Vai al contenuto

Pierluigi Battista

Ve lo buco, ‘sto Natale

Che Paese straordinario che siamo. Ci dicono che non è il tempo di riflettere sugli errori compiuti (e guardate che trattandosi di sanità sono sopratutto delle regioni) perché vorrebbe dire mortificare i morti, ci propinano virologi che dicono cose opposte sui media, virologi assolutamente incauti nella comunicazione (per dirla in modo buono), ci fanno ascoltare le canzoni di quella diventata famosa perché in spiaggia disse che non ce n’è di Coviddi e intanto tutta la discussione si concentra sul Natale.

Badate bene: non si concentra sul Natale per il valore eventualmente religioso, ci si concentra sul fatto che il Natale forse sì o forse no lo possiamo passare con i parenti. E intanto muoiono 600 persone al giorno quasi. E il cenone di Natale occupa tutte le conversazioni. Che poi non hanno nemmeno il coraggio di dirci che il tema non è mica il Natale, no, no, figurati, non hanno mica il coraggio di dirci che devono lasciare una parentesi per i consumi, che vorrebbero trovare la formula algebrica per farci uscire solo giusto il tempo per riempire il carrello che non sia mai che si rimane fuori solo al costo di uno spritz, no, no, ci vogliono fare intendere che la preoccupazione sia tutta sentimentale come in una brutta sit-com sentimentale ce la buttano su parentele. Che poi anche sulle parentele ci sarebbe da discutere, poiché noi siamo un Paese in cui i congiunti sentimentali sono quelli certificati, decine di parenti ma guai a voler vedere qualcuno a cui confessiamo tutti i nostri peccati da anni ma che ha la sfortuna di non essere descritto da un Decreto.

Intanto c’è chi strappa uno stipendio da fame, se ci riesce, c’è chi si ammala e non riesce a farsi curare e c’è chi muore. Mentre si parla di Natale senza avere il coraggio di fare un cenno all’economia. Una lunga, interminabile, paternale. Che strano Paese che siamo, che Paese incredibile: il presidente del consiglio introduce il Natale con una lettera improponibile di un bambino e ieri un giornalista del Corriere della Sera parla addirittura di “dittatura”, scrive proprio così Pierluigi Battista e chi gli risponde su Twitter? Il portavoce di Conte che per certificare l’esistenza del bambino posta un video di Barbara D’Urso.

E lì ho pensato che tutto era compiuto, che il cerchio si era chiuso, che stiamo a posto così. Mentre De Luca in sottofondo chiede un giorno “tutto chiuso” e il giorno dopo “tutto aperto”. In attesa del Natale. Buona fortuna a noi.

Buon lunedì.

Commenti

commenti

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

Il solito, grazie: indignati e disinformati

rsf2015-300x200Poche righe sui giornali per segnalare la classifica di RSF. Molti commenti indignati, grande silenzio sull’origine dei dati

Molti giornali hanno mostrato sorpresa per il fatto che il 12 febbraio scorso Reporters sans Frontières abbia retrocesso l’Italia di 24 posti in un anno, collocandola al 73.mo posto su 180 paesi classificati in base alla libertà di stampa.

La notizia è stata liquidata sui giornali italiani con notizie di poche righe, come un fatto inspiegabile e curioso. Nei giorni successivi alcuni hanno commentato il fatto con toni più o meno indignati. Solo qualcuno ha letto per intero il comunicato di Reporter Sans Frontières e ha cercato di spiegare il perché, di fare notare che quest’anno, per la prima volta RSF ha basato il suo giudizio su un monitoraggio più puntuale e preciso dei fatti che accadono in Italia nel modo dell’informazione: per la prima volta si è basato sul monitoraggio di Ossigeno per l’Informazione, che da anni rivela un preoccupante aumento delle querele pretestuose e intimidatorie, in particolare di quelle promosse dai politici.

Sabato 15 febbraio il vicedirettore del Corriere della sera, Pierluigi Battista, senza prendere in considerazione i dati citati,  ha riservato alla classifica di RSF un commento sarcastico che si conclude con la frase: “Non credeteci”. A Battista hanno replicato il giornalista Mimmo Candito,a nome di Reporters Sans Frontières Italia, e l’avv. Caterina Malavenda, uno dei massimi esperti di diritto dell’informazione.

Mimmo Candito ha sottolineato in un articolo che RSF descrive una difficoltà reale dell’informazione italiana difficilmente contestabile, essendo basata sui fatti narrati da Ossigeno per l’Informazione, che sono stati attentamente verificati.

Caterina Malavenda ha scritto che “quale che sia l’opinione sulla attendibilità della graduatoria”, lo scivolone dell’Italia “non è comunque una bella notizia” e fa però, ancora meno piacere sapere che tale regressione viene attribuita in parte alle minacce nei confronti dei giornalisti, provenienti il più delle volte dalla criminalità organizzata e seguite spesso da aggressioni fisiche o da incendi dolosi; ed in parte al numero elevato di processi per diffamazione ingiustificati, che possono dissuadere dal diffondere notizie vere, ma scomode, anche senza il ricorso ad amputazioni o censure. “Eppure, basterebbe intervenire sulle norme che oggi non prevedono alcuna reale conseguenza per chi, senza averne motivo, fa causa – il che spiega anche il proliferare di iniziative infondate nei confronti dei giornalisti a mero scopo dissuasivo”.

Di analogo tenore il commento di Alberto Statera (la Repubblica, 23 febbraio 2015) che ha opposto a Battista proprio i dati citati da RSF, sia pure senza dire che i dati sono di Ossigeno.

Più obiettivi e documentati sono stati il commento di Roberto Ciccarelli “Quando il carcere è perfino meglio delle super multe” sul Manifesto del 13 febbraio 2015 e di Newsweek.com, 12 febbraio 2015: Italian Mafia Intimidating Journalists With Worst Levels of Violence Since 90s

(fonte)