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L’Italia tra salari in calo, lavoratori vulnerabili, inflazione e povertà

Maledetta questa povertà che tutti i giorni dei prodi giornalisti e politici si ingegnano per nasconderla e poi rispunta da qualche fessura lasciata aperta. L’ultimo spiffero è il rapporto annuale dell’Istat. Qualcuno si immagina che sia difficile abusare dei numeri e contraddirli ma vedrete che i truccatori della realtà riusciranno a smentire anche i numeri a forza di scrivere editoriali nei prossimi giorni.

La crociata contro i ‘maledetti’ sussidi che però hanno arginato la povertà

Nel rapporto si legge che i maledetti sussidi (che per qualcuno sono l’unica vera pandemia del nostro Paese) hanno permesso di galleggiare a un bel numero di persone se è vero che l’intensità della povertà, senza sussidi, sarebbe stata almeno di 10 punti percentuali più elevata. Ma c’è poco da stare sereni se è vero che il numero di italiani in povertà assoluta è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 milioni a 5,6 milioni (il 9,4 per cento degli italiani è povero da far schifo) mentre le famiglia sono passate da 800 mila a 1,96 milioni (il 7,5 per cento). Va male, eccome, anche per i minori passati dal 3,8 per cento del 2005 al 14,2 per cento del 2021, mentre i giovani tra i 18 e i 34 anni (quelli che dai giornali sembrano una masnada si scansafatiche che attentano alla produttività nostrana) sono quattro volte di più rispetto al 2005 passando dal 3,1 all’11,1 per cento.

L'Italia tra salari in calo, lavoratori vulnerabili, inflazione e povertà
Aiuti alimentari (Getty Images).

Salari in calo e quasi 5 milioni di lavoratori vulnerabili

Se si dovesse raccontare l’Italia a un marziano, uno che atterra domattina, gli si potrebbe dire che non è mica un problema di disoccupazione, no. Quasi un milione di lavoratori nel settore privato percepisce una retribuzione inferiore ai 12 mila euro in un anno e nei numeri non sono considerati i lavoratori di agricoltura e lavoro domestico, settori che sicuramente trascinerebbero i dati verso il basso. In 1 milione e 900 mila famiglie lavora un solo componente con un contratto a tempo determinato, di collaborazione o part-time (involontario). Sono quasi 5 milioni di lavoratori “vulnerabili”, secondo l’Istat, ovvero il 21,7 per cento del totale. I salari? In discesa, manco a dirlo. Secondo l’Istat «senza rinovi o meccanismo di adeguamento» si tornerebbe «sotto i valori del 2009». Abbiamo di fatto già perso la timida crescita del 2020. «La forte accelerazione dell’inflazione negli ultimi mesi rischia di aumentare le disuguaglianze poiché la riduzione del potere d’acquisto è particolarmente marcata proprio tra le famiglie con forti vincoli di bilancio», osserva sempre l’Istat. I dipendenti pubblici? Pochi e anziani. «Tra le economie europee per le quali sono disponibili dati comparativi, sia pure con le cautele di un simile confronto, i dipendenti pubblici in Italia sono i meno numerosi in rapporto alla popolazione (5,6 ogni 100 abitanti) e i più anziani», scrive l’istituto di statistica.

L'Italia tra salari in calo, lavoratori vulnerabili, inflazione e povertà
Pacchi di pasta lasciati a Roma (Getty Images).

Quando l’eredità diventa l’unico welfare

Non serve certo un genio della politica o della sociologia per capire come tutto questo comporti un crollo delle nascite e dei matrimoni. Viene difficile organizzare una vita, un progetto “per tutta la vita”, quando il contrato che si ha tra le mani prevede un futuro lungo al massimo fino a fine mese sperando poi di meritarsene un altro per qualche spicciolo di mesi ancora. Il problema non è solo economico: questo è un Paese che non ha nessuna sensazione diffusa di possibilità di riscatto. È un Paese in cui la ricchezza, o anche solo la tranquillità economica, può arrivare da ciò che lasciano i genitori, gli zii e i nonni. L’eredita del lontano parente di Brooklyn che fino a qualche decennio fa era un barzelletta oggi è l’unico welfare che potrebbe spingere una giovane coppia a immaginare un futuro insieme.

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