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La Moratti in corsa toglie più voti alle destre che ai progressisti

In Lombardia bisogna invertire la narrazione. Anzi, per dirla meglio, occorre rimettere la realtà al suo posto scrollandosi di dosso le mistificazioni di Renzi e Calenda. Che Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, vedova Moratti, sia un problema politico per il centrosinistra è una millanteria che non ha nessun senso.

In Lombardia bisogna invertire la narrazione. Che Letizia Moratti sia un problema politico per il centrosinistra è una millanteria che non ha nessun senso

Potranno metterci tutto l’impegno Matteo Renzi e Carlo Calenda ma la Moratti da queste parti è la sindaca di Milano che secondo la Corte dei Conti avrebbe avuto “il connotato della grave colpevolezza, ravvisabile in uno scriteriato agire, improntato ad assoluto disinteresse dell’interesse pubblico alla legalità e alla economicità dell’espletamento della funzione di indirizzo politico-amministrativo spettante all’organo di vertice comunale”.

È la presidente Rai che ci disse che l’ente pubblico doveva essere “complementare a Mediaset”. È la ministra all’Istruzione agli ordini di Berlusconi che smontò la legge Berlinguer per proporre una delle peggiori riforme della scuola. È la donna che a Milano sfilava contro gli immigrati con De Corato.

È la sindaca che rimediò una pessima figura da ricandidata accusando Giuliano Pisapia di un reato che non aveva mai commesso. Possono twittare anche tutto il giorno quelli del cosiddetto Terzo polo ma Letizia Moratti è una donna di destra per i lombardi. Una donna di destra perdente, un capolavoro negativo in Lombardia.

I voti di Letizia Moratti sono un problema per Attilio Fontana, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. E il centrosinistra deve rinsavire dal suo atavico senso di responsabilità e rendersene conto il prima possibile. Anche i sondaggi parlano chiaro: Moratti ha in mano una rilevazione che la immagina circa al 14%: niente. La sfida è e continuerà a essere con Fontana e ripetere l’errore già avvenuto alle elezioni politiche di perdere tempo con un sedicente polo che sculetta come se fosse il primo quando non ha nessuna possibilità di vittoria questa volta potrebbe costare molto caro.

Ha ragione il capogruppo al Parlamento Europeo Brando Bonifei che dice: “Ma che ci fa nel Pd chi vuole candidare Moratti?”. O come dice Andrea Orlando “sorprende la sorpresa per il rifiuto del Pd a sostenere la candidatura di Letizia Moratti. Il fatto che a qualcuno sia venuto in mente di proporlo deve farci però riflettere su quanto lavoro c’è da fare per restituire al Pd un’identità chiara e riconoscibile”. Gambe in spalla e lavorare.

Pisapia potrebbe mettere d’accordo realtà civiche, associazioni, disillusi e creare un fronte ampio, M5S incluso

La Regione è contendibile. Lo dice al telefono anche Giuliano Pisapia che in queste ore è sommerso dalle richieste di candidatura. Un nome che mette d’accordo tutti e che convincerebbe perfino la cordata del Pd che da mesi insiste per ottenere le primarie: Pisapia è l’ex sindaco di Milano che ottenne una vittoria a cui non credeva nessuno e che dimostrò come un’alleanza larga ma netta, con un’identità forte, può tranquillamente rovesciare le sorti di una Regione che sembrava irraggiungibile.

Pisapia, ora al Parlamento europeo, dice di essere molto impegnato nella sua attività a Bruxelles ma rispetto ai giorni scorsi ora si intravede qualche spiffero. Ora sono in molti a crederci all’interno del Pd e soprattutto tra quella marea arancione che si era attivata al suo fianco.

Anche perché Pisapia potrebbe mettere d’accordo realtà civiche, associazioni, disillusi e creare un fronte ampio, M5S incluso, nonostante la tattica. Sullo sfondo rimane l’ipotesi del sindaco di Brescia Emilio Del Bono (ma a quel punto le primarie verrebbero chieste e il M5S potrebbe sfilarsi) e una generazione che aspetta di avere la sua occasione (Majorino, Maran).

Ma ciò che conta ora è rendersi conto che la realtà è molto più rosea di quello che sembra. Agli amici del Terzo polo sfugge che candidare una personalità di centrodestra contro il centrodestra in Lombardia crea un problema al centrodestra. Mica a quegli altri. Anzi, offrono un’ottima opportunità al centrosinistra. Basta coglierla. Invertite la narrazione.

 

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