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Fingeranno sempre di passare lì per caso

Il governo ha deciso di chiudere le piste da sci sulla base dei dati del Cts sui contagi. Apriti cielo. Da Salvini a Zingaretti si levano voci sdegnate. E a parlare così sono i politici di quegli stessi partiti che hanno ministri nell’esecutivo Draghi. Ecco cosa c’e dietro il “governo dei sogni”

Giornata interessante, quella di ieri. Giornata significativa anche per quelli che da qualche giorno sospirano petali di rosa sognanti per un Draghi taumaturgo che avrebbe il potere di cancellare i partiti, la politica, la mediocrità di certi leader e soprattutto i normali meccanismi democratici di un Parlamento.

Accade che il governo decida di chiudere le piste da sci che invece avrebbero dovuto aprire. Accade che lo faccia all’ultimo momento: l’ultimo momento del resto è il primo momento utile con i nuovi dati che arrivano dal Comitato tecnico scientifico e volendo ben vedere anche il primo giorno utile da un governo che è naufragato per regalarci il governo dei sogni, il governo dei migliori, il governo che avrebbe cambiato tutto. Accade che di fronte i dati dei nuovi contagi (perché la curva non si abbassa più e anzi in modo preoccupante tende a rialzarsi probabilmente a causa delle varianti del virus) si decide di tenere chiuse le piste sciistiche. Apriti cielo: ogni volta che qualcuno tocca un settore qualsiasi ovviamente (e giustamente) si levano voci sdegnate. Ma badate bene, qui non si tratta delle voci dei lavoratori, che si sono ritrovati nella pessima situazione di dover cancellare una riapertura programmata che è costata organizzazione, soldi, fatica e che inevitabilmente costa moltissimo in termini economici e di spirito. No, qui si levano le voci sdegnate dei politici.

«I ministri hanno la nostra fiducia. ma serve cambiare qualche tecnico – ha avvertito Salvini – La comunità scientifica è piena di persone in gamba». Il presidente di Regione Lombardia, il leghista Fontana dice: «Trovo assurdo apprendere dalle agenzie di stampa la decisione del ministro della Salute di non riaprire gli impianti sciistici a poche ore dalla scadenza dei divieti fin qui in essere, sapendo che il Cts aveva a disposizione i dati da martedì, salvo poi riunirsi solo sabato». «Sono allibito da questa decisione che giunge a poche ore dalla riapertura», dice il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio. Piste da sci aperte in Friuli Venezia Giulia dal 19 febbraio anche per gli sciatori amatoriali. Il governatore Massimiliano Fedriga ha firmato l’ordinanza urgente n. 4/2021 con cui apre anche agli sciatori amatoriali, a decorrere dal 19 febbraio e fino al 5 marzo, gli impianti nelle stazioni e nei comprensori sciistici. «Per noi viene prima di tutto la salute dei cittadini ma è raccapricciante e imbarazzante vedere un’ordinanza che proroga la chiusura degli impianti da sci pubblicata 4 ore prima di mezzanotte», dice il presidente veneto Luca Zaia. Ma badate bene, non è mica solo la Lega: «Il danno per l’economia dello #sci e della #montagna è davvero immenso. Il Governo si adoperi subito per indennizzi e ristori a chi è stato colpito. Questa è la priorità assoluta», spara il segretario del Pd Zingaretti. «Non posso non esprimere stupore e sconcerto, anche a nome delle altre Regioni, per la decisione di bloccare la riapertura degli impianti sciistici a poche ore dalla annunciata e condivisa ripartenza», dice il presidente dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini. Italia Viva (figurarsi) chiede “un cambio di passo”. E via così.

Tant’è che a un certo punto si diffonde l’opinione che la decisione sia stata presa dal ministro Speranza, da solo rinchiuso nella sua stanzetta e che loro non ne sapessero niente. Peccato che a metà giornata Palazzo Chigi (quindi Draghi) fa sapere all’Agi che la decisione sugli impianti sciistici è stata adottata in base alle informazioni fornite dal Cts e condivisa dal governo e dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Cioè la decisione è stata discussa con tutti i ministri e quindi si presume che i ministri abbiano avvisato i segretari del proprio partito e quindi si presume che sia tutta una posa, una finta sorpresa, un giochetto facile facile: questi fingeranno sempre di essere presi alla sprovvista perché appoggeranno il governo nella comoda posizione di chi comunque si sente un battitore libero. E continueranno a sparare cannonate perché Draghi potrà (forse) riuscire a tenere a bada i ministri e non i partiti, com’è normale che sia.

