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”Non lasciate che siano i clan a dar lavoro ai miei ragazzi”

Sulla credibilità sello Stato come arma per la lotta alla mafia ne abbiamo detto, letto e non smetteremo di ripeterlo. Ma le parole di Immacolata sono da stampare a memoria:

Non lasciate che siano i clan a dar lavoro ai miei ragazzi”. E’ l’appello lanciato allo Stato, dalle pagine de L’Espresso, da Immacolata Mancusosorella di Pantaleone “Luni” Mancuso, detto “Scarpuni“, sottoposto al carcere duro del 41 bis e considerato il capo dell’omonima cosca che opera a Limbadi, nel vibonese ed ha diramazioni in tutta Italia.

La donna è fuggita dalla Calabria per salvare i figli e tenerli lontani dalla ‘ndrangheta. “Lo Stato – ha detto la donna al settimanale – dice di andare contro la mafia. Noi lo facciamo, ma allo stesso tempo non ci tende la mano per vivere meglio, perché ci riempie di tasse e non offre alcuna possibilità ai giovani di lavorare. In questo modo la mafia ha il sopravvento. I ragazzi vengono attratti dal denaro facile e così rischiano di finire nella rete dei mafiosi. È per questo che chiedo aiuto. Qualcuno intervenga a salvare mio figlio come pure tanti altri giovani che sono nelle sue condizioni: c’è un’intera generazione che non trova lavoro e rischia di finire nelle mani di chi vive nel crimine“.

La donna ricorda anche l’omicidio di Nicolino “Cocò” Campolongo, il bambino di tre anni ucciso e bruciato a Cassano allo Ionio (Cosenza) insieme al nonno ed alla compagna di quest’ultimo. “Mi chiedo – ha detto – con quale coraggio si può arrivare ad ammazzare un bambino. Questa mafia è uno schifo. Purtroppo nessuno parla. Tutti stanno in silenzio anche davanti ad una tragedia come quella di Cocò. La gente si sarebbe dovuta rivoltare ma purtroppo non è accaduto e nulla si farà. La maggioranza dei calabresi non cambia, continua a credere in questi assassini. La mafia fa più schifo di prima. Quella che conoscevo da bambina, perché in famiglia ne sentivo parlare, era collegata tutta a ‘don Ciccio’, mio zio Francesco, ricercato dai carabinieri ma considerato dalla gente un benefattore perché dava lavoro a tutti”. “Basta – ha concluso Immacolata Mancuso – con slogan e dichiarazioni. Ce ne sono tanti, come la targa fatta sistemare dalla Regione davanti all’ingresso del municipio di Limbadi. C’è scritto: ‘qui la mafia non entra’. Ma come, tutti sanno che è già entrata in quel Comune grazie a mio zio che ha fatto assumere alcune persone che ancora oggi sono in servizio. Come pure gli edifici confiscati che poi vengono abbandonati. C’è una villa accanto al municipio che è stata confiscata ma è completamente abbandonata e devastata dai vandali: questi scempi fanno perdere fiducia nelle istituzioni“.