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La Libia non esiste, lo dice pure l’Onu

Ma con chi stiamo trattando in Libia? Qual è quella Libia che il governo Meloni (come tutti i governo precedenti, da Minniti in poi) continua a dipingere come un partner indispensabile? La Libia non esiste. Non esiste un governo, non esiste la democrazia ma nemmeno esiste il banale meccanismo della politica.

Il Governo imita Minniti per frenare l’immigrazione. Senza referenti credibili in Libia però non si può fare

Se servissero altre prove ieri i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Uniti hanno espresso profonda preoccupazione per il perdurare della crisi politica in Libia e la loro delusione per la mancanza di progressi. In un comunicato rilasciato ieri e ripreso dai media libici, i Paesi membri hanno affermato il loro forte sostegno all’inviato delle Nazioni unite, Abdoulaye Bathily, per dare nuovo slancio “al vacillante processo politico e migliorare la stabilità nel Paese”.

Il Consiglio di sicurezza ha invitato tutte le parti libiche e le principali parti internazionali interessate a dialogare con l’inviato Onu “in uno spirito di compromesso e in modo trasparente e inclusivo”, ribadendo l’impegno a sostenere il dialogo tra libici, allo scopo di formare un governo unificato riconosciuto in tutto il Paese e in grado di rappresentare l’intero popolo libico. Da febbraio ormai la Libia divisa tra due coalizioni politiche e militari rivali: da una parte il Governo di unità nazionale con sede a Tripoli del premier Abdulhamid Dabaiba (nella foto), riconosciuto dalle Comunità internazionale e appoggiato dalla Turchia; dall’altra il Governo di stabilità nazionale guidato dal premier designato Fathi Bashagha, di fatto un esecutivo parallelo basato in Cirenaica, inizialmente da Egitto e Russia ma oggi apparentemente abbandonato a sé stesso.

I Paesi membri del Consiglio di sicurezza hanno invitato tutte le parti a mantenere la calma sul terreno, dove è in vigore un cessate il fuoco dall’ottobre 2020, affermando di sostenere la volontà del popolo libico di scegliere chi lo governa attraverso nuove elezioni. Gli Stati membri del Consiglio di sicurezza hanno poi sottolineato l’importanza di condurre un dialogo nazionale complessivo e hanno incoraggiato gli sforzi del Consiglio di presidenza, con il sostegno della Missione delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana, per raggiungere la riconciliazione nazionale.

I membri del Consiglio di sicurezza sottolineano nel comunicato l’importanza di istituire un meccanismo guidato dalla Libia per determinare le priorità di spesa e garantire che le entrate derivanti dal petrolio e dal gas siano gestite in modo trasparente e responsabile. L’organismo del Palazzo di vetro di New York ha sollecitato a sostenere l’accordo di cessate il fuoco nell’ambito del piano d’azione approvato dal Comitato militare congiunto 5+5 (formato da cinque alti ufficiali dell’est e altrettanti dell’ovest del Paese).

Infine, i membri hanno chiesto il “ritiro senza ulteriori indugi di tutte le forze, combattenti e mercenari stranieri dal Paese”, e la necessità di compiere progressi verso la smobilitazione, il disarmo e il reinserimento dei gruppi armati come concordato dal comitato militare congiunto 5+5. La domanda rimane sempre la stessa. Se la Libia come Stato non esiste cos’è la Libia di cui tutti parlano per risolvere il problema – dicono loro – dell’immigrazione?

Esattamente a chi stiamo dando i soldi per gestire i centri in cui – lo dice l’Onu e lo dicono le organizzazioni internazionali – vengono illegalmente trattenuti i migranti? Chi sono i referenti del programma dell’Ue Frontex? Se la Libia non esiste significa che non esiste nemmeno la retorica degli ultimi governi. Qualcuno se n’è accorto?

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