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Giochi di potere e manovre tra correnti. Il Congresso Pd è già partito male

Domenica Elly Schlein lancerà la sua candidatura alla segreteria nazionale del Pd. Il congresso è ancora alle battute iniziali ma sono già cominciate le scintille. Sulla candidatura di Schlein ieri è intervenuto a gamba tesa il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che in un’intervista a Huffington Post è nettissimo: “Se vince Schlein potrei lasciare il Pd”.

Ma quale eccesso di liberismo – sottolinea il primo cittadino di Bergamo – “serve il mercato ben temperato di Prodi e un nuovo laburismo”. Secondo Gori “con Elly vince Renzi perché ci sarebbe la ‘deriva francese’ del Pd”.

Quasi scontato il suo annuncio di appoggiare la mozione del presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, sostenuto in toto dalla corrente Base riformista a cui fanno riferimento Lorenzo Guerini e Luca Lotti. A sostegno di Bonaccini tra qualche giorno dovrebbe arrivare anche l’area che fa riferimento a Matteo Orfini.

Chi sta con chi

Oggi in una conferenza stampa al Teatro del Sale invece il sindaco Dario Nardella si ritira dalla corsa in prima persona per il congresso e annuncerà il suo ruolo nella mozione Bonaccini, probabilmente come coordinatore dei comitati congressuali o presidente del comitato promotore.

Di certo Nardella sarà uno dei volti in prima linea. In Toscana Bonaccini ha già incassato l’appoggio del presidente della Regione Eugenio Giani, del presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo fino alla segretaria Simona Bonafè. Dopo aver sondato il terreno per correre in solitaria Nardella ha ricevuto pressioni da Franceschini e Provenzano per siglare un ticket con Schlein ma alla fine il sindaco di Firenze ha preferito allinearsi con il gruppo dei dirigenti regionali.

Con la strana coppia Franceschini-Provenzano a sostegno di Schlein la “sinistra” del partito rappresentata da Andrea Orlando dovrebbe alla fine convergere sul sindaco di Pesaro Matteo Ricci che piace molto anche a Goffredo Bettini. Ricci, raggiunto al telefono, non conferma e non nega: “Per le candidature c’è tempo – dice a La Notizia – perché in questo percorso bizzarro i termini scadono il 27 gennaio. Da mesi siamo in campo con un bellissimo percorso nella provincia italiana, nel Pd ci siamo riempiti la bocca di partecipazione e poi hanno parlato sempre gli stessi oppure abbiamo parlato solo tra noi. Con il mio tour abbiamo prodotto le prime 10 idee che abbiamo presentato a Roma e il 16 dicembre finiremo il tour e lì tireremo le somme”.

Durante la riunione del comitato costituente per discutere la Carta dei valori l’ex ministro Roberto Speranza ha chiesto di “espungere il liberismo che si è insinuato al suo interno”. Il tema del Pd che deve scegliere se essere un partito socialdemocratico o un partito liberale è sempre presente tra le rivendicazioni di una parte consistente del partito. Su questo Ricci precisa che “il vero riformismo è progressista” e spiega che “ciò che conta in questo momento è l’avere una grande tensione unitaria”.

Sullo sfondo rimangono i presidenti del Sud, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, che al momento non hanno espresso nessuna preferenza tra i candidati in campo. I due hanno anche cercato un nome che potesse rappresentarli, valutando l’ipotesi di un candidato “proprio”. Siamo ancora al momento in cui c’è da capire “chi sta con chi” per leggere gli equilibri futuri. Il che, nonostante le dichiarazioni, dimostra ancora una volta che le tattiche correntizie e gli equilibri interni contano eccome. E “lo spirito unitario” è già in bilico se una figura di primo piano annuncia “o me o Schlein”.

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