Scrive Michele Serra su Repubblica:
«Matteo Renzi rischia di passare alla storia come un Bertinotti di destra. Dunque senza neanche il fascino della radicalità, niente Chiapas e molta Leopolda, e nemmeno il pretesto romantico di avere perso l’orientamento nella Selva Lacandona; al massimo lo ha perduto nei corridoi di Palazzo (Chigi), e non è la stessa cosa. Pareva l’uomo che con il quaranta per cento faceva volare il centrosinistra, è invece l’uomo che con il tre per cento ha il potere di affondarlo. Ex giovane leone del maggioritario, in grado di attrarre alle primarie anche lunghe comitive di elettori di centrodestra (e non fu un demerito), eccolo diventato un tardivo eroe del minoritario, nella migliore delle ipotesi un Ghino di Tacco fuori tempo massimo, nella peggiore un Mastella che tiene per le palle – come si dice in Irpinia e a Rignano – chi ha dieci volte i suoi voti».
Qui la questione non è tanto il ricredersi di chi è stato fan di Renzi e non è nemmeno la battaglia (legittima) sulla riforma della prescrizione. Qui c’è, per l’ennesima volta, il parlare di Renzi in quanto Renzi, rappresentante di se stesso: un Joe Gambardella che non voleva solo partecipare alle feste ma voleva avere il potere di farle fallire, solo che qui non c’è nemmeno la poesia di Sorrentino.
Come scrive giustamente Daniela Ranieri su Il Fatto Quotidiano «Renzi ha portato il Pd al 18%, se n’ è andato convinto di avere il 40, si ritrova col 3» e con quel 3 vorrebbe essere mister 51%. Libero di farlo, sia chiaro, e noi liberi di credere che non sia nient’altro che la sua natura che non riesce a trattenere, come nella favola lo scorpione che uccide la rana morendo annegato per non essere riuscito a tenere a freno la sua natura.
Ora il primo impegno che si potrebbe prendere è quello di non essere gonzi a innamorarsi di una figurina qualsiasi e smetterla una volta per tutte di credere ai santi salvatori che ciclicamente ci si inventa. Se c’è qualcuno che spicca rispetto agli altri facciamo che gli si chiede cosa ha intenzione di fare, come abbia intenzione di farlo e poi si valutano i risultati. Sì, lo so, è difficile leggere la politica uscendo dal tifo eppure è l’unico modo per non essere gonzi ad oltranza. Perché a forza di essere gonzi poi siamo noi a pagare pegno, mica il Renzi di turno. No?
Buon lunedì.
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Il mio #buongiorno lo potete leggere dal lunedì al venerdì tutte le mattine su Left – l’articolo originale di questo post è qui e solo con qualche giorno di ritardo qui, nel mio blog.