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Un ministro alla deriva sui migranti. Piantedosi copre i suoi flop con una barca di bugie

Il ministro dell’Inferno Matteo Piantedosi ha imparato il compitino. Ciò che conta è simulare il pugno di ferro, non conta che i numeri dicano tutt’altro. Così si fa comodamente intervistare da Il Giornale e dice: “Così abbiamo evitato il triplo degli sbarchi”. È un ottimo titolo, non c’è che dire, anche se un giornalista qualunque gli avrebbe chiesto come possa tenere la contabilità della disperazione.

Spiega Piantedosi: “Anche grazie alla nostra cooperazione, seppur in un quadro di arrivi numerosi, le autorità tunisine e libiche, dal 1° novembre ad oggi, hanno scongiurato l’arrivo, rispettivamente, di quasi 13mila e di oltre 9mila migranti. Si tratta di un risultato importante perché sono numeri che si sarebbero aggiunti a quello delle persone che sono riuscite a sfuggire ai controlli arrivando sulle nostre coste”.

Cosa significhi “scongiurare” sarebbe interessante da sapere ma il giornalista – che sbadato – si è dimenticato di domandarlo al ministro. Proviamo quindi a spiegarlo noi. Quando Piantedosi parla di “autorità libiche” si riferisce agli schiavisti che violentano poveri innocenti all’interno degli illegali centri di detenzione che tutte le organizzazioni internazionali (Onu compresa) hanno denunciato come crimine contro l’umanità.

La strategia di Piantedosi

Lo “scongiurare” gli arrivi significa evidentemente che gli schiavisti hanno eseguito gli ordini che arrivano dall’Italia e dall’Europa e non hanno aperto le catene. Come questo possa essere una vittoria è difficile da capire. Di certo è un atteggiamento istituzionale di cui la storia chiederà il conto. Oppure Piantedosi fa riferimento alla solerte attività della cosiddetta Guardia costiera libica che grazie alle imbarcazioni gentilmente donate dall’Italia e grazie all’addestramento che le abbiamo gentilmente offerto ha imparato molto bene a accalappiare coloro che riescono a fuggire dalle violenze libiche su terra e he per farlo sono costretti a pagare gli schiavisti via mare, ovvero gli scafisti.

Ci sarebbe anche da dire che scafisti e membri della cosiddetta Guardia costiera libica coincidono, svestono una divisa per indossare l’altra. Ma questo è solo uno dei tanti particolare che rende ancora più schifosa questa storia dell’orrore. Con la Tunisia invece il ministro fa riferimento agli accordi ambiti siglati tra i due Paesi. Il “nuovo Al Sisi” della Tunisia, il presidente Kaïs Saïed, ha stretto il cappio al collo della democrazia e in due anni di presidenza, dal 25 luglio 2021 con pieni poteri, ha distrutto l’assetto democratico del Paese per introdurlo nella selva oscura del dispotismo.

Saïed ha imparato bene che per essere simpatico all’Italia basta che si dichiari disponibile a chiudere i rubinetti dei fuggitivi, usando per l’ennesima volta la povertà delle persone e i migranti come merce di trattativa politica. Con l’accordo tra i due Paesi ragazzi e ragazze che hanno lottato contro l’involuzione democratica e la crisi, che hanno rischiato la libertà anche in nome della democrazia, se riescono a sopravvivere alla traversata, sono rispediti indietro come pacchi proprio dalla nostra sedicente democrazia che dovrebbe tutelare le iniquità ed ingiustizie. Che bel capolavoro, Piantedosi.

Solo che la realtà sta tutta nei numeri e i numeri smontano la retorica del “governo che chiude i porti”. Come fa notare Matteo Villa dell’Ispi da inizio Governo Meloni, gli sbarchi di migranti in Italia hanno superato quota 40mila. Erano stati poco più di 20mila nello stesso periodo dell’anno scorso (+94%). Meno dell’8% degli sbarcati è arrivato con Ong, contro il 16% dell’anno scorso. Le tanto odiate Ong quindi hanno un ruolo marginale e gli sbarchi di gente che scappa dalla fame e dal piombo se ne fottono della retorica del potente di turno.

Dirottamenti di Stato

Anche per questo risulta incredibile che l’azione del ministro e di tutta la sua ciurma si concentri invece sulla logistica dell’orrore, giocando a suon di decreti a mettere in difficoltà le Ong. L’ultimo patetico dirottamente del ministro è ai danni della nave “Aita Mari” della ong spagnola Salvamento Maritimo Humanitario, con 38 migranti a bordo. L’imbarcazione arriverà nel pomeriggio di venerdì 24 febbraio.

Una destinazione lontanissima che allunga di almeno quattro giorni l’agonia di 11 donne, 7 uomini, 18 minori, due neonati, per un totale di 38 persone. E mentre la città si prepara a accoglierli (mettendo in moto meccanismi praticamente sconosciuti) qualcuno fa notare che il sindaco di Ortona, Leo Castiglione è di centrosinistra. Sempre a proposito di coincidenze.

Ma la realtà a questo governo interessa poco, come poco interessano anche le vite delle persone. Ciò che conta è lasciare intendere che il vento sia cambiato nonostante gli sbarchi aumentino e le persone muoiano. E per farlo sono pronti (come lo sono stati beninteso anche quegli altri prima di loro) a stringere patti indicibili con chiunque. Gli autocrati che hanno a disposizione i cappi, i muri e le armi per respingere i bisognosi sono riabilitati e diventano amici.

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