Vai al contenuto

mercato

Il lato oscuro dei beni sequestrati

Quando Pio La Torre ha immaginato la misura di prevenzione patrimoniale per i beni accumulati illecitamente con metodo mafioso aveva in testa un’idea bellissima: riportare alla collettività ciò che era stato deturpato dalla mafia. Rubare al ladro per restituire: il senso è altissimo.

Ma le intuizione legislative (e la legge Rognoni – La Torre è stata la migliore idea antimafiosa del Parlamento italiano) hanno bisogno di un continuo perfezionamento per essere del giusto gradi di contemporaneità e, soprattutto, funzionali. Funzionali, appunto.

La confisca di beni mafiosi funziona se la restituzione alla collettività comporta un miglioramento aziendale non solo nel rispetto delle regole, ma anche in termini di produttività e reddito dei lavoratori: lo Stato vince se riesce a dimostrare di essere più competente e competitivo delle mafie. Altrimenti è solo simbolo, e allora bastava la poesia mica la legge.

Sulle assegnazioni e sulla gestione dei beni confiscati Telejato sta portando avanti un’inchiesta che è precisa e chiara e che forse farebbe comodo anche al popolo dei politici con il braccialetto per intraprendere una strada chiara sulla gestione e assegnazione dei beni confiscati.

Questo è solo uno dei tanti casi di imprese che lo Stato ha condannato al fallimento. Tuttavia esistono eccezioni che confermano la regola. 
La storia della Calcestruzzi Ericina a Trapani è l’eccezione in questione.
I proprietari erano i figli di Vincenzo Virga, imprenditore trapanese condannato per mafia. L’azienda, dopo la confisca è stata assegnata ad una cooperativa costituita dai dipendenti. La nuova gestione ne ha garantito una competitiva presenza sul mercato ed ha inoltre installato un impianto per lo smantellamento dei rifiuti netti edili. Alla mafia tutto questo non piaceva, ha cercato per ben due volte di distruggerla. Il sostegno decisivo alla cooperativa è arrivato dall’ex prefetto Fulvio Sodano. Peccato che come premio per il suo operato virtuoso sia stato trasferito e accusato di turbativa del libero mercato dall’ ex segretario agli Interni ora senatore Antonio D’Alì (Pdl). Quello stesso senatore imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, da poco a Bruxelles per rappresentare il Parlamento italiano in seno all’Assemblea parlamentare Euro Mediterranea. D’Alì è stato confermato nell’organismo parlamentare europeo dal presidente del Senato, nonché ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, che ha raccolto l’interrogazione parlamentare del Pdl.

————–

La legge Rognoni – La Torre

La legge n. 646, del 13 settembre 1982, nota come legge “Rognoni-La Torre”, introdusse per la prima volta nel codice penale la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente previsione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali.

Il testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980 (Atto Camera n. 1581), che aveva come primo firmatario l’on. Pio La Torre ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due giovani magistrati della Procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

In questa sezione sono raccolti gli atti e i resoconti delle discussioni parlamentari relative all’approvazione della proposta di legge. La bibliografia offre un’ampia serie di riferimenti a monografie e saggi per conoscerne meglio i contenuti ed il valore innovativo nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata.

Documenti
Iter Camera
Iter Senato
Bibliografia essenziale sulla legge Rognoni – La Torre:

Niente Coppi senza i Carrea

In morte di Andrea Carrea, detto Sandrino forse per affrontare con un diminutivo la solennità del suo corpaccione contaidno, 89 anni, nato a Gavi ma cresciuto a Cassano Spinola, si è ricordato l ultimo gregario storico di Fausto Coppi e quindi di un certo ciclismo. Il penultimo ad andarsene era stato, poco più di un anno fa, Ettore Milano, 86 anni, anche lui di quella provincia di Alessandria che ha dato allo sport italiano campioni enormi di ciclismo e calcio, con una concentrazione di talenti che forse meriterebbe un qualche studio serio: Girardengo, Coppi, Baloncieri, Giovani Ferrari, Rivera

Milano, erre “roulée” alla francese proprio come Rivera e come tanti di quella provincia (idem per Parma), era in corsa il paggio psicologo di Coppi, Carrea era il suo diesel da traino e spinta.