Ora capite perché la favola del “governo tecnico” è una bufala? Questi continueranno a fingere di passare di lì per caso, in Consiglio dei ministri, rimanendo stupiti tutte le volte, ognuno per proprio tornaconto elettorale. Il “governo dei sogni” è un governo che ha messo sul palcoscenico tutte le mediocrità, nessuna esclusa, e che rende facilissima la vita agli “oppositori interni”, quelli che sfasciano tutto per sentirsi vivi. Un capolavoro, insomma.

Buon martedì.

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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.

La soluzione apparente

La prevenzione anti-Covid 19 e i treni: si decide una data di scadenza per i viaggi con distanziamento, per poi accorgersi nell’ultimo giorno utile che quella decisione andava prorogata

Ogni volta che si tratta di qualche misura di prevenzione per il Covid-19 in Italia (ma accade così purtroppo in tutto il mondo) ci si schianta contro una realtà difficile da commentare. Si pensava che almeno il dolore lasciasse ferite abbastanza profonde per non permettersi di non essere seri, si pensava che i morti e il dolore non passassero come ci si dimentica di un raffreddore e invece ci si inchioda sempre, tutte le volte.

La questione dei treni, a esempio, è qualcosa degna di una sceneggiatura di teatro dell’assurdo: si decide una data di scadenza per i viaggi distanziati sui treni a lunga percorrenza, e questo è abbastanza normale visto che i decreti devono avere delle scadenze, per poi accorgersi nell’ultimo giorno utile che quella decisione andava prorogata. Decine di esperti, di task force, di funzionari, di protocolli e di raccomandazioni e poi questo agire da scavezzacollo che si sbuccia le ginocchia in discesa. A posto così.

Il fatto è che una decisione andrebbe spiegata per bene, bisognerebbe avere la forza e la credibilità (anche politica) di argomentarla almeno per non dare voce ai fiotti di complottisti che sbucano ovunque e invece ogni volta si tratta di una soluzione apparente, come i banchi con le ruote delle scuole che hanno monopolizzato un dibattito che invece è ampio e denso, una soluzione appoggiata come pezza e che mostra tutto il buco.

Perché se io rischio di ammalarmi su un treno (e non ho motivo per dubitarne) mi sfugge il motivo per cui la durata del viaggio (che è la stessa da Milano a Bologna sulle linee a alta velocità, come qualche traiettoria pendolare regionale) non capisco perché quello stesso rischio poi non lo corro in altri luoghi in cui evidentemente si è deciso di lasciare correre.

E in tutto questo fa sorridere che Regione Lombardia, non contenta dei lutti e delle figuracce fatte fin qui (in attesa degli sviluppi giudiziari) ancora giochi al trucco di mettersi contro il governo.

Oppure c’è una spiegazione un po’ più semplice e banale: tra un mese bisogna riaprire uffici, fabbriche e scuole e tocca allentare senza volerlo dire e apparentemente occuparsene in modo che poi appaia tutto normale. Che è l’interesse di molti, molto ricchi, molto potenti.

Buon martedì.

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Weinstein – Asia Argento: quindi lo stupro ha una data di scadenza?

Che meraviglia vedere i benpensanti che benpensano e benscrivono un po’ dappertutto ergendosi giudici dei tempi di denuncia di Asia Argento, che “solo ora” (come Angelina Jolie e Gwyneth Paltrow) ha trovato il coraggio di denunciare il produttore di Hollywood Harvey Weinstein, uno dei tanti uomini che vive il potere spicciolo della propria posizione come carne a forma di uomo attaccata al proprio pene.

La colpa di Asia Argento (e di molte altre) sarebbe quella di avere “beneficiato” del rapporto sessuale estorto oppure di averlo denunciato troppo tardi oppure di non avere avuto “il coraggio di dire no” e per qualcuno anche tutte e tre le colpe insieme.

Evidentemente, mi deve essere sfuggito, da qualche parte si è deciso, in caso di stupro, di aprire la sagra della bile e dei giudizi sulla stuprata piuttosto che sullo stupratore, tutti presi (uomini e donne) dall’ansia di farsi saputelli come dal manuale della “brava stuprata”, seguendo le regole dei modi e dei tempi che ha deciso il senso comune. Evidentemente da qualche parte ci deve essere scritto che la paura (come la sottomissione e la vergogna e il dolore così difficile da elaborare) debba seguire le buone maniere. Mica lui, il maiale, no: tutti a giudicare la paura.

