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Norcia

Le case ai terremotati? Si estraggono a sorte. Giuro.

(Ecco il comunicato di Pippo Civati e Beatrice Brignone:)

Abbiamo appreso con sconcerto dalla stampa che a Norcia l’amministrazione comunale ieri ha proceduto all’assegnazione di 20 casette tra gli sfollati che ne avevano diritto e avevano fatto richiesta, attraverso il metodo dell’estrazione a sorte. 14 casette da 40 mq, di cui 2 riservate a soggetti disabili, e 6 da 60 mq, di cui 1 per disabili. I nuclei familiari che hanno fatto richiesta sono in tutto 89.

Il metodo del sorteggio è stato il seguente: il nucleo familiare doveva essere rappresentato da una sola persona, il sorteggio è stato effettuato dividendo i richiedenti in due gruppi, in base alla superficie delle strutture abitative. Non sono stati presi in considerazione al momento dei sorteggiati i nuclei familiari con 5 o più componenti, in quanto non sono previsti in quest’area moduli da 80 mq.

Nel frattempo, la popolazione priva di moduli d’emergenza è costretta a ripararsi dal freddo nei container collettivi da 48 posti, con bagni e zona giorno in comune.

Ci pare un modo di procedere alquanto iniquo e improvvisato e per questo abbiamo presentato un’interrogazione urgente ai Ministri competenti, chiedendo anche un intervento in Parlamento del Commissario straordinario Vasco Errani.

Non è forse più opportuno intervenire nell’immediato per trovare soluzioni abitative ai nuclei familiari rimasti esclusi dal sorteggiodelle venti unità messe a sorteggio dall’Amministrazione comunale di Norcia tra gli aventi diritto? E’ giusto utilizzare il metodo dell’estrazione a sorte per risolvere l’emergenza abitativa dei terremotati?

In questi giorni le popolazioni colpite dal sisma stanno forse affrontando il momento più duro a causa dei disagi dovuti a neve e maltempo e per questo è necessario trovare soluzioni urgenti e indifferibili per consentire a tutti i cittadini di poter affrontare l’inverno rigido in corso. E questo diritto non può essere assolutamente affidato alla sorte.

In ginocchio in mezzo alle macerie

Che si creda o no l’immagine dei cittadini di Norcia inginocchiati sulle macerie nella piazza cittadina è la moderna versione della Pietà di Buonarroti. È il cadere sulle ginocchia perché si spezzano le gambe sotto il peso degli eventi, la disperanza che diventa cemento nelle vene e la paura di alzare lo sguardo più lontano del luogo calpestato. Il terremoto di ieri non è terremoto misurabile per vittime e danni, non solo: il terremoto di ieri è il colpo di vento che ci abbatte appena rialzati, uno sgambetto che appare mostruosamente chirurgico e cronico oppure più banalmente l’insopportabile perseveranza del dolore quando perdura.

Quando questo Paese si ritrova ad affrontare dolori così grandi riesce sempre a spremere una compostezza commovente e l’aria intorno, appena si posa lo sbriciolio delle macerie, si fa greve ma comunitaria e responsabile.

Mi chiedevo ieri sera guardano le immagini e ascoltando i commenti e le voci se davvero serva sempre un lutto per riuscire a scalare pareti dell’umanità che poi inevitabilmente tornano ad essere disabitate e sbeffeggiate. Mi chiedo, e non ho la risposta, perché ormai la convergenza solidale avvenga solo quando si ha paura di morire o si ha contezza di esserne scampati per poco. Cosa diluisce la responsabilità poi cammin facendo? Domando, esclusi i Salvini e i complottisti, perché non si riescano a innescare questi stessi sensi corrispondenti sulle ingiustizie provocate dall’uomo, dalle persone sulle persone, senza bisogno di falde e smottamenti.

Forse conviene tenersele in tasca, come memorandum, le macerie prima di ricostruire.

Buon lunedì.

(il mio buongiorno per Left è qui)