Scelti entrambi, per aiutare il Campionissimo, da Biagio Cavanna detto l orbo di Novi Ligure, il massaggiatore cieco che tastava i muscoli e indovinava le carriere (e a Milano diede pure la figlia in sposa).

I due non avevano vinto mai in prima persona, Fausto vinceva anche per loro che lavoravano per lui portandogli in corsa acqua,panini,conforti vari, tubolari, amicizia. Un giorno al Tour de France del1952 Carrera si trovò, ”a sua insaputa”come uno Scaiola del ciclismo, in maglia gialla.

Un gendarme lo pescò in albergo per portarlo alla vestizione. Carrrea si scusò con Coppi per eccesso di iniziativa, avendo fatto parte di un gruppetto, teoricamente innocuo, di fuggitivi non ripresi.

Il giorno dopo il suo capitano gli prese, come da copione, la maglia gialla scalando l Alped Huez e arrivò da dominatore a Parigi. Un cantante ciclofilo, Donatello, che ha fatto anche Sanremo, ha composto una canzone splendida che è un sogno di bambino e dice: “Un giorno, per un giorno, vorrei essere Carrea”.

Il gregario nel ciclismo non c è più, almeno nel senso classico: libertà di rifornimento continuo dalle ammiraglie, licenza per ogni assistenza tecnica in corsa, severità della giuria quando, specialmente in salita, ci sono troppe spinte per i capisquadra, che facevano chilometri senza dare una pedalata, hanno procurato dignità aduna collaborazione che non è più umiliante e servile, e che consiste soprattutto nel pedalare con accelerazioni giuste al momento giusto, nell aiutare, aprendogli un tunnel nell aria, il capitano quando è il momento di tirare per rimediare aduna sua défaillance o rafforzare una sua iniziativa. Nello sport tutto i gregari sono di tipo nuovo.

Diceva Platini genio del calcio: “Importante non è che io non fumi, è che non fumi Bonini”. Il quale Bonini gli gocava dietro, riempiva il campo del suo gran correre, cercava palloni per servirglieli. Adesso i grandi gregari del calcio, alla Gattuso, guadagnano bene, sono stimati, cercati. Coppi lasciava comunque ai gregari tutti i suoi premi, e così li ha fatti ricchi.

Chi è adesso il gregario? Nell automobilismo il pilota che esegue gli ordini di scuderia, lascia passare il compagno che ha bisogno di punti, fa da “tappo” mettendosi davanti a chi lo insegue, e al limite “criminoso” sbatte fuoripista il concorrente pericoloso.

Nel ciclismo è ormai quello che sa propiziare il sonno al campione nelle dure prove a tappe, sa dargli allegrie o comunque distensione in corsa. Nel mondo dell atletica il gregario si chiama lepre, ed è pagato, nelle corse lunghe,per tenere alto il ritmo nella prima parte, sfiancando gli avversari e propiziando un tempo di finale di eccellenza: poi può ritirarsi. Sta sul mercato, è ingaggiabile anche al momento, per una corsa sola.

Nella scherma magari è quello che tiene per il campione il conteggio delle vittorie regalate in tornei di ridotta importanza o comunque prospettanti al campione stesso una eliminazione ormai sicura, gli fa il calcolo dei crediti e dei debiti così messi insieme nel rapporto con avversari importanti, gli dice quando è tempo di “passar vittoria”.

