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Rocco Trimboli

‘Ndrnagheta: preso Natale Trimboli

Trimboli-Natale-600x400Non ha opposto alcuna resistenza e si è fatto arrestare dai carabinieri ai quali aveva dato prima un nome falso. Dopo 5 anni finisce così, in un appartamento di Molochio nella Piana di Gioia Tauro, la latitanza del boss Natale Trimboli originario di Platì ma ritenuto un “santista” di Volpiano in provincia di Torino. Inserito nell’elenco del Ministero dell’Interno sui ricercati più pericolosi in ambito internazionale, Natale Trimboli aveva un ruolo di primo piano nella cosca Trimboli-Marando di Platì. “Era un personaggio di peso nella criminalità organizzata – ha spiegato il colonnello Falferi – Era l’uomo di collegamento tra le cosche della Locride e il nord Italia”.

Oltre a numerosi anni di carcere per traffico di droga e associazione mafiosa, sulla testa di Natale Trimboli pesa una condanna all’ergastolo per gli omicidi di Antonio e Antonino Stefanelli e Franco Mancuso, trucidati a Torino in un regolamento di conti durante una faida tra famiglie ‘ndranghetiste per il controllo del territorio e del traffico di stupefacenti e di cui non sono mai stati ritrovati i corpi. Casi di lupara bianca sui quali è stata fatta luce grazie alle dichiarazioni del collaboratore Rocco Marando il quale aveva raccontato ai pm come sono state uccise le vittime in risposta all’omicidio di Francesco Marando: “Mio fratello Rosario e Trimboli Natale – è scritto nel verbale – sparano dei colpi di pistola con il silenziatore a Mancuso e al nipote Stefanelli Nino: li colpirono alla schiena. Poi, lo zio Stefanelli Antonino, visto che i due suoi familiari erano stati uccisi, chiedeva pietà e diceva che ad uccidere Francesco era stato suo nipote Nino e Mancuso, dicendo ‘io non c’entro niente’”.

Coinvolto nell’inchiesta “Minotauro” della Dda di Torino, Trimboli da tempo si nascondeva in Calabria. Con lui sono stati arrestati anche tre fiancheggiatori: Natale Altomonte, Santo Surace e Carmine Luci. Quest’ultimo, che ha precedenti di polizia per associazione a delinquere e armi, aveva la disponibilità dell’appartamento dove è stato scovato il latitante. Un appartamento che doveva essere abitato ma i carabinieri da alcuni giorni avevano notato alcuni movimenti all’interno. Insospettiti hanno proceduto a un normale controllo scovando il latitante Natale Trimboli. Fratello dei narcos Saverio e Rocco Trimboli, al momento dell’arresto il ricercato non era armato e il materiale rinvenuto all’interno dell’abitazione ora è al vaglio dei carabinieriche stanno cercando di ricostruire la rete di favoreggiatori che ha consentito al latitante di sfuggire alla giustizia.

 (clic)

Loro abitano qui

La notizia così nuda e cruda sembra la solita notizia da omicidio. Nemmeno troppo interessante visto che la vittima è albanese e i morti ammazzati se sono albanesi sono meno interessanti, si sa. Poi il luogo dell’omicidio è Casorate Primo, in provincia di Pavia, e capite che il nome non aiuta per aprirci una mitologia.

Però Sali Kutelli (si chiama così l’albanese morto ammazzato) è stato ucciso a colpi di pistola, quella sera del 14 gennaio, mentre camminava nella via principale del paese. Ha cominciato a correre. Correva lui e quelli dietro con la pistola che l’hanno ammazzato come si ammazzano i cani per strada appena scende la sera sull’attenzione, la paura e nel cielo. E un morto ammazzato nella via del centro non è proprio un morto ammazzato da finire nel cassonetto delle storie di cui non occuparsi, forse.

Poi mettici che i due che lo rincorrevano oggi hanno un nome:  Giuseppe Trimboli, 28 anni, e Alessandro Notarangelo, 39 anni, residenti a Casorate Primo. Anche loro. Omicidio in casa loro. Come i cani che pisciano per tenersi il territorio. Le indagini condotte dai carabinieri di Pavia, e coordinate dal sostituto procuratore Paolo Mazza e dal procuratore capo Gustavo Cioppa dicono che si tratta di problemi di droga: gestione dello spaccio nelle zone di Pavia e Milano. E l’albanese con la droga qui in Lombardia quasi te lo aspetti. C’è gente che ci ha costruito una carriera politica, anche.

Eppure Giuseppe Trimboli è proprio della famiglia Trimboli che spicca tra le famiglie che contano in questioni di ‘ndrangheta. La famiglia di Rocco Trimboli, “un irrinunciabile punto di riferimento per le collegate ‘ndrine piemontesi e lombarde”, dicono le carte che hanno portato al suo arresto.

E così albanesi, mafia e droga si mescolano e (finalmente) rendono tutto più difficile per chi si ostina a volere dividere i crimini e i criminali per ostentare controllo e infondere sicurezza. Anche perché la cocaina che vendeva Kutelli (c’è da scommetterci) era per lombardi lombardissimi. E così ci entrano anche gli indigeni: quelli del nord. Quelli che non hanno visto e sentito lo sparo. Quelli che ci abitano vicino, al Trimboli di “quei Trimboli lì che in Calabria fanno i mafiosi”.

E invece il morto ammazzato è qui. Loro abitano qui. Vivono qui. Lavorano qui. E’ una notizia nostra. Per intendersi.

E’ un episodio isolato, aveva detto il sindaco.