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Comizio di Giorgia a Roma: “Qui si fa la storia”. Rivendica i successi del governo e sfida Schlein

“Presidente De Luca, sono quella stronza della Meloni“. Così dagli altoparlanti di Piazza del Popolo, dove Fratelli d’Italia ha organizzato l’evento di chiusura della campagna elettorale, riecheggia il saluto polemico tra la premier Giorgia Meloni e il governatore campano Vincenzo De Luca, avvenuto a Caivano. La platea dei sostenitori di FdI reagisce immediatamente. Dal palco, Meloni si scaglia contro De Luca: “Una donna insultata deve reagire o sottomettersi? Vale solo perché io sono una donna di destra e lui un uomo di sinistra”. Rivendica con orgoglio la sua capacità di difendersi, parlando di parità e orgoglio femminile. L’evento inizia con l’intervento dei sindaci e si infiamma con la presenza di Ignazio La Russa, presidente del Senato, che saluta Meloni con un cinque, dichiarando: “Oggi è la giornata di Giorgia”. Presenti anche la sorella della premier, Arianna Meloni, Giovanni Donzelli, e vari ministri come Carlo Nordio, Francesco Lollobrigida, e Gennaro Sangiuliano, oltre a numerosi parlamentari.

Nel suo discorso Meloni parla di un referendum tra “l’Europa ideologica” della sinistra e “la nostra Europa concreta e fiera”. Sottolinea la necessità di un’Europa che non sia una “sovrastruttura” burocratica. Attacca la sinistra, accusandola di voler trasformare l’Europa in un’entità che riduce le nazioni a “piccoli enti senza dignità”. Esorta gli italiani a votare, affermando: “Qui si fa la storia e la storia possiamo essere noi. Siamo ad un punto di svolta. È un referendum”. La presidente del Consiglio difende il contatto diretto con il popolo e critica la rabbia degli avversari. Promette che il loro motore sarà “sempre l’amore e non l’odio, costruire e non distruggere”. Parla poi della coesione della maggioranza, abbracciando simbolicamente Salvini e Tajani, e assicurando che il loro obiettivo è cambiare l’Italia “mattone dopo mattone”. Rivendica la necessità del premierato, considerandolo la “madre di tutte le riforme”. Attacca la sinistra per essere contraria alle riforme e voler continuare i “giochi di palazzo”. Accusa il Pd di essere democratico solo quando comanda. Critica il Movimento 5 Stelle, accusandoli di autoritarismo per voler dare ai cittadini il potere di eleggere il premier. Promette che l’Italia non andrà più “con il piattino in mano” in Europa, dichiarando chiusa quella stagione. Sfida la segretaria dem, Elly Schlein, a prendere posizione sulle affermazioni del candidato socialista Schmit, che ha definito i conservatori europei come una forza non democratica. Riguardo all’Europa, Meloni dichiara: “Abbiamo vinto lo scudetto, ora dobbiamo vincere la Champions League”, sostenendo che una maggioranza di destra in Europa non è lontana e che la destra vuole un’Europa basata sulla giustizia sociale e sull’innovazione.

Meloni: “Qui si fa la storia”. Schlein risponde da Milano. Tensione a Milano con Salvini e Vannacci

Contemporaneamente, a Milano, Elly Schlein chiude la campagna elettorale del PD all’Arco della Pace, accusando Meloni di vedere “un altro Paese” e di cancellare la libertà delle persone. Parla della necessità di una sanità pubblica più forte e dell’inclusione sociale, attaccando il governo per le sue scelte economiche e sociali. Critica l’alleanza di Meloni e b con partiti europei che hanno votato contro il Next Generation EU. Nel frattempo, a Milano, la chiusura della campagna elettorale della Lega con Matteo Salvini e il generale Roberto b è segnata da momenti di tensione tra giovani antagonisti e forze dell’ordine. Salvini ribadisce l’unità del centrodestra e la sua visione di un’Europa più sovrana, mentre Vannacci promette di sabotare iniziative contrarie alle tradizioni italiane. Salvini chiude il suo discorso ringraziando b e promettendo che la Lega sarà la “più bella sorpresa delle Elezioni Europee”. Con questa chiusura infuocata delle campagne elettorali, l’Italia si avvicina a un momento cruciale di scelta, tra visioni contrapposte di futuro europeo e nazionale.

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