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La Commissione Antimafia bloccata da Salvini e Meloni

Sessanta giorni fa è stata istituita la Commissione Antimafia. Non c’è nulla. Niente. La lotta alla mafia sventolata da Giorgia Meloni e Matteo Salvini in campagna elettorale è arenata nel desolante deserto di palazzo San Macuto, dove tutto sarebbe pronto per accogliere i 25 deputati e i 25 senatori se ci fosse la volontà. Per ora tutto tace.

Qualche giorno fa l’associazione Libera di don Luigi Ciotti aveva chiesto di accelerare: “Da questa maggioranza nessuna risposta, solo un silenzio assordante. Le numerose inchieste portate avanti da magistrati e forze dell’ordine, gli allarmi e le denunce contenute nell’ultima Relazione Semestrale della Dia dimostrano con chiarezza che mafie e corruzione sono ancora forti e che c’è bisogno di uno scatto, di un sussulto di coscienza prima che sia troppo tardi”.

“La Commissione Antimafia deve essere insediata al più presto, si nomini il presidente e i componenti. C’è tanto lavoro da fare per leggere ciò che sta avvenendo sui territori, costruire delle proposte utili a liberare il Paese dalla morsa degli interessi criminali e dalle troppe connivenze di cui godono. Cosa state aspettando?”, proseguiva Libera chiedendo “che in tempi brevi sia insediata e diventi operativa la Commissione Bicamerale Antimafia istituita più di un mese ma ferma ai blocchi di partenza”.

Di sicuro non passeranno al vaglio della Commissione Antimafia gli impresentabili delle prossime elezioni amministrative di maggio. Anche immaginando un insediamento repentino altamente improbabile, non ci sarebbero i tempi tecnici per passare al vaglio i curriculum e i certificati di tutti i candidati. L’attività di controllo prevede una collaborazione con le Prefetture e alla Direzione nazionale antimafia. Non ci sono i tempi.

Le opposizioni propongono candidati eccellenti alla presidenza della Commissione antimafia. Ma a destra non sanno che nomi fare

In occasione delle ultime amministrative del 2022 l’allora Commissione Antimafia (presieduta dall’ex 5Stelle Nicola Morra) individuò ben 18 “impresentabili” (c’era anche un candidato sindaco) nell’ambito dei 57 Comuni chiamati al voto. Tra i reati loro contestati, vi erano anche estorsione, riciclaggio, corruzione e concussione, aggravati in alcuni casi dalla finalità mafiosa. Quest’anno per i furbi sarà molto più facile. I presidenti di Camera e Senato (Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa) solo due giorni fa hanno fatto sapere di non avere ricevuto l’elenco dei componenti da parte di tutti i partiti. A quel punto i 50 membri dovrebbero votare la presidenza ma anche su quella tutto è ancora fermo.

FdI (che reclama il posto) aveva pensato a Carolina Varchi, avvocata penalista di 40 anni, alla seconda legislatura in Parlamento e vicesindaca di Palermo. La vicinanza con la giunta di Lagalla e quindi con Cuffaro e Dell’Utri ha bloccato l’idea per evitare polemiche e strumentalizzazioni. Tra i fedelissimi di Meloni si è fatto il nome di Raoul Russo, deputato siciliano alla prima legislatura e la deputata Chiara Colosimo a cui Meloni aveva già pensato per la presidenza della Regione Lazio. Sul nome di Colosimo però anche la Lega ha avanzato delle riserve, per mancanza di esperienza in tema di criminalità organizzata.

È evidente che, mentre nell’opposizione spiccano i nomi di esperti sul tema (dall’avvocata e senatrice Pd Enza Rando che proviene da Libera all’ex procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho deputato M5S fino al collega Roberto Scarpinato ex procuratore di Palermo), nella maggioranza si fatica a trovare competenze. Basterebbe già questo per capire come la lotta alla mafia da quelle parti sia più declamata che praticata. Proprio il 5S De Raho nei giorni scorsi aveva suggerito il nome della berlusconiana Rita Dalla Chiesa “il cui nome di per sé e di importanza storica, direi anche strategica”, aveva spiegato De Raho. Dalla Chiesa ha declinato.

L’Antimafia è una commissione fantasma. Intorno a lei piovono i miliardi del Pnrr, c’è il nuovo codice degli appalti voluto da Salvini che a detta di molti osservatori allarga le maglie alla criminalità organizzata. Volendo vedere ci sarebbe da capirne di più sulla latitanza di Matteo Messina Denaro, comodamente latitante a pochi metri da casa sua. Ci sarebbe anche un boss della mafia, garganica, Marco Raduano, comodamente evaso dal carcere di Nuoro.

Ci sono le intercettazioni sotto attacco. C’è il “caso” Giletti che no, non è solo una questione televisiva. C’è una relazione semestrale della Dia che conferma lo strapotere della ‘Ndrangheta. Volendo vedere ci sarebbe anche la commissione sul ciclo dei rifiuti (che con le mafie ha molto a che fare) che ad oggi non è ancora insediata. Molti indizi, chissà se fanno un prova.

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