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Parte la Carta cultura. Ma è la copia al ribasso del vecchio Bonus

Da ieri sono entrate in vigore la “Carta della cultura Giovani” e la “Carta del merito”, i nuovi strumenti elettronici introdotti dal ministero della Cultura con l’obiettivo di finanziare e potenziare la diffusione della cultura tra i giovani. Come specificato sul sito del ministero fino al al 30 giugno è possibile richiedere entrambe le Carte: ciascuna è individuale, nominativa e del valore nominale di 500 euro, e può essere utilizzata entro e non oltre il 31 dicembre dell’anno in cui i beneficiari si sono registrati sulla piattaforma.

Da ieri sono entrate in vigore la “Carta della cultura Giovani” e la “Carta del merito” con l’obiettivo di potenziare la diffusione della cultura tra i giovani

Le due Carte inoltre sono cumulabili tra loro. La “Carta della cultura giovani” è riconosciuta a tutti i residenti nel territorio nazionale in possesso, ove previsto, di permesso di soggiorno in corso di validità, appartenenti a nuclei familiari con Isee non superiore a 35.000 euro. La Carta è assegnata e utilizzabile nell’anno successivo a quello del compimento del diciottesimo anno di età.

La “Carta del merito” è riconosciuta a tutti i residenti nel territorio nazionale in possesso, ove previsto, di permesso di soggiorno in corso di validità, che hanno conseguito, non oltre l’anno di compimento del diciannovesimo anno di età, il diploma di maturità presso istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado con una votazione di 100 o 100 e lode. La Carta è assegnata e utilizzabile nell’anno successivo a quello del conseguimento del diploma. Se a prima vista l’iniziativa del governo vi sembra molto simile al Bonus Cultura ideato fin dai tempi del governo Renzi non vi sbagliate.

Il governo ha tolto i fondi alla 18App. E poi gli ha cambiato nome per farla sua

Il titolare della Cultura, ministro Gennaro Sangiuliano, aveva annunciato “la necessità di riformare, ridefinire e rinominare la 18App”. Nel 2023, erano stati stanziati 230 milioni di euro per erogare la cosiddetta Diciott’App ai neo diciottenni. Poi è arrivato il centrodestra che sui “giovani” ha costruito parte del suo consenso elettorale e le risorse previste sono state portate a esaurimento. A ottobre dell’anno scorso sulla pagina web dedicata è apparso un messaggio che dichiarava: “Si comunica che il plafond previsto dall’articolo 1, comma 357, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, quale limite massimo di spesa, è esaurito. Si rappresenta, pertanto, che la Piattaforma non consente più registrazioni”.

Ai tempi non fu il ministro a metterci la faccia, preferendo mandare in avanscoperta il deputato di Fdi Gimmi Cangiano che alla Camera aveva sostenuto che la vera origine del problema risiedesse – manco a dirlo – nelle azioni del precedente Governo. Ora hanno trovato la soluzione: mantenerlo, ritoccarlo (come sempre al ribasso) e riproporlo come iniziativa propria. Non è molto diverso dal percorso dell’odiosissimo Reddito di cittadinanza che il governo ha mediatamente demolito per riproporlo in altre vesti con molti meno soldi. La legge di Bilancio 2023 ha stabilito che dal 1° gennaio 2024 il Reddito di cittadinanza sarebbe stato superato dalle nuove misure di inclusione sociale e lavorativa.

La stessa operazione di maquillage è stata fatta con il Reddito di cittadinanza peggiorandolo

Dal primo settembre dell’anno scorso è entrato in vigore il Supporto per la formazione e il lavoro per i singoli componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra 18 e 59 anni, con un valore dell’Isee non superiore a 6.000 euro annui e l’Assegno di inclusione per i nuclei famigliari con un valore Isee non superiore a 9.360 euro. Anche in questo caso il nuovo nome nasconde semplicemente il restringimento della platea e dei fondi a disposizione. La nuova politica di quelli che erano “pronti” è un fondotinta slavato dei governi precedenti.

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