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Il rimpatrio adesivo

“L’impiego del nastro adesivo, sia pure accompagnato da rudimentali accorgimenti per assicurare la respirazione e dettato dalla comprensibile concitazione del momento, non corrisponde a nessuna delle misure coercitive previste e, nei fatti, si traduce in un comportamento che la coscienza collettiva percepisce come offensivo della dignità della persona” dice  la Cancellieri sui metodi di rimpatrio dei tunisini zittiti con scotch sulla bocca.

E intanto spunta un altro caso.

A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. (Primo Levi)