Nessuno che si interroghi sui contesti e sulle condizioni del ricatto. No, no. Troppo complesso. E la complessità non va di moda nei pensieri che annaspano per stare nei 140 caratteri. E la ferocia delle donne che, come dice bene Michela Murgia, “hanno ingoiato la cultura maschilista” racconta bene lo stremo di questo Paese nella capacità di comprendere le fragilità degli altri.

Poi, in tutto questo, mai nessuno che qui da noi (nemmeno gli eroi e le eroine che strepitano in queste ore) abbia il coraggio di raccontare delle migliaia di Harvey Weinstein nostrani, con nomi e cognomi italiani, che tastano l’eventuale disponibilità delle provinanti o delle “sottoposte” solo per aggiungere un tacca alla propria viscida libido. Quello che tutti sanno ma non dicono di “mostri sacri della televisione”, di registi vicini all’Oscar, di decine di agenti televisivi che trattano le donne come carne fresca. Nessuno che abbia il coraggio di dire che di Asie Argento qui in Italia è zeppo, anche se hanno dovuto subire per prospettive molto più corte. O forse è proprio quello il problema. E la ferocia.

Buon venerdì.

(continua su Left)

L’informazione è cibo

Geniale Rangaswami per TED:

Adoro il mio cibo. E adoro l’informazione. I miei figli di solito mi dicono che una di queste passioni è più evidente dell’altra. (Risate)

Ma quello che voglio fare nei prossimi 8 minuti è spiegarvi come si sono sviluppate queste passioni, il momento della mia vita in cui le due passioni si sono fuse, il percorso di apprendimento che si è verificato a partire da quel momento. E un’idea che voglio lasciarvi oggi è cosa accadrebbe di diverso nella vostra vita se vedeste l’informazione nel modo in cui vedete il cibo?

Sono nato a Calcutta — una famiglia dove mio padre e suo padre prima di lui erano giornalisti, e scrivevano su riviste in inglese. Era l’attività di famiglia. E per questo motivo, sono cresciuto con libri ovunque per casa. E intendo letteralmente libri ovunque per la casa. Questo è un negozio a Calcutta, ma è un posto dove i nostri libri ci piacciono. Di fatto, ne ho ora 38 000 e nessun Kindle in vista.

Ma crescere da bambino con libri ovunque, con gente con cui parlare di questi libri, non ha avuto poca influenza sulla mia educazione.

Arrivato a 18 anni, avevo una profonda passione per i libri. Non era la mia unica passione. Sono del sud dell’India cresciuto a Bengala. Ci sono due cose su Bengala: adorano i loro piatti saporiti e adorano i dolci. Quando ero ragazzo avevo una sana passione per il cibo. Era la fine degli anni ’60, i primi anni ’70 e avevo anche altre passioni, ma queste erano quelle che mi differenziavano. (Risate)

E la vita non era male, era fantastica. Tutto andava bene, finché non sono arrivato a 26 anni, e sono andato a vedere un film intitolato “Corto Circuito”. Qualcuno di voi l’ha visto. Apparentemente ora lo rifanno e uscirà l’anno prossimo. È la storia di questo robot sperimentale che viene fulminato e prende vita. E mentre avanzava questa cosa diceva: “Necessito input. Necessito input”.

Improvvisamente mi sono reso conto che per un robot informazioni e cibo sono la stessa cosa. L’energia arriva loro in qualche forma, i dati arrivano loro in qualche forma. Ho cominciato a pensare, e mi sono chiesto cosa accadrebbe se cominciassi a immaginare me stesso in un contesto in cui energia e informazione fossero i miei due input, se cibo e informazione avessero una forma simile.

Ho cominciato a fare ricerche ed è stato un viaggio lungo 25 anni, ho cominciato a scoprire che gli esseri umani in quanto primati hanno uno stomaco molto più piccolo in proporzione al loro peso corporeo e un cervello molto più grande.

