numero di stranieri regolarmente presenti in Italia (che nel decennio precedente era più che raddoppiato, passando da 1,9 a 4,9 milioni di persone) è rimasto praticamente stabile, crescendo solo del 2% (da 4,92 a 5,04 milioni di persone). Anche includendo gli stranieri irregolari, dal 2014 la presenza straniera in Italia è aumentata solo del 6% (da 5,27 a 5,56 milioni di persone). È vero invece che con i Decreti Sicurezza sono aumentati i dinieghi di protezione internazionale: il tasso di protezione è sceso a circa 2 richiedenti asilo su 10 (era il 42% nel 2017) mentre la protezione umanitaria è passata dal 28% che era al 9%. Questi sono i numeri. Il resto è solo propaganda, al solito sulla pelle dei disperati.

L’articolo Altro che migranti, la vera invasione è quella delle fake news proviene da Il Riformista.

Fonte