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Cronache semiserie

Non si sa più nemmeno dove iniziare preparando un editoriale del giorno che è stato. Ogni giorno a pensare che non possa andare peggio di così e invece si comincia a scavare, andando a fondo, nel senso di affondando, in un Paese che riesce ad attorcigliarsi su se stesso fingendo di essere credibile. Un paio di cose che sono successe ieri e che vale la pena analizzare.

Il Movimento 5 Stelle, per iniziare, è riuscito addirittura a regalare anche l’apertura della crisi a Salvini. Geni. Dopo essere stati presi a calci per tutta la legislatura (facendo gli zerbini del Capitano) ora gli hanno dato l’occasione di apparire come dei signornò che lo mettono in difficoltà. L’attaccamento alla poltrona li ha portati a essere aperti come una scatoletta di tonno, come dicevano qualche era geologica fa, e ormai ci manca solo che Di Maio gli canti la canzoncina della buonanotte, poi l’asservimento totale è compiuto. Chissà se qualcuno si rende conto che un partito (ormai fa specie anche chiamarlo movimento) con una classe dirigente grottesca alla fine ne paga sempre le conseguenze. Hanno votato il Decreto sicurezza bis per attaccarsi alla poltrona e se la sono fatta sfilare.

Poi. Ieri si parlava della Turchia che brucia i libri, qui nel Buongiorno, e oggi arriva la notizia che qui da noi in Italia, precisamente a Lucca, un intero consiglio comunale si ritrovi a discutere di uno spettacolo teatrale. Giuro. Si tratta di uno spettacolo tratto dal graphic novel Cinzia di Leo Ortolani (grandissimo autore a cui Lucca dovrebbe dedicare una statua piuttosto che scene di questo tipo) che è stato considerato “troppo vicino all’ideologia gender”. Da incorniciare la frase del consigliere grillino Massimiliano Bindocci: «Su questi temi c’è un’estrema discrezionalità. Forse noi non siamo preparati per giudicare sulla bontà o meno delle scelte che vengono prese ma un luogo deputato a questo sarebbe necessario». Sì, si chiama ministero della censura, in effetti, quel luogo. Non vi metto nemmeno le frasi di Lega e destraccia varia per non insozzarvi la giornata ma le potete immaginare da voi.

Poi. Salvini a Sabaudia ha detto che quando finirà di fare politica tornerà al suo lavoro. E quando l’ha detto si è aperto un buco nero. Innanzitutto perché Salvini, da sempre, lavora di politica (e infatti il giornalista del Fatto Quotidiano Davide Vecchi ha vinto la causa che gli era stata intentata su questo) e poi perché nella sua breve esperienza da giornalista alla Padania, lo dice il suo ex direttore Moncalvo, firmava il foglio presenza senza andare al lavoro. Insomma: non riesce a dire una cosa che sia una senza buttarci dentro una bugia.

Che anno bellissimo.

Buon venerdì.

L’articolo Cronache semiserie proviene da Left.

Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui https://left.it/2019/08/09/cronache-semiserie/ – e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.