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A Padova la camorra non esiste: sequestrati 130 milioni di euro

Beni per 130 milioni di euro sono stati sequestrati in otto regioni dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Padova, alle prime ore di oggi, ad un campano, legato ad un noto clan della camorra, sospettato di riciclaggio di ingenti somme di denaro.

I militari dell’Arma hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dal Tribunale di Padova, su proposta della Direzione distrettuale antimafia di Venezia.

L’operazione vede impegnati circa 400 carabinieri, che stanno operando, con il supporto dei comandi provinciali interessati, nelle province di Padova, Vicenza, Treviso, Belluno, Ferrara, Bologna, Siena, Roma, Napoli, Salerno, Taranto, Matera, Cosenza e Varese.

(fonte)

Il villaggio turistico della ‘ndrangheta

vista-generale-2_kleinLa Guardia di finanza ha sequestrato a Brancaleone un complesso turistico-residenziale del valore di 200 milioni di euro, alla cui realizzazione sarebbero state interessate le cosche di ‘ndrangheta degli Aquino e dei Morabito.  Il sequestro è stato fatto dal Comando provinciale di Reggio Calabria e dallo Scico di Roma delle Fiamme gialle, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale reggino su richiesta della Dda. Cinque persone, tra imprenditori e pubblici funzionari, sono state denunciate in stato di libertà con l’accusa di abuso d’ufficio e falsità ideologica aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta, oltre che per reati paesaggistici ed urbanistici. Le indagini, coordinate dalla Dda di Reggio Calabria, hanno portato ad accertare la realizzazione nella zona jonica reggina, parte della quale sottoposta a vincolo paesaggistico, di opere abusive di imponente portata a favore delle due cosche di ‘ndrangheta.

Decine di ville realizzate su un ex terreno agricolo prospiciente il mare destinato ad uso turistico-residenziale grazie alla complicità di settori amministrativi comunali: è questo il complesso “Gioiello del mare” sequestrato dalla Guardia di finanza a Brancaleone ed alla cui realizzazione erano interessate le cosche di ‘ndrangheta degli Aquino e dei Morabito. Il cambio d’uso del terreno sul quale è stato realizzato il complesso turistico è stato ottenuto, secondo quanto è emerso dalle indagini, grazie ad una variante dello strumento urbanistico comunale che sarebbe stata illegittima. Tra le cinque persone denunciate c’è anche il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Brancaleone, l’architetto Carmelo Borrello, di 45 anni, responsabile del procedimento in base al quale è stato realizzato il complesso turistico. Il sequestro e le denunce di oggi rappresentano il seguito dell’operazione Metropolis che nel marzo del 2013 portò all’arresto di alcuni imprenditori collegati alle stesse cosche di ‘ndrangheta coinvolte nell’operazione odierna. Tra di loro, due, Antonio Cuppari, di 50 anni, e Domenico Vitale, di 40, sono tra i cinque denunciati di oggi. Le altre persone coinvolte sono gli imprenditori Antonio Toscano, di 43 anni, e Antonino Iriti, di 56.

Beni per 12 milioni di euro sono stati sequestrati agli imprenditori Giuseppe e Pasquale Mattiani, di 79 e 51 anni, padre e figlio. L’operazione è stata portata a termine dagli agenti della Polizia di Stato di Reggio Calabria e Palmi e dal personale della Dia reggina e di Roma. Il provvedimento di sequestro, al termine di indagini condotte dalla Dda, è stato emesso dai giudici del tribunale di Reggio Calabria. Ai Mattiani sono stati sequestrati una villa, un fabbricato composto da quattro appartamenti, un immobile commerciale e vari terreni siti a Palmi, oltre ad altri tre immobili in zone lussuose di Roma. Il 12 novembre scorso a Giuseppe e Pasquale Mattiani furono già sequestrati beni per 150 milioni di euro, tra cui due alberghi a quattro stelle: l’hotel Gianicolo a Roma e l’Arcobaleno a Palmi.

(fonte: ansa)

Il figlio del vento nel portafoglio di Matteo Messina Denaro

Vi ricordate quando dicevamo che l’eolico è affare che porta dritto dritto a Cosa Nostra sotto gli occhiali attenti del vile Matteo Messina Denaro? E tutti dicevano che queste maldicenze da professionisti dell’antimafia erano solo roba buona per i convegni? Quando dicevano che prima di parlare devono esserci le prove e noi allegramente citavamo quel famoso pizzino ritrovato nel covo di Giardinello (Palermo) dove vennero arrestati dalla polizia Salvatore e Sandro Lo Piccolo, il 5 novembre 2007, che diceva

“Nicastro di Alcamo continuare con Scinardo. Escludere i fratelli Severino. Ok”

Bene: Vito Nicastro, l’imprenditore re degli impianti eolici da Roma in giù soprannominato dal Financial Times “signore del vento”, ha subito dalla DIA una confisca record di 1,3 miliardi di euro. Prestanome, dicono le indagini, di Matteo Messina Denaro.