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Altro che navi delle Ong. Dalla rotta balcanica superati i 100mila arrivi

I dati dell’Agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, lo dice chiaramente: dai primi di gennaio fino a settembre ci sono stati più di 106 mila attraversamenti “illegali” dai Balcani verso l’Unione europea.

Dai primi di gennaio fino a settembre ci sono stati più di 106 mila attraversamenti “illegali” dai Balcani verso l’Ue

Spostare la discussione delle migrazioni solo sul Mediterraneo può tornare utile per la propaganda dei sovranisti voi sparsi in giro per l’Europa ma i dati del 2022 indicano che via terra la cifra è del 170% più alta rispetto a quella dello stesso periodo del 2021 e sette volte più alta del 2019 (15 150 attraversamenti) – anno procedente ai lockdown per contenere la pandemia da Covid-19.

A essere porta d’ingresso è la Serbia, stato candidato a entrare nell’Ue, che ha un accordo di agevolazione per il rilascio dei visti per chi vuole soggiornare per un massimo di 90 giorni in uno o più Stati membri dell’Unione. Per questo è diventata meta di migranti siriani, afgani, turchi, indiani, burundesi, cubani che sfruttano la liberalizzazione degli ingressi per provare a raggiungere Croazia e Ungheria.

Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno reintrodotto controlli di confine

Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia (tutti e tre paesi che fanno parte dell’area di Schengen che non prevede controllo di documenti transfrontalieri) hanno reintrodotto controlli di confine, mentre la Bulgaria ha introdotto un parziale stato di emergenza sul suo territorio. Lo scorso agosto il Consiglio d’Europa ha scritto che “il numero dei rimpatri forzati in Serbia è aumentato considerevolmente, con oltre 75.000 casi segnalati solo nel 2022” e che “le accuse di maltrattamenti e uso sproporzionato della forza durante i respingimenti persistono”.

Per rotta balcanica si intende un percorso che dalla Turchia e dalla Grecia arriva fino ai confini orientali dell’Ue

Diversi report raccolgono le testimonianze di violenze su donne a bambini. Per rotta balcanica si intende un percorso che dalla Turchia e dalla Grecia arriva fino ai confini orientali dell’Unione europea. La percorrono persone proveniente da paesi instabili del medio oriente (come Siria e Iraq) e dell’Asia centrale (tra cui ovviamente l’Afghanistan).

La rotta collega questi Paesi con quelli che costituiscono l’estremo margine dell’Ue, come Croazia, Ungheria, Romania e Bulgaria. Dei punti di transito fondamentali per entrare nell’Unione. L’obiettivo finale del percorso sono solitamente gli Stati dell’Europa nord-occidentale e in particolare la Germania.

Via terra in Italia arrivano soprattutto pakistani. Ma anche afghani, bengalesi e nepalesi

Arrivano ovviamente anche in Italia. Sono soprattutto pakistani (2.576 persone, ovvero il 39,7% del totale). Seguono gli afghani (1.185). Tra le altre nazionalità ricorrenti rientrano anche i bengalesi (782) e i nepalesi (406). Questi dati, forniti dal Consorzio italiano di solidarietà, attivo in Friuli-Venezia Giulia, sono gli unici sugli arrivi via terra. Sono riferiti soltanto alle persone coinvolte nel sistema di accoglienza e quindi escludono tutte le persone che non vengono intercettate e transitano altrove, ma sono i dati più vicini a quelli, mancanti, sugli arrivi.

Il governo italiano infatti non mette a disposizione nessun dato a osservatori e studiosi

Il governo italiano infatti non mette a disposizione nessun dato a osservatori e studiosi. Questa mancanza di trasparenza ovviamente impedisce un reale monitoraggio e garantisce la copertura di eventuali abusi. Il numero di tentativi di ingresso registrato da Frontex aumenta di anno in anno:n el 2020 rispetto al 2019 l’aumento è stato pari al 92%, passando da 14mila a circa 27mila. Mentre nel 2021 rispetto al 2020 ha toccato il 125%, arrivando a oltre 60mila tentativi registrati.

Il 2022 sembra registrare un incremento ulteriore (circa 55mila tentativi solo nei primi sette mesi). In questa rotta di cui si parla sempre troppo poco non mancano gli episodi in cui la solidarietà viene criminalizzata, esattamente come accade nel Mediterraneo.

In Italia ad esempio c’è stato il caso di Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, fondatori dell’organizzazione volontaria Linea d’Ombra, che offrono cibo, vestiti e cure mediche ai migranti di passaggio per Trieste, e che per aver ospitato una famiglia di migranti per una notte nel loro appartamento hanno dovuto affrontare un processo per favoreggiamento dell’immigrazione illegale.

 

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