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legge cirinnà

L’allarme del numero uno dei pediatri? Una bufala. Guarda un po’.

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Ne scrive Adriano su Fanpage:

«Insomma, messa in questi termini, la cosa sembra avere una certa rilevanza, soprattutto se contestualizzata alla discussione al Senato del ddl Cirinnà che, appunto, prevede la stepchild adoption. Il punto è che, ancora una volta, siamo di fronte a un diversivo, all’ennesima manovrina tattica per inquinare il dibattito in corso sulle unioni civili. E che ciò sia stato fatto strumentalizzando l’opinione di un pediatra, appare chiaro anche allo stesso Corsello, che in una intervista a Repubblica ha ridimensionato la portata del suo intervento:

Il mio voleva essere un contributo positivo al dibattito, non una presa di posizione pro o contro la stepchild adoption. Era solo per dire che la priorità è la salute psicologica del bambino e la legge deve considerare prima di tutto questo. Non è la stessa cosa avere due genitori eterosessuali o omosessuali e questa diversità il bambino la percepisce, o meglio la potrebbe percepire, quando si relaziona coi suoi coetanei. […] Ci tengo però a chiarire che non è sempre così, non è una posizione ideologica. È una sollecitazione a chi fa le leggi a tenere conto di ogni singola situazione

Insomma, un invito alla prudenza, peraltro da parte di uno studioso da sempre vicino al mondo “cattolico” (non che questa sia una pregiudiziale, sia chiaro). Però, ci sono davvero molte cose che non quadrano, a partire da un dato di fatto: “l’allarme” del numero uno dei pediatri è del 27 gennaio scorso, il giorno prima cioè che cominciasse la discussione parlamentare del ddl Cirinnà. Come mai sia stato ripescato dai bassifondi del web non è proprio chiarissimo (o meglio, lo è, ma per oggi abbiamo esaurito il bonus retropensieri). Come mai sia diventato solo ora il cavallo di battaglia del fronte del no alle unioni civili è un altro mistero».

Diritto d’amare? La lezione di Francesco.

amare

Francesco Gagliardi, medico, coglie il cuore, appunto:

«Come molti sanno per un paio di anni sono stato un medico prelevatore della banca degli occhi di roma. In pratica quando una persona muore viene chiesto ai parenti più stretti se vogliono o meno donare i tessuti corneali. Qualora i parenti accettino firmano un modulo e viene attivato il centro. Sono tante le storie che potrei raccontare perché ogni donazione,ogni vita, ogni morte ha una storia a se, bella o brutta che sia. Però oggi mi sembra necessario raccontare la storia seguente. Il centro era stato avvisato che c’era un probabile donatore ma che c’era un piccolo problema: il donatore era gay. Problema numero uno il protocollo prevedeva tra i criteri di esclusione di una donazione proprio l’omosessualità. Faccio notare che ogni donazione sono due persone che tornano a vedere. In ogni caso ci viene detto che il donatore (uso questa parola per ribadire l’estrema generosità di chi dona gli organi) era in “coppia chiusa” da almeno 35 anni. Ripeto: 35 anni. Quindi il nostro primario si prende la responsabilità(tutto sulle spalle dei singoli) e si attiva il sistema. Io mi precipito nell’ospedale dove questo signore era morto e parlando con l’infermiere che aveva trattato il caso (altra brava persona) mi viene detto che mancava una firma perché la donazione era stata richiesta dal compagno del signore morto con cui viveva da 35 anni ma che non essendo questo giuridicamente nulla non poteva firmare. Si doveva aspettare la sorella che veniva dal nord Italia che era l’unica persona della famiglia con cui questo signore era rimasto in contatto in quanto era stato cacciato dalla famiglia 35 anni prima proprio per quella scelta d’amore che aveva fatto. Per farla breve succede questo : la sorella arriva e firma e io faccio il mio prelievo di cornee (ricordo:un prelievo due persone che tornano a vedere). Dopo un prelievo avevo l’abitudine,qualora i parenti fossero ancora lì, di andare a ringraziarli per il loro bel gesto. Quella volta uscii e mi diressi verso la sorella del signore che stava confabulando con altri due signori che mi sono stati presentati come gli altri due fratelli che seppure abitassero a roma non si erano presi la responsabilità di firmare in quanto erano 35 anni che non parlavano con il fratello. La cosa più ripugnante è che stavano redarguendo la sorella che non voleva cacciare il compagno di una vita del suo compianto fratello dalla casa che era intestata al defunto e che ora per legge apparteneva a loro ma che era occupata dall’altro “frocio”. Ognuno è quello che è ed è responsabile di quello che fa ma la cosa che più mi ha addolorato di questa storia è non aver potuto ringraziare chi ha permesso con la sua caparbietà di realizzare l’ultimo desiderio del suo compagno in quanto non essendo parente né niente non poteva avere accesso alla camera mortuaria dove venivano fatti i prelievi. Politici,preti, profittatori,pecore , conservatori,ignoranti ecc… possono parlare quanto vogliono e vomitare odio quanto vogliono ma io volevo cogliere l’occasione per ringraziare il compagno del signore morto per la sua lezione d’amore e chiedergli scusa per tutto il male che un paese ridicolo e inadatto gli ha fatto. Grazie».

(fonte)