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I tentacoli della ‘ndrangheta in Canada e il sovranismo anche nell’antimafia – Lettera43

Da giorni il collettivo di giornalismo investigativo Occpr si occupa di Angelo Figliomeni, panettiere di Vaughan sospettato di essere uno dei boss a Toronto. In epoca di grande interesse per i criminali percepiti importati in Italia, le ramificazioni delle mafie all’estero sono scomparse dal dibattito pubblico.

I tentacoli della ‘ndrangheta in Canada e il sovranismo anche nell’antimafia

Da giorni il collettivo di giornalisti di inchiesta Occrp si sta occupando di un italiano in Canada, Angelo Figliomeni, ritenuto il boss della locale di ‘ndrangheta a Toronto. Nell’inchiesta condotta da Brian Fitzpatrick (Occrp), Robert Cribb (Toronto Star), Jared Ferrie (Occrp), Alessia Candito (la Repubblica) e Alessia Cerantola (Occrp/Investigate Europe) si racconta di questo apparente panettiere di Vaughan che alza il telefono per minacciare e intimidire alcuni dipendenti della Royal Bank of Canada e della TD Bank. La polizia canadese dal 2017 segue le tracce di Figliomeni e ascolta le sue telefonate in quella che è stata definita «la più grande operazione antimafia» nella storia del Canada. I pubblici ministeri hanno però deciso di non procedere poiché in fase di indagine erano state intercettate anche le telefonate tra gli imputati e gli avvocati. Così le autorità sono state costrette a restituire la mostruosa cifra di 27 milioni di dollari americani che era stata sequestrata. Non male, per un panettiere.

Le cosche e i legami con le banche canadesi

Figliomeni, originario di Siderno e considerato uno dei principali esponenti della ‘ndrangheta della Jonica, è arrivato a Toronto da pregiudicato nei primi anni del 2000. Il suo negozio di panini apparentemente gli ha fruttato moltissimo, visto che Figliomeni può permettersi di avere autisti sempre pronti per portarlo da una parte all’altra della regione. Per verificare la notevole ricchezza dell’organizzazione Figliomeni, la polizia canadese ha ottenuto ordini giudiziari che hanno costretto quattro delle più grandi banche del Paese a consegnare informazioni suoi suoi conti. Al “panettiere” italiano sono stati sequestrati più di 35 milioni di dollari canadesi (27 milioni di dollari Usa) di beni, tra cui cinque Ferrari. La polizia ha anche bloccato 27 case – vietandone la vendita – per un valore di circa 24 milioni di dollari canadesi (18 milioni di dollari Usa). I conti correnti presso RBC, TD Bank, Canadian Imperial Bank of Commerce e Bank of Montreal erano circa 500. Secondo gli investigatori nelle conversazioni tra il presunto boss e il suo “responsabile dell’assistenza clienti” presso la filiale della Royal Bank of Canada, Nicola “Nick” Martino, i «croissant» erano pacchetti di soldi che andavano ripuliti. Per la polizia canadese il 61enne Figliomeni guiderebbe dal Canada la cosca di Siderno. A testimoniarlo, come scrive sempre Occrp, ci sarebbe anche un viaggio di Vincenzo Muià, determinato a scoprire chi avesse ucciso il fratello Carmelo (uomo di mafia) per le strade di Siderno nel 2018. Dov’è andato Muià? A Toronto. Quando è atterrato all’aeroporto internazionale Pearson la sera del 31 marzo 2019 c’erano anche agenti di polizia italiani. Il suo telefono era intercettato. Tra le conversazioni registrate c’è un’appassionata discussione tra Figliomeni, Muià e Luigi Vescio (un altro pregiudicato che a Toronto gestisce un negozio di pompe funebri) su creme idratanti per la pelle.

Canada, i tentacoli della 'ndrangheta e il sovranismo anche nell'antimafia
Una filiale della TD Bank (Getty Images).

Le aree di influenza di clan in Canada e la faida tra i Costa e i Commisso

La federazione delle ‘ndrine calabresi attive in Canada viene chiamata Siderno Group. «Nel Paese dei grandi laghi», scrive Francesco Forgione nel suo libro Mafia export, «i boss di Siderno sono da decenni diventati i padroni e i capi indiscussi tra tutte le organizzazioni criminali presenti: controllano il traffico della droga, hanno creato e comprato attività commerciali, sono ben radicati nelle attività dei porti». Una potenza economica che ha suddiviso il Canada in aree di influenza, proprio come nella regione di origine, al fine di evitare al massimo lotte intestine che avrebbero potuto indebolire i ricchi affari da sviluppare. Scontri, purtroppo, che non sono mancati. La faida scoppiata proprio a Siderno tra i Costa e i Commisso, che ha lasciato sul terreno 53 morti tra la fine degli Anni 80 e i primi Anni 90, ha fatto le sue vittime anche in Canada, indebolendo il gruppo federato, e cosa ancora peggiore, attirando l’attenzione degli investigatori. Il contrasto tra i Costa e i Commisso è nato dal tentativo dei primi di ritagliarsi più spazio e quindi maggiore profitto nei traffici canadesi. I Commisso negli Anni 80 avevano preso in mano le redini della federazione, oltre che del territorio di Siderno, entrando nel grande business della droga. Le rivendicazioni dei Costa sfociarono in una guerra aperta. Vincitori su tutti i fronti, i Commisso ordinarono l’omicidio a Concord, nella regione dell’Ontario, di Giovanni Costa, uno dei boss di rilievo della cosca avversaria. Sconfitti i Costa, che videro decimata la propria famiglia oltre al proprio potere, i Commisso rilanciarono le attività economiche della federazione.

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La stazione di Siderno.

Mentre si puntano i fari sui criminali importati in Italia, i tentacoli delle mafie all’estero sono scomparsi dal dibattito pubblico

Un ulteriore duro colpo agli affari delle ‘ndrine canadesi è stato sferrato dall’operazione Siderno Group coordinata dalla Dda di Reggio Calabria nel 2005. Operazione che portò all’arresto a Toronto del boss Antonio Commisso, uno tra i più importanti trafficanti di cocaina allora in circolazione. «L’operazione Siderno Group», si legge nella relazione del 2008 della Commissione parlamentare antimafia, «condotta tra l’Italia, il Canada, gli Usa e l’Australia, ha messo a nudo le attività criminali e i traffici di stupefacenti gestiti da famiglie mafiose dell’area ionica reggina, in stretto collegamento con loro esponenti emigrati da anni in quei Paesi». A distanza di tre anni l’arresto, sempre a Toronto, di Giuseppe Coluccio. Dimostrazione, questa, della capacità della ‘ndrangheta di recuperare le perdite subite da grosse operazioni internazionali di polizia. Una potenza che mette in allarme i suoi diretti avversari, i Rizzuto di Montréal che proprio a Toronto hanno cercato, senza grandi successi, di estendere il proprio potere, e che adesso, decimati dagli arresti, devono respingere l’onda d’urto della ‘ndrangheta. Ora a Toronto comanda, sostengono gli inquirenti, Angelo Figliomeni. In epoca di grande interesse per i criminali percepiti importati in Italia, le ramificazioni delle mafie all’estero sono scomparse dal dibattito pubblico. È il sovranismo, bellezza, anche nell’antimafia.

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