Sono state eseguite dall’alba di martedì in Lombardia otto ordinanze di custodia cautelare a carico di imprenditori lombardi attivi nel settore del movimento terra. L’indagine, nata da una costola dell’operazione «Infinito», avrebbe dimostrato l’esistenza di legami tra l’imprenditoria locale e alcune famiglie calabresi legate alla ‘ndrangheta. L’operazione è stata condotta dai carabinieri del Noe e del comando provinciale di Milano a conclusione di un’inchiesta coordinata dalla Procura di Milano.
LE CAVE – Gli imprenditori arrestati si sono aggiudicati diversi appalti in cantieri di Milano e dell’hinterland: attraverso il sistema del «giro bolla», che falsifica sulla documentazione la vera natura del rifiuto, sarebbero riusciti a smaltire illecitamente tonnellate di rifiuti in due cave dislocate in provincia di Lodi e Novara. Gli accertamenti, secondo quanto spiegano i carabinieri, hanno consentito di deferire in stato di libertà altri 20 soggetti, tra autisti e «padroncini», la cui presenza all’interno delle aziende degli arrestati veniva imposta dalle «famiglie» della ‘ndrangheta.
SEQUESTRI – Sequestrate due aziende di trasporto, due impianti di trattamento rifiuti e circa 30 automezzi utilizzati per il trasporto delle terre inquinate.
Altre imprese di Lazzari e Liati, la CIFA e la INECO, si sono aggiudicate, dulcis in fundo, appalti anche in Expo e nell’autostrada Brescia-Bergamo-Milano, tra la due grandi opere più importanti del nord-Italia e non solo.
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Ma va chi l’avrebbe detto è così ovunque
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mica solo lì, tranquillo