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La mafia sparita dalle news

Avete notato che la politica, i media non parlano più di mafia È scomparsa la mafia Tre giorni fa è sbarcato all’aeroporto di Fiumicino, proveniente dalla Spagna, Mario Palamara. Palamara ha 53 anni, è di Melito Porto Salvo ed è un importante broker di droga che operava in Toscana, soprattutto al porto di Livorno.

Avete notato che la politica, i media non parlano più di mafia È scomparsa la mafia È la normalizzazione tanto temuta da Borsellino

I suoi traffici erano al centro dell’inchiesta “Molo 13” che ha svelato un’operazione di importazione di cocaina del valore di un milione di euro, passata per l’Olanda. “Ora siamo entrati in ottica industriale”, lo informava uno dei suoi uomini, compiaciuto per il carico in partenza. Ne avete letto? Ne avete sentito parlare, magari da qual ministro che ogni giorno si dice contro la droga e che citofona ai presunti minuscoli spacciatori? Niente.

A Cosenza qualche giorno fa si è pentito Danilo Turboli. Coinvolto nei procedimenti “Testa del serpente” e “Reset“, il 27enne cosentino è considerato partecipe al gruppo Lanzino-Ruà e vicino ad uno dei maggiori esponenti, Roberto Porcaro. Le sue dichiarazioni potrebbero essere un terremoto per la ‘Ndrangheta nel cosentino, confederata in sette clan di cui Turboli sta facendo nomi, cognomi, anche dei referenti politici.

L’avete letto? I boss di Cosa nostra Francesco Pace e Girolamo “Luca” Bellomo stavano scontando una condanna, rispettivamente a 25 anni di reclusione il primo e a dieci il secondo. Entrambi vicini al boss superlatitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, nelle settimane scorse sono tornati in libertà per buona condotta. Le nuove norme del codice antimafia, hanno impedito, infatti, l’applicazione dei provvedimenti di sorveglianza speciale e entrambi sono tornati liberi e senza alcun vincolo. Ne avete sentito parlare?

A Catania è stato smantellata la cosca mafiosa dei Cursoti Milanesi. Dall’inchiesta “Zeus” emerge che il gruppo comprava cocaina nel Napoletano, dal clan camorristico Sautto-Ciccarelli di Caivano, con il quale due affiliati al clan Cappello-Bonaccorso avrebbero avviato una joint venture per il traffico della sostanza stupefacente. ‘Ndrangheta e Camorra soci per riempire il Paese di cocaina. Nessun commento, nulla.

A Prascorsano, vicino a Torino, Polizia e Carabinieri hanno dovuto usare la forza per un provvedimento di confisca addirittura del 2017. Nella villa comodamente abitava ancora la famiglia di Domenico e Giuseppe Racco, padre e figlio, entrambi condannati per ‘Ndrangheta nell’ambito dell’inchiesta Minotauro, ritenuti membri della locale di ‘ndrangheta di Cuorgnè. Il prefetto di Torino, Raffaele Ruberto, spiega: “Anche un semplice ricorso può far slittare per anni l’esecuzione dei provvedimenti”.

A Roma ieri anche in Appello si conferma che i Casamonica sono mafia, in purezza. Su di loro si erano accapigliati tutti i conduttori, i politici. Oggi poco più della semplice cronaca. Vi ricordate l’assistente parlamentare di Giusy Occhionero (ex Leu poi passata a Italia Viva) che sfruttava la politica per parlare con i carcerati? È stato condannato a 15 anni in appello, l’altro ieri.

Sono solo alcune delle notizie di mafia solo in questi ultimi giorni. Le mafie sono scomparse dal dibattito pubblico, sono considerate una banale consuetudine giudiziaria. Sparite dai programmi politici e dai dibattiti. Vanno bene solo per qualche serie televisiva o videogioco. Paolo Borsellino temeva l’invocata “normalizzazione” della mafia.

Raccomandava il “meritorio compito di tenere ora come non mai desta l’attenzione dell’opinione pubblica sugli accennati problemi, affinché dietro il paravento della cosiddetta “normalizzazione” non si pervenga invece ad una frettolosa “smobilitazione dell’apparato antimafia”. E invece eccola qui.

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