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Ogni Pnrr è buono per attaccare l’aborto

L’introduzione di norme sull’aborto nel decreto legge sul Pnrr è “l’ennesimo attacco del governo alle donne”. Lo affermano Cgil e Uil, che questo pomeriggio a Roma sono in presidio nei pressi del Senato, per dire “no all’inserimento nel decreto sull’attuazione del Pnrr, già approvato alla Camera, di un articolo che favorisce la presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori.

Per Cgil e Uil l’introduzione di norme sull’aborto nel provvedimento collegato al Pnrr è “l’ennesimo attacco del governo alle donne”

Il Pnrr avrebbe dovuto migliorare la condizione delle donne: incrementare l’occupazione, riservando posti di lavoro creati dai bandi pubblici in particolare alle donne e ai giovani, e aumentare i servizi pubblici a sostegno della genitorialità, a partire dagli asili nido. Nulla di tutto questo. In compenso il Governo continua nel suo intento, ormai chiaro, di attaccare la libera scelta delle donne sul loro corpo”. Per Cgil e Uil “è inaccettabile, un attacco alle donne che contrastiamo”. 

La maggioranza però non sembra sentire ragioni e conferma di voler tirare dritto. Lavinia Mennuni, senatrice di Fratelli d’Italia e componente della commissione Bilancio annuncia che voterà “convintamente a favore” dell’emendamento “al decreto Pnrr che prevede la possibilità dell’inserimento nei consultori delle associazioni che sostengano le donne nella difficile scelta in cui possano trovarsi e offrire loro sostegno affinché non interrompano la gravidanza”. A nulla sembrano valere le obiezioni dell’Unione europea che ha già chiarito l’impossibilità di utilizzare i fondi del Pnrr per sostenere iniziative che non hanno nulla a che vedere con il piano europeo. Ieri il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni ha chiarito che l’emendamento “è una legge che riguarda il Pnrr italiano, ma non ci sono finanziamenti europei coinvolti in questa iniziativa”. “In questi anni la Commissione ha pienamente sostenuto il diritto delle donne alla libera scelta”, ha aggiunto Gentiloni.

Il governo tira dritto e inserisce una norma farlocca nel decreto Pnrr per aprire le porte agli anti abortisti nei consultori

L’orbanizzazione dell’Italia continua in maniera ostinata e contraria. Il governo decide di aprire le porte dei consultori ai pro vita per mandare un segnale chiaro: la legge 194 forse – per ora – non verrà toccata ma sarà utilizzato ogni mezzo per svuotarla poi di quanto lo sia già. Mentre la Francia inserisce il diritto all’aborto nella Costituzione, mentre l’Ue inserisce l’interruzione di gravidanza tra i diritti prioritari da manutenere, mentre la Germania ricorda che le sue norme che costituiscono la base della consulenza sui cosiddetti ‘conflitti in gravidanza’ escludono la presenza di associazioni pro-vita dedicate nei centri di consulenza riconosciuti”, il governo Meloni spinge sulla famiglia così com’è intesa nel trittico con Dio e la Patria. La fotografia del momento politico sono le parole della vicedirettrice del Tg1 Rai Incoronata Boccia espresse sabato sera nel programma di Serena Bortone Che sarà e ribadite in alcune interviste nei giorni successivi: “l’aborto è un delitto, non un diritto”. Un pensiero talmente progressista da indurre Forza nuova a conferirle la tessera ad honorem per il suo “messaggio potente che dovrebbe essere diffuso e riconosciuto come un esempio di civiltà”. 

Dalla maggioranza assicurano che non cambierà nulla e viene naturale chiedersi allora che bisogno ci fosse di scrivere quell’emendamento. Nelle Case della comunità (che rientrano nella Missione 6, componente 1 del Pnrr) è già previsto che debbano trovare posto le associazioni del Terzo settore di sostegno al benessere dalla persona (Croce rossa, associazioni di familiari, ecc.). Aggiungere i gruppi anti abortisti sotto mentite spoglie è un messaggio che non ha bisogno di troppe interpretazioni. 

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