E nell’approfondire la ricerca, sono arrivato al punto in cui ho scoperto una cosa chiamata teoria del tessuto costoso. Ossia, per una data massa corporea di un primate il tasso metabolico è fisso. Quello che cambia è l’equilibrio dei tessuti disponibili. E due dei tessuti più costosi nel nostro corpo umano sono i tessuti nervosi e i tessuti digestivi. E quello che è accaduto è che è stata avanzata un’ipotesi che apparentemente stava ottenendo risultati favolosi intorno al 1995. È una donna di nome Leslie Aiello.

L’articolo allora suggeriva che fossero intercambiabili. Se volevi che il cervello di una data massa corporea fosse più grande, dovevi vivere con uno stomaco più piccolo.

Questo mi ha completamente disorientato e ho detto: “Ok, questi due sono connessi”. Ho quindi guardato alla coltivazione dell’informazione come se fosse cibo e ho detto: Allora eravamo cacciatori-raccoglitori di informazioni. E da quello siamo diventati contadini e coltivatori di informazione.

Questo spiega davvero quello che vediamo oggi nelle battaglie per la proprietà intellettuale? Perché quelle persone che erano in origine cacciatori-raccoglitori volevano essere liberi di girovagare e prelevare l’informazione come volevano, e coloro che coltivavano l’informazione volevano costruirci attorno una recinzione, creare proprietà, ricchezza, struttura e insediamento. Quindi ci sarebbe sempre stata una certa tensione. E tutto quello che ho visto nella coltivazione mi diceva che c’erano grandi lotte tra gli amanti del cibo tra i coltivatori e i cacciatori-raccoglitori. E succede anche qui.

Quando sono passato all’università era la stessa cosa, solo che c’erano due scuole. Un gruppo di persone diceva che si poteva estrarre l’informazione, si può estrarre valore, separarlo e servirlo, mentre un altro gruppo, al contrario, ha detto no, lo si può far fermentare. Lo si mette tutto insieme e lo si mescola e il valore si ottiene in quel modo. La stessa cosa vale per l’informazione.

Ma con il consumo comincia a diventare veramente divertente. Perché quello che ho cominciato a vedere era che c’erano talmente tanti modi per consumare. Comprarla dai negozi come se fossero ingredienti. La cucinate? Ve la fate servire? Andate al ristorante? La stessa cosa valeva ogni volta che cominciavo a pensare all’informazione.

Le analogie diventavano pazzesche — le informazioni avevano date di scadenza, la gente usava impropriamente l’informazione scaduta provocando conseguenze sui mercati azionari, sul valore delle aziende, ecc. E mi sono lasciato trascinare. E questo processo dura da 23 anni.

Ho cominciato a pensare a me stesso, a noi che cominciamo a mescolare fatti e finzione, film-verità, pseudo-documentari, chiamateli come volete. Raggiungeremo la fase in cui l’informazione conterrà una percentuale di fatti reali? Cominciamo a etichettare l’informazione a seconda della percentuale di fatti? Quando la fonte di informazione sarà esaurita, cominceremo a vedere quello che succede, come se ci fosse carestia?

Il che mi porta all’elemento finale. Clay Shirky una volta ha affermato che il sovraccarico d’informazione non esiste, c’è solo un filtro guasto. Lascio a voi questa informazione, se vista dal punto di vista del cibo, non è mai un problema di produzione; non si parla mai di sovraccarico di cibo. Sostanzialmente si tratta di un problema di consumo. E dobbiamo cominciare a pensare a come creare noi stessi diete ed esercizi, per avere la possibilità di trattare l’informazione per etichettarla in maniera responsabile. Quando ho visto “Supersize Me” ho cominciato a pensare “Cosa succederebbe se un individuo affrontasse 31 giorni di Fox News ininterrotte?” (Risate) Avrebbe il tempo di processare il tutto?

Cominciate veramente a capire che si possono contrarre malattie, tossine, necessità di una dieta bilanciata, e una volta che cominciate a guardare, e da quel punto in avanti, tutto quello che ho fatto in termini di consumo di informazione, di produzione di informazione, di preparazione dell’informazione, l’ho guardato dal punto di vista del cibo. Probabilmente non è stato di aiuto al mio girovita perché mi piace esercitarmi su entrambi i fronti.

Ma vorrei lasciarvi con una sola domanda: Se cominciaste a pensare all’informazione che consumate nel modo in cui pensate al cibo, cosa fareste di diverso?

Grazie per il tempo che mi avete dedicato.

(Applausi)