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«Troppe contestazioni»

Dal palco di Caserta Giorgia Meloni ha puntato il dito contro la ministra dell’Interno: «È il sesto comizio che faccio e ci sono ancora contestatori che provocano – dice indicando un gruppo di persone con manifesti su dl Zan e cannabis – Chiamerò di nuovo il ministro dell’Interno Lamorgese, che evidentemente non sa fare il suo lavoro. Perché le altre volte si poteva parlare di incompetenza, ma ora penso sia una cosa fatta apposta. Si sta cercando l’incidente». Poco dopo su Facebook ha pubblicato un video proprio per denunciare la gestione della ministra e il rischio incidenti.

Particolare fondamentale: i “contestatori” di Giorgia Meloni sono semplici cittadini che alzano cartelli. Sembra una piccola cosa nel frastuono di questa campagna elettorale e invece è molto significativa: «troppe contestazioni» significa fondamentalmente non riconoscere il diritto di manifestare idee contrarie al presunto potere. Roba da regimi. Non è diverso da quel che pensa Matteo Salvini e da quel che Salvini faceva da ministro all’Interno, quando abitazioni private venivano perquisite per avere esposto striscioni che contestavano il leader della Lega, senza contenere né insulti né offese.

Quando Giorgia Meloni dice che «Lamorgese non sa fare il suo lavoro» sta implicitamente dicendo che il mestiere di un ministro all’Interno sia quello di evitare il dissenso. Non c’è altro da aggiungere. Non serve troppa fantasia per capire a cosa riporti il voler silenziare le idee piuttosto che sconfiggerle politicamente. Non si tratta di un lapsus, è questione di natura.

Buon martedì.

Nella foto da facebook manifesti satirici nei confronti della politica di Fratelli d’Italia

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