Il gregario nuovo può anche arrivare a sperimentare su se stesso il prodotto dopante o il prodotto coprente, correndo dei rischi. Ma la sua funzione diventa sempre meno materiale. E si deve ricordare che il prototipo altamente psicologico del gregario che dà serenità, oltre a procurare una buona compagnia negli allenamenti, tiene quattro gambe anzi zampe. E un cavallo: si chiamava Magistris, era un quasi brocco, ma senza di lui vicino, in pista come nella stalla,il favoloso Ribot era nervoso, tirava calci e nitriva di rabbiosa tristezza.

Una nuova Lombardia #davvero /2

Cominciano ad arrivare le proposte sulla nostra piattaforma Lombardia #davvero mentre continua serrato il lavoro sul programma e l’opera di “spulciamento” della carta d’intenti delle primarie. E’ l’impegno che ci siamo presi di alzare i contenuti senza preoccuparci dei toni; suona “nuovo” ma dovrebbe essere sempre stato così se non fosse che ci siamo persi dietro formigonismi, trofismi, minettismi dimenticanto il fallimento politico dietro il sistema sanitario, nell’architettura delle funzioni di controllo e nella “disponibilità possibile” ai dialoghi con la criminalità organizzata.

Perché Formigoni non se n’è andato come credono in molti ma è tutto teso al mantenimento di un “sistema Lombardia” che ha ancora troppe promesse da mantenere da qui all’Expo 2015 e deformigonizzare la Lombardia non può che non passare da una “ripubblicizzazione” reale della regione. Ed è un lavoro da chirurgo ed artigiano insieme: chirurgico nell’analisi di ciò che è stato destrutturato (e qualche volta verrebbe da dire “distrutto”) dalla sanità alla scuola e i lavori pubblici fino alle pieghe più nascoste come Arpa, Genio Civile e molto altro e artigiano per l’umiltà che richiede nell’analizzare senza la sicumera di certi analisti.

Innanzitutto sarebbe il caso che la Lombardia cambi strada. Lo scrive Simone sulla nostra piattaforma di discussione: la Lombardia ha bisogno di ripensare completamente il modo in cui i suoi cittadini si muovono. Gli spostamenti nelle aree urbane, quelli dalle periferie al centro e quelli da città a città dovranno affrancarsi dal paradigma autocentrico, al quale la politica deve opporre un’alternativa vera, razionale, credibile: la Mobilità Nuova, ispirata ai risultati degli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità NuovaLeggendo il documento (che ha già tutto quello che serve per un metodo che dagli enti locali arriva fino al governo nazionale in un percorso di solidarietà per la mobilità dolce che ci piace molto) non ho potuto non pensare alla Lombardia 2.0 pensata da Legambiente Lombardia (il manifesto lo trovate qui) che abbiamo discusso qualche giorno fa a Milano. Nel capitolo mobilità scrive Legambiente (con tempi dei verbi in un presente imperativo che rende giustizia all’urgenza della sfida):

  • nella Lombardia del futuro ci saranno meno automobili, ma più libertà di movimento per le persone. Circoleranno meno TIR, ma le merci viaggeranno, nella misura in cui è necessario, all’interno di una filiera logistica industrializzata e ottimizzata. Le linee ferroviarie disporranno delle capacità necessarie a far fronte ad un aumento della domanda di traffico merci. I costi della mobilità, inevitabilmente, aumenteranno, ma politiche di trasferimento distribuiranno tale aumento a vantaggio dei modi di trasporto energeticamente più efficienti e ambientalmente performanti. Tutte le città si doteranno di misure di governo e riduzione della congestione da traffico, aumentando la sicurezza di tutti gli utenti della strada, e l’accesso allo spazio urbano da parte degli utilizzatori ciclo-pedonali 
E allora cominciamo a muoverci dalla mobilità, che suona anche meglio, perché, l’ha spiegato il presidente di Legambiente Lombardia alla sua assemblea, non si può avere un’idea di governo senza avere un’idea di Lombardia. E immaginare una Lombardia di autostrade e auto è miope nel migliore dei casi e colluso con tutti gli altri. Un po’ di presbiti ci fanno bene per scrivere il programma. Un programma presbite che veda lontano e da lontano. Si nota la differenza, no?
ps per idee e suggerimenti basta andare qui.

Fanno mercato e lo chiamano politica

Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo Economico, le Infrastrutture e i Trasporti, è stato ieri in visita e a pranzo in un convento francescano ad Assisi. Andrea Garibaldi racconta oggi sul Corriere della Sera che durante un lungo discorso il ministro ha detto cose che – dette da uomo di banche – fanno sospettare che abbia letto il libro di Michael Sandel da poco pubblicato negli Stati Uniti:

«Dopo la caduta di tutte le ideologie, si è adottata quella del mercato: ma il mercato è uno strumento, non l’unica regola che manda avanti la società»

Forse avrebbe dovuto dirlo durante un Consiglio dei Ministri al Presidente Monti. Però.

Crisi lavoro: le nostre proposte

L’ordine del giorno sottoscritto dalla minoranza.

ORDINE DEL GIORNO

“ESAME DEI PROBLEMI INERENTI LA SITUAZIONE INDUSTRIALE REGIONALE”

Il Consiglio regionale

Premesso che

in Lombardia permane una situazione pesante sul piano occupazionale, nonostante una flessione del 33% nell’utilizzo della cassa integrazione, ed una leggera inversione di tendenza nelle assunzioni di giovani;

la disoccupazione coinvolge ancora più di centomila lavoratori; aumentano i licenziamenti e gli inserimenti nelle liste di mobilità; interi settori sono coinvolti nella crisi industriali, in particolare l’high tech;

nell’attuale congiuntura necessitano interventi sul piano degli ammortizzatori sociali, ma sopratutto una politica industriale capace di favorire la ripresa utilizzando tutti gli strumenti a disposizione della Regione, a partire dalla legge1/2007 e da quei settori propri della Regione: sanità, trasporti, energia, banda larga, ecc;

Fare squadra, fare rete, significa ripristinare e rinvigorire i tavoli regionali funzionali a politiche attive del lavoro e all’intervento coordinato fra sistema delle imprese, Istituzioni e sistema bancario;

la Lombardia si caratterizza come Regione a forte vocazione industriale e manifatturiera, deve uscire da una fase di progressivo declino per dare prova concreta della sua vocazione per riprendere a crescere: attivando tutte le sedi opportune, e gli strumenti legislativi necessari, per porsi alla testa di una politica industriale funzionale alla ripresa occupazionale e produttiva.

il Consiglio Regionale impegna la Giunta ad:

 

  1. Attivarsi per prolungare gli ammortizzatori sociali nel 2012;
  2. Rimettere in campo strumenti capaci di far incontrare domanda ed offerta di lavori, recuperando politiche formative utili alle domande che una timida ripresa sembra prospettare, attivando un proficuo rapporto con le parti sociali e gli strumenti della bilateralità;
  3. Incentivare i contratti di solidarietà dando loro più forza e favorendone l’applicazione;
  4. Utilizzare gli strumenti che la Regione ha a disposizione, in particolare Raid, concordando con le parti sociali percorsi necessari per consolidare occupazione e vocazione manifatturiera della Lombardia;
  5. Istituire presso Arifl una cabina di regia con le parti sociali, per monitorare i problemi più acuti del tessuto produttivo lombardo, individuando interventi tempestivi ed efficaci;
  6. Vincolare i bandi della regione, dallo start up all’innovazione, a valorizzare chi con gli stessi bandi crea occupazione aggiuntiva, facendo dell’occupazione un punteggio premiante;

 

  1. Definire le norme applicative in grado di attivare da subito le legge sulle varie forme di apprendistato, sia in rapporto alle università che ai diversi mercati del lavoro. Contestualmente va riportata alle sue origini la norma applicativa degli stage e dei tirocini;
  2. Attivare interventi sul mercato del lavoro più fragile: giovani, donne, over 45; agevolando la stabilizzazione dei rapporti di lavoro in particolare per giovani e donne, sperimentando percorsi di flessibilità positive sul versante della conciliazione lavoro- famiglia e favorendo modalità di lavoro, fra cui il part time anche nella PA, ed il telelavoro, tutelando maggiormente le lavoratrici madri;
  3. Incrementare l’occupazione giovanile attraverso gli strumenti dell’apprendistato e dei tirocini, favorendo la stabilizzazione del lavoro dei giovani; sperimentare adeguati percorsi di reinserimento attraverso specifiche opportunità formative per over 45;
  4. a governare le aree dismesse per favorire insediamenti produttivi disincentivando le attività di carattere immobiliare;
  5. sostegno dei distretti e settori che rappresentano il Made in Italy: settore moda e ricerca;
  6. politiche di sostegno al credito per le imprese;
  7. a verificare la sussistenza delle condizioni per l’individuazione delle aree di crisi industriale complesse, in particolare per il settore dell’high tech al fine di poter attivare le misure previste dal DM 24 marzo 2010;

 

da mandato alla Commissione competente di sottoporre al 

Consiglio una specifica risoluzione con la quale si individuino:

 

  1. gli elementi normativi e programmatori necessari per un rilancio del settore industriale, con particolare riferimento ai settori tessile, edile, meccanico e high tech, coinvolgendo le parti sociali e il mondo accademico per individuare le azioni necessarie per la ripresa produttiva e occupazionale;
  2. le modalità per far evolvere l’attuale iniziativa RAID in una vera e propria cabina di regia, cui partecipino anche le parti sociali, dotata di una struttura tecnica di adeguato profilo professionale, con il compito di monitorare l’andamento di settori e aziende, studiare le tendenze dei mercati, predisporre piani di sostegno finanziario, collegare ai processi di spin off e di trasferimento tecnologico, facilitare e favorire l’intervento di nuove iniziative industriali e imprenditoriali;
  3. uno scenario per gli interventi pubblici sulla banda larga;
  4. lo sviluppo della filiera della green economy;
  5. scenari di regolamentazione e sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili;
  6. quadro normativo e sostegni finanziari, e ipotesi di sostegno e riconversione di specifici casi aziendali o comparti in difficoltà con l’obbiettivo del rilancio della produzione, mantenimento delle aziende e dell’occupazione sul territorio;
  7. quadro della semplificazione normativa e assetto delle infrastrutture e qualità territoriale per favorire l’attrattività produttiva.

 

Milano, 25 ottobre 2011

La crisi degli asini

Ricevo, giro. Fate girare.

Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio. In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a 100 in contanti ogni asino che gli sarebbe fosse (ci permettiamo di correggere l’originale arrivato, grazie a Carlo per la segnalazione) stato offerto. I contadini erano effettivamente sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua.

L’uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente, offrì 300 a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio.

Vedendo che non ne rimaneva nessuno,annunciò che avrebbe comprato asini a 500 la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.

Il giorno dopo affidò al suo socio la mandria che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l’ordine di vendere le bestie a 400 l’una. Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò,si indebitarono con la banca.

Come era prevedibile, i due uomini d’affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli. Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il corso dell’asino era crollato. Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere.

Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune. Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore).

Eppure quest’ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria,non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio ne quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti.

Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l’aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.

Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese:meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità. Venne innalzata l’età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate. Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.

Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda ,acquistata con il sudore della fronte. Noi li chiamiamo fratelli Mercato. Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente.

Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.

E voi, cosa fareste al posto loro?

Che cosa farete?

Se questa storia vi ricorda qualcosa,ritroviamoci tutti nelle strade delle nostre città e dei nostri villaggi

Sabato 15 ottobre 2011(Giornata internazionale degli indignati)