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La casta che si permette di non sapere

Antonio Tajani ha scoperto solo ieri che nell’Ungheria di Orbàn c’è un’italiana che viene trascinata in catene durante le udienze, sta in un carcere pieno di topi e insetti ed è incarcerata da un anno per un’accusa di cui non ha potuto mai leggere gli atti. Beato lui che può permettersi di fare il ministro disinteressandosi di ciò che accade fuori, beato lui che può permettersi di stare in un governo che balla con il leader ungherese fottendosene di ciò che accade agli italiani in quella terra. «Noi non abbiamo avuto informazioni da parte né della detenuta né dall’ambasciata di trattamenti particolari, non avevamo notizie. Dell’accompagnamento delle manette ai piedi e alle mani l’abbiamo visto ieri, io non lo sapevo, io non ero mai stato informato di questo» dichiara Tajani. E Tajani lo dice come se fosse una responsabilità nostra, dei cittadini che non gli hanno mandato nemmeno un messaggio o un video. 

Il ministro Lollobrigida invece non vuole commentare perché dice di non avere visto le immagini. «Credo che l’ambasciata italiana abbia partecipato ad almeno quattro udienze in cui mia figlia è stata portata in queste condizioni davanti al giudice. Noi fino al 12 ottobre, quando mia figlia ha scritto una lettera, non avevamo evidenza del trattamento che stava subendo nostra figlia. Gli unici che lo sapevano e non hanno detto nulla sono le persone dell’Ambasciata italiana in Ungheria», dice il padre di Ilaria Salis.

Quindi i funzionari italiani non avvisano i ministri e loro intanto si concedono il lusso del disinteresse. La casta non è questione di soldi, la casta è l’impunità con cui ci si può permettere di disinteressarsi. 

Buon mercoledì. 

In foto un frame video dell’apertura del processo a Ilaria Salis in Ungheria

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