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Salvini molla Zaia e la Lega si spacca: il partito diviso in due tra il Doge e Vannacci

Salvini scarica Zaia e rischia di essere scaricato da Vannacci. Il cono d’ombra in cui si è infilato il leader della Lega diventa ogni giorno più stretto e complicato e nel partito l’insofferenza è già programmata per esplodere un minuto dopo le elezioni europee. La frase pronunciata dal ministro dei Trasporti domenica a Vicenza a margine dell’Adunata nazionale degli Alpini e al Bhr hotel di Quinto, presentando il suo libro di fronte allo stato maggiore del Carroccio della Marca, non son parole sfuggite per caso.

Matteo Salvini ha deciso di abbandonare il presidente del Veneto Luca Zaia al suo destino. Non ci saranno barricate per ottenere il terzo mandato dei presidenti di Regione. Ufficialmente Salvini dice ai suoi che “nessuno in Parlamento è d’accordo” ma la sua cerchia ristretta bisbiglia che la spaccatura ormai è ufficiale. C’è la Lega di Vannacci, extraterrestre naïf per puntare ai voti fuori dal partito, e c’è la Lega di Zaia e di Fedriga e di Giorgetti che non vede l’ora di dismettere i panni del sovranismo per tornare alle origini e “agli interessi reali dei territori”. 

Salvini scarica Zaia e rinuncia alla battaglia per il terzo mandato. Ormai la spaccatura all’interno del partito è ufficiale. E se Salvini non prende il 10% alle europee…

In Veneto Zaia e i suoi sono “costernati” – dicono così – dai temi e dai modi con cui il segretario ha annunciato la fine dell’era Zaia. Al presidente veneto non è piaciuto il riferimento a “almeno 10 nomi” che il leader leghista avrebbe pronto per sostituirlo. “Così si sminuisce tutto il lavoro fatto in questi anni”, dice un dirigente veneto. Che il Veneto rimanga alla Lega è tutt’altro che scontato. Fratelli d’Italia sta già scaldando il ministro Adolfo Urso, il coordinatore regionale di FdI Luca De Carlo e Raffale Speranzon segretario del partito a Venezia ma soprattutto molto vicino a Giorgia Meloni.

E in FdI la vicinanza conta, eccome. In Forza Italia si spera nel sorpasso della Lega alle prossime elezioni per Bruxelles per spingere la candidatura a presidente di Flavio Tosi, ex leghista ed ex sindaco di Verona. La presidenza Zaia confida nello slittamento delle elezioni al 2026 per le Olimpiadi e nel caso punterà sulla sia vice Elisa De Berti oppure sull’assessore Roberto Marcato e presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti. Marcato e Ciambetti, come Zaia, sono tra quelli che si sono opposti fermamente alla candidatura del generale Vannacci. Anche questo è un indizio. 

Il Capitano potrebbe virare su un partito personale. Già depositato il simbolo

A proposito di Vannacci, i suoi detrattori all’interno della Lega sottolineano come il generale si stia velocemente smussando durante la sua campagna elettorale. Nelle chat interne gira accompagnata da molte risate la lettera che Vannaci ha scritto per porgere le sue scuse alla pallavolista Paola Egonu che alcuni mesi fa lo ha querelato a proposito delle frasi razziste che la riguardano all’interno del suo libro. “Ritengo che le diversità e le differenze di religione, di cultura, di origini, di etnia rappresentino una ricchezza per la società”, scrive Vannacci a Egonu, “Ma come – si dice tra i leghisti – ora non ci serve più nemmeno per prendere i voti di una certa area”.

Di certo il generale nella Lega è un corpo estraneo e molti scommettono in un suo distacco appena raggiunto lo scranno a Bruxelles. Così alla fine Salvini finirebbe scaricato dall’uomo della salvezza. Se la Lega resterà sotto il 10% alle europee e verrà superata da Forza Italia al vice premier non resterà che battere in ritirata, magari rifugiandosi in quell’”Italia sicura” di cui è già stato depositato il simbolo, in compagnia dei fedelissimi Andrea Crippa, Claudio Durigon, Susanna Ceccardi. E chissà se ci sarà anche Vannacci